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Real time marketing

Come spesso accade, la catena Marriott è sempre ricca di innovazioni e in questo periodo sta portando avanti un piano di marketing in tempo reale.

Ha di recente dato vita a M live, un ufficio in cui si producono contenuti di marketing e dove si dialoga con gli utenti sulle piattaforme social, creando conversazioni che generano un alto livello di engagement.

In questo modo, avendo a che fare direttamente con le persone, possono scoprire subito le opportunità del momento e sfruttarle immediatamente.

Come?

Ad esempio hanno intercettato un “backpacker”, un ragazzo con lo zaino in spalla che gira il mondo con le statuine dei Lego, lo hanno contattato e ospitato in un loro hotel di Siviglia, riuscendo a raggiungere ben 370 mila utenti attraverso i canali social della Lego.

In un’altra occasione hanno offerto una speciale colazione e dei punti fedeltà ad un ospite che ha subito condiviso l’entusiasmo su Twitter facendo fare un figurone all’hotel.

Marriott a parte, oggi è importante capire il valore degli “influencer”, ovvero di coloro che hanno migliaia o milioni di follower al seguito, perché si tratta di avere a che fare con una schiera di persone pronte ad emularli nelle azioni, nel tuo caso, a soggiornare nello stesso hotel che hanno scelto le loro web star.

Non sono nuovi neanche gli hotel che concedono sconti in base al numero di follower, quindi non necessariamente solo alle “celebrità”, ma anche la colazione in camera pubblicata su Instagram di chi non ha una marea di seguaci, raggiungerà ugualmente più persone di una campagna Adwords dello stesso valore.

Tu invece che rapporto hai con gli influencer?


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Col giornale di oggi si incarta il pesce di domani

Spesso nei miei post e durante i miei corsi dal vivo, “mi accanisco” contro i consulenti.

Nonostante abbia AMICI di cui ho grande stima anche come professionisti che si fanno chiamare in quel modo.

E per intenderci, alcuni sono anche sul nostro gruppo.

Quindi è ovvio che non ce l’ho con i consulenti in generale ma solo con quelli incapaci che fanno danni in giro.

Ma, a tal proposito, ultimamente è capitato che qualcuno, in privato o al telefono, mi chieda chiarimenti in merito.

Stavo pensando di farmi seguire da Tizio, ma tu nei tuoi articoli dici che non va bene avere il consulente” (mai detto).

Oppure.

“Io sono con Caio e mi ha suggerito di applicare la strategia X ma volevo prima chiederti cosa ne pensi, perché se poi scrivi che è una cazzata mi prende male”.

Quindi, premesso che devi stare sereno perché NESSUNA SINGOLA scelta può danneggiare in maniera IRREVERSIBILE la salute commerciale del tuo hotel, ti spiego come la penso.

Siamo nel 2016.

Negli ultimi 10 anni il mondo del turismo è cambiato radicalmente:

  • è cambiato il modo di cercare informazioni;
  • sono cambiati i criteri di valutazione degli hotel;
  • sono cambiate le piattaforme da cui prenotare;
  • sono cambiati i dispositivi da cui si prenota;
  • sono cambiate le abitudini di viaggio, il soggiorno medio, la frequenza e la spesa media…

Potrei continuare ancora ma penso che tu abbia capito il senso.

A questo punto ti chiedo:

Cos’è per te un consulente?

Per me un consulente è qualcuno che mi aiuta a fare qualcosa che NON so fare.

Qualcuno che si mette al mio fianco, mi spiega le cose e le fa con/per me fino a quando non le ho imparate e posso farle da solo.

E ripeto, non ho niente di personale contro chi si guadagna da vivere onestamente in questo modo.

Solo che è un metodo che andava bene 10 anni fa.

Quando i cicli economici, i trend di settore e le abitudini delle persone cambiavano ogni 10-15 anni.

Adesso non è più così.

Io stesso 3 anni fa scrivevo delle cose sul blog che oggi sono obsolete.

Perché, anche se i principi sono ancora validi, i tecnicismi sono superati.

Lo so che è uno sbattimento ma purtroppo è cosi.

Devi mettertela via.

Come la maggior parte di voi sa, io mi occupo di hotel e nello specifico di software gestionali.

E il “mondo-software” ha contribuito molto a formare la mia mentalità attuale.

Perché nell’informatica un anno è un ciclo, 2-3 anni sono un epoca, 5 anni sono un era geologica.

Quindi sono abituato all’idea che le novità dell’ultimo aggiornamento che oggi mi sembrano fighissime, l’anno prossimo saranno vecchie.

E tu devi imparare a ragionare nello stesso modo.

Se ti fai seguire da un consulente di 35 anni che si è laureato 10 anni fa, quello che ha imparato all’università è PREISTORIA.

E anche se si fosse laureato l’anno scorso, lo ha fatto studiando un programma che qualcuno ha preparato almeno 3 anni fa.

Troppo.

Stessa cosa se chi ti segue ha fatto il manager per una grande catena, dove generalmente, per N motivi (costi e tempi di formazione su tutti), gli standard sono rigidi e relativamente statici.

Perché quando avrai imparato quello che ti stanno insegnando oggi, quelle strategie saranno “scadute”.

Per questo sono convinto che il tempo dei consulenti sia FINITO.

Io, per quanto sia considerato “un esperto”, non mi considero assolutamente un consulente.

Datemi dello juventino piuttosto.

Cosa faccio di diverso rispetto ad un consulente vecchia scuola?

Conosco i principi di base dell’ospitalità, studio costantemente le novità, cerco di capire come cambia il mercato e lavoro sul campo per testare quello che ho imparato.

E ogni giorno riparto da capo.

Con un bagaglio sempre più ricco di strumenti e la consapevolezza che ne serviranno sempre di nuovi.

E tu devi fare lo stesso.

Anzi.

Se dovessi indicarti la competenza più importante in assoluto per gestire un hotel oggi non avrei dubbi:

IMPARA AD IMPARARE.

Apri la mente, studia, mettiti in discussione, confrontati coi colleghi, viaggia, prendi spunto, implementa le migliorie e verifica i risultati.

E ogni giorno riparti da capo.

Albergatore Pro nasce proprio da questa visione.

Con l’obiettivo di creare un gruppo di studio per condividere le esperienze di tutti i Professionisti che ne fanno parte.

Ciò detto, se in qualche modo sei atterrato qui, significa che hai la mentalità giusta e solo per questo sei già più avanti del 90% dei tuoi colleghi là fuori.

Sii protagonista di un nuovo modo di fare formazione e potrai dare il tuo contributo creare un nuovo modo di fare ospitalità.

Sii parte di qualcosa.

E ricorda: “Col giornale di oggi si incarta il pesce di domani.


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La bufala della booking window e gli hotel senza brand

Ci risiamo.

Con l’inverno ormai alle porte, venditori, consulenti e sedicenti esperti hanno trovato lo spettro con cui terrorizzare gli albergatori per convincerli ad acquistare i propri servizi e trovare un modo per pagare le bollette del gas.

Quest’anno è tornato di moda un grande classico:

La booking window.

Premessa per i neofiti: la booking window é la finestra temporale tra prenotazione e check-in.

La rifaccio da bar cosi tutti riescono a seguirmi: è il tempo che passa, in media, tra quando il cliente prenota e quando arriva.

Bene, ora andiamo a vedere la tesi degli espertoni (poi la faccio a fette, tranquillo).

“Il mondo del turismo è cambiato, una volta avevi l’albergo pieno un anno per l’altro, adesso invece i clienti prenotano sempre più sotto data e non si riesce più a pianificare niente.”

Per risolvere il problema l’unico modo è (a seconda del pulpito):

  • Ti fai seguire da me che ho sviluppato un “metodo supercazzola a caso” che considera tutte le variabili
  • Ti vendo il mio software che “fa tutto da solo”
  • Ti prendi il mio sito super top per il mobile perché chi prenota sotto data lo fa sempre dal cellulare
  • Varie ed eventuali

Cosa penso?

Puttanate.

Scusa il francesismo, sarà l’influenza di mia moglie che è madre-lingua.

Come funzionano le cose in realtà?

È vero che il mondo è cambiato, che tutto va più veloce e che una volta gli hotel riempivano un anno per altro e ora non più.

Ma qual è il VERO motivo?

Chiunque abbia un minimo di competenze di marketing e vendite sa benissimo che in realtà le persone NON CAMBIANO e i processi mentali che portano all’acquisto sono SEMPRE GLI STESSI da migliaia di anni. Cioè da quando i nostri antenati andavano in giro con la clava a caccia di bufali.

Quindi perché le persone prenotano sotto data?

Andiamo prima di tutto ad analizzare il contesto nel quale lavoriamo:

  • Tripadvisor e Booking hanno messo in scala MONDIALE il passaparola
  • Gli albergatori si sono dovuti adeguare agli standard per non prendere brutte recensioni
  • Lo standard degli hotel è cresciuto in maniera NETTA ed OMOGENEA riducendo notevolmente (e rendendo praticamente irrilevante) il gap tra i B&B e i 5 stelle
  • Oggi i giudizi contano più della classificazione classica (stelle)

Questo cosa comporta per il cliente?

Che avendo a disposizione la “scheda tecnica” di migliaia di strutture con i relativi giudizi, la scelta cresce ENORMEMENTE.

E la paura di sbagliare diminuisce.

E senza la PAURA di sbagliare manca la motivazione per AGIRE.

Oggi chi prenota si trova di fronte ad una situazione con:

  • Migliaia di alberghi
  • Standard di qualità più o meno omogeneo ovunque
  • La certezza di evitare le sòle
    Zero (o quasi) strategie di marketing che evidenziano l’unicità dei singoli hotel

Reazione: “Prenoto quando mi pare tanto dove vado, vado bene”.

Facciamo un paio di esempi didattici per capirci meglio:

1- Mettiamo che stasera sei con il tuo/la tua compagna/o e vogliate andare a “mangiare una cosa” e poi andare al cinema.

È domenica, i ristoranti sono tutti aperti e non avete ancora deciso cosa mangiare.

Dove andate?

Dove capita.

Quando prenoti?

Mezz’ora prima o forse nemmeno quello, fate walk-in.

Booking window: zero.

2- Tra un mese è il vostro anniversario di matrimonio e per festeggiare volete andare a cena in quel ristorantino romantico con vista dove “ti suonano il violino a tavola”.

Quando prenoti?

Hai già prenotato. Due mesi fa.

Booking window: 90 giorni.

E sai perché?

Perché altrimenti succede che:

  • trovi pieno;
  • porti la tua lei in un posto a caso;
  • lei si incazza perché non si sente amata e ti rompe le palle per i prossimi due anni (o tutta la vita se non ti lascia).

E tu non vuoi questo.

Vuoi il tuo tavolino con vista e quel maledetto violino.

È la stessa cosa vale quando vai in fissa per qualsiasi altro locale, servizio o oggetto che acquisti ogni giorno, settimana, mese, anno.

In sintesi:

Acquisto generico: scelta a caso, all’ultimo minuto.

Necessità specifica: scelta oculata con LARGO ANTICIPO.

Ora, statistiche alla mano, l’Italia è, tra i primi 20 paesi al mondo per il turismo, quello con la booking window più corta.

Perché?

Perché gli albergatori italiani SANNO fare ospitalità e in generale i clienti hanno la percezione di poter contare su uno standard di qualità diffuso (con le dovute eccezioni).

Perché gli albergatori italiani NON SANNO fare marketing e chi prenota, di fronte ad una lista praticamente infinita di opzioni di “qualità”, non ha NESSUN motivo per scegliere un hotel piuttosto che un altro.

Conclusione:

Più il tuo marketing è FORTE, la tua identità è DIFFERENZIANTE, più la tua promessa è UNICA, PRIMA i tuoi clienti si muoveranno per prenotare il TUO hotel.

Più sei uguali agli altri, indifferenziato, più sei commodity, più sarai “ostaggio” dei tuoi clienti e dell’ansia di rimanere con le camere libere fino all’ultimo minuto.

P.s. Se vuoi risolvere il problema alla RADICE, ci vediamo a settembre al prossimo corso Albergatore Pro.

Nel frattempo, il prossimo fenomeno che ti rompe le palle con la booking window, ci parlo io.


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Chi altro vuole una dose di pozione magica per un "nuovo" SUPER POTERE?

Da quando, anni fa, ho deciso di mettermi a studiare-  giorno e notte – tutto quello che riguarda gli hotel per “distillare” e protocollare le strategie più efficaci, mi sono accorto di una cosa.

La disciplina in assoluto più bistrattata dagli albergatori è sicuramente il copywriting.

E per assurdo il problema è che molti albergatori NON sanno nemmeno di cosa si tratta.

Partiamo dal principio.

Il copywriting è l’arte di “scrivere per vendere”.

Quindi, anche se in italiano avevi 4, non preoccuparti.

Scrivere per vendere non ha niente a che fare con “fare contenta la Prof”.

Detto questo, oggi vorrei farti riflettere su una cosa.

Se è vero (come è vero) che in alcune destinazioni turistiche una buona parte delle trattative avvengono ancora per telefono, se parliamo di marketing è tutta un’altra cosa.

Per mille motivi che non sto qui a spiegare, il settore hotel, da sempre, si presta molto poco alle attività “faccia a faccia” (fiere, conferenze, vendita porta-porta).

Al contrario la maggior parte delle comunicazioni avviene per ISCRITTO.

Provate a pensarci:

  • Sito ufficiale
  • Newsletter
  • Comunicazioni cartacee
  • Blog
  • Social network
  • Email uno a uno

Tutte attività che si fanno scrivendo testi, che hanno l’obiettivo di far compiere un azione al cliente.

E’ vero o no?

Bene, proseguiamo.

Se è vero che la maggior parte delle attività di marketing in hotel si fanno per ISCRITTO…

Come cavolo è possibile che gli albergatori NON considerino la CAPACITA’ di “scrivere per vendere” una competenza FONDAMENTALE per le sorti della propria attività?

Sul serio, spiegamelo te perché io da solo non ci arrivo.

Cioè, ormai anche gli “hotel” di 6 camere fanno revenue management e i gestori sono consapevoli dell’importanza di studiare le statistiche e l’andamento della domanda e NESSUNO si preoccupa di mettere in fila due frasi che si facciano leggere??

Davvero non ci siamo.

Saper scrivere per vendere è una competenza talmente importante che l’unico motivo per cui la ignorate è che NON riuscite a valutare le conseguenze della vostra scelta.

Altrimenti dedicheresti la maggior parte del tempo a studiare SOLO questo. Te lo garantisco.

Facciamo un gioco per aiutarti a capire.

Immagina che stasera io ti invii “una strana ampolla contenente una pozione magica in grado di trasformarvi in un CAMPIONE di copywriting“…

Sai cosa succederebbe DA DOMANI?

==> Il tuo sito attirerebbe molti più visitatori e li tratterebbe molto più a lungo moltiplicando in maniera esponenziale le tue possibilità di ricevere prenotazioni DIRETTE.

==> Le tue newsletter sarebbero in grado di creare una VERA relazione con i tuoi clienti tenendoli legati al tuo hotel e riducendo drasticamente le possibilità che “ti tradiscano” con un competitor.

==> Le tue comunicazioni cartacee sarebbero in grado di “entrare nella mente” dei tuoi clienti ed andare ad occupare la posizione che hai scelto (per questo punto ripassare le slide “Trasforma il tuo hotel il brand”).

==> Il tuo blog diventerebbe una vera e propria fonte di intrattenimento intelligente e i tuoi articoli creerebbero la stessa dipendenza che tu stesso hai per la tua serie TV preferita (o telenevola se sei un pò più grandicello).

==> I tuoi profili social diventerebbero VERI strumenti di vendita, non laboratorio sperimentale per creativi mancati.

==> Le tue email “uno a uno” avrebbero il potere di far scattare i tuoi clienti, mentre ti scrivono dall’Ipad svaccati sul divano, per recuperare la carta di credito (o l’iban) per paura di perdersi l’ultima camera disponibile.

==> Inoltre i tuoi annunci di lavoro diventerebbero autentiche CALAMITE PER TALENTI, in grado di attirare i migliori professionisti del settore dai 4 angoli della penisola.

Bello eh?

Peccato che, a questo punto della storia, come al solito, mi tocca fare il guasta-feste.

La pozione magica NON ESISTE (Perlomeno non cosi, “pronta all’uso”).

Lo so che dopo il corso ormai abbiamo alzato le aspettative, ma davvero a questo punto ancora non ci sono arrivato.

In compenso posso rivelarti l’unico segreto che conosco per sviluppare un SUPER-POTERE:

Studiare, provare, sbagliare, correggere, studiare ancora, provare ancora, sbagliare ancora, correggere di nuovo, migliorare.

Un passo alla volta, fino in cima alla montagna.

Eh già, purtroppo è questa l’unica strada.

Non esistono scorciatoie.

Preferivi la pozione, vero?

Ti capisco, ma in compenso ho anche una buona notizia…

Farò io il lavoro sporco per te.

Ho deciso che nei prossimi 12 mesi il copywriting diventerà la mia missione e ho già iniziato a studiare tutto quello che mi capita sotto tiro per alzare il mio livello fino al giorno in cui mi sentirò abbastanza bravo per insegnarti quello che ho imparato.

Ovviamente non posso farcela da solo.

Per questo ho già contattato e sto corteggiando alcuni dei MIGLIORI maestri su piazza.

Che per inciso non sono quei ragazzetti brufolosi che cercano di venderti il loro infoprodottino da 39 €…

Ripeto: studierò con I MIGLIORI SU PIAZZA.

Niente di meno.

Anzi, a dirla tutta, uno di loro è già sul nostro gruppo che ci osserva sotto mentite spoglie…

Adesso scommetto che vuoi sapere cosa devi fare per avere la tua dose di pozione magica al netto delle rotture di palle “studia, prova, sbaglia, correggi, migliora, ecc, ecc, ecc, …”, giusto?

Semplice, ti basta iscriverti al prossimo corso Albergatore Pro!


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E se per colpa di un colore stessi perdendo soldi ogni giorno?

Google sta sperimentando un cambiamento di colore, alcuni utenti scelti per il test stanno infatti vedendo i link di colore nero anzichè del solito blu.

Ancora non sono ufficiali i dati, nè sappiamo se sarà una modifica certa, ma per farti un esempio, nel 2009 Google ha testato ben 41 (QUARANTUNO) gradazioni di blu differenti prima di scegliere quello attuale.

Risultato?

200 milioni di dollari in più in quell’anno, semplicemente perchè il blu prescelto “attirava” più click degli altri.

Ora, hai mai analizzato a fondo il tuo sito?

Perchè anche una modifica apparentemente insignificante, come un colore o un’immagine, potrebbe avere risvolti sorprendenti.

Ti consiglio, anzi, ti ordino di fare 2 cose:1. Cerca in rete i 3-4 siti che ti invogliano di più a cliccare/comprare/prenotare, guardali bene in lungo e in largo, analizza testi, colori e immagini.

Sì, lo so che hai già pagato chi ti ha fatto il sito, ma nella maggior parte dei casi viene data precedenza al bello anziché all’efficace, quindi è meglio accertarsene in prima persona.

Di sicuro hai più interesse tu nel farlo di qualsiasi altro webmaster che fa 20 siti al mese.

Adesso ritorna al tuo sito, ti sembrerà diverso dal solito, cerca di capire cosa gli manca e cosa andrebbe modificato per essere come quelli che hai appena visto.

2. Siediti di fianco ad una persona che non ha mai visto il tuo sito, meglio se poco avvezza ai computer, faglielo visitare e osserva come si comporta, cosa nota di più e quali sono le difficoltà che incontra, ti accorgerai di un sacco di dettagli a cui non hai mai dato importanza, ma che invece fanno la differenza.

Bene, adesso che hai condotto queste due ricerche, chiama subito il tuo webmaster e fatti fare IMMEDIATAMENTE tutte le modifiche che hai scoperto.

Magari non farai 200 milioni in più quest’anno, ma anche fossero 2.000 € non sarebbero niente male, vero?

Sei proprio sicuro che il tuo sito sia già perfetto, o qualche dubbio te l’ho fatto venire?


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Il fruttivendolo marketer e la boutique della frutta

Oggi voglio condividere con te alcune importanti lezioni di marketing che ho imparato nel tempo…dal mio fruttivendolo.

Si, hai capito bene e NO, non sono impazzito.

Ma partiamo dal principio.

Bruno, così si chiama il personaggio in questione, é il fruttivendolo “di lusso” di Riccione, il paese dove vivo.

Il suo è un negozio storico del paese e ha indubbiamente frutta di qualità ma la sua forza, neanche a dirlo, sta nel brand.

È da tutti conosciuto come “la boutique della frutta“, titolo “ad honorem” attribuito dai suoi clienti.

Fatto sta che Bruno, qualche mese fa, ha deciso di ristrutturare il negozio.

Ora, il suo negozio era oggettivamente piccolo ed era praticamente sempre pieno, con addirittura la fila di persone che aspettano fuori dalla porta negli orari di punta.

Quindi tutti si aspettavano l’ampliamento.

Sai cosa ha fatto Bruno invece?

Negozio della stessa identica dimensione, neanche un metro in più.

Ma molto più curato nell’arredamento e nell’esposizione che oggi rafforza ancora di più il suo posizionamento originale “boutique della frutta”.

L’unico problema è che, per realizzare i lavori, è rimasto chiuso per un mese abbondante e questo ha creato una specie di astinenza nelle “signore-bene” che frequentano il negozio tutti i giorni (griffate come se dovessero partecipare ad una cena di gala).

Ora, Bruno è anche un ottimo esempio di “imprenditore marketer” di cui ho parlato durante l’intervento sul brand.

Tanti sono i clienti che scelgono il suo negozio SOLO per lui (nonostante faccia bene anche tutto il resto).

Fatto sta che al suo rientro ha dovuto gestire una serie di obiezioni:

(Se ti stai chiedendo come faccio a sapere tutte queste cose, devi sapere che passo almeno un’ora a settimana nel negozio “per studiare” le sue tecniche. Ovviamente per giustificare la mia presenza compro anche frutta che non mangiamo e devo spiegare a mia moglie che deve considerare gli scontrini come costo di formazione).

Ma veniamo alle obiezioni.

==> “Bruno, ma dato che sei sempre pieno, perché non hai fatto il negozio più grande?”

Risposta: “Signora, sa che tanti nuovi clienti vengono qua proprio perché vedono sempre la fila e cosi pensano che ho la roba buona?

Chi mi conosce invece sa che questa è “la boutique della frutta” e accetta la fila. Quando vuole fare prima e spendere meno va all’iper”.

Focus sul posizionamento e orientamento alla concorrenza da manuale.

==> “Bruno, te sei bravissimo e io non ti tradirei mai, però una cosa te la devo dire. Mentre eri chiuso, io e altre signore siamo DOVUTE andare dall’altro fruttivendolo 400 metri più avanti e abbiamo notato che le stesse fragole costano 60 centesimi in meno al cestino. Te dici sempre che hai la frutta migliore ma in questo caso è la STESSA marca. Questa come me la spieghi??”

Risposta: “Mi fa molto piacere che mi faccia questa domanda e colgo l’occasione per rispondere a tutti (rivolgendosi a tutti i clienti in negozio).

Dunque, voi dovete sapere che (nome marca fragole) l’ho portata io a Riccione e il fornitore è un mio grande amico. Lavoriamo insieme da anni e dopo qualche tempo mi ha addirittura chiesto il permesso di servire altri fruttivendoli in paese.

Io ovviamente gli ho detto di si e gli ho chiesto in cambio solo la promessa di servirmi per primo. In questo modo io scelgo sempre le fragole migliori e sono sicuro di garantire un vantaggio ai miei clienti.”

Reazione?

Standing ovation da parte di tutta “la platea” e gente che si accalca sugli scaffali per aggiungere le fragole alla spesa.

Morale della favola: se pensi di avere una personalità particolare e vuoi mettere te stesso al centro del marketing del tuo hotel, fa come Bruno.

In caso contrario, creati un posizionamento e difendilo con coerenza, sempre.

Bruno, nel dubbio, ha fatto anche questo.


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Come ragiona Booking.com?

Il mese scorso mi è capitato un fatto interessante con Booking che vorrei condividere, perchè credo che non tutti ne siano a conoscenza (me compreso prima che mi accadesse).

Il tutto è nato ad inizio marzo, quando ho modificato il prezzo di una non rimborsabile: sull’extranet vedevo il prezzo corretto ma quando facevo la ricerca dal portale mi dava un prezzo più basso.

Purtroppo la risposta ai miei messaggi di richiesta assistenza è stata “Sarà il suo channel manager”, dichiarazione che racchiude in sè il massimo del pressapochismo.

Dopo due settimane di “Non è il MIO channel manager, sul VOSTRO extranet il prezzo è giusto”, mi entra una prenotazione di 3 giorni, 2 a prezzo giusto e uno con quello più basso. Olè!

La tariffa di quel giorno risultava 40 € inferiore a quella che avevo impostato, e il caso ha voluto che fosse l’esatta cifra delle commissioni, che molto democraticamente ho proposto di non pagare.

Dopo altre 2 settimane di chiamate e finti controlli, finalmente il “segreto”, che neanche i commerciali e tecnici sapevano, mi è stato rivelato:

Booking a prescindere dalle rette inserite, prende sempre il prezzo più basso con le condizioni più restrittive.

Nel mio caso specifico, la retta standard era più bassa (errore mio) e quindi aveva preso il prezzo della standard con le condizioni della non rimborsabile.

Pensandoci ha senso come ragionamento, perchè giustamente tariffa più bassa = condizioni più restrittive, non avrebbe senso fare una tariffa con cancellazione gratuita più conveniente di una con pagamento anticipato.

La cosa interessante dell’accaduto è che oltre a me, non lo sapeva neanche la responsabile di Booking che mi ha seguito, la quale ha addirittura ammesso la loro colpa e mi ha abbuonato le commissioni per quella prenotazione.

Ovviamente se ne sono completamente dimenticati e puntuale come le tasse, il primo del mese mi è arrivata la fattura intera.

Fortunatamente mi è bastata una telefonata in cui li convincevo che questa “grazia” me l’avevano già concessa, per ricevere dopo qualche giorno la nota di credito per stornare gli agognati 40 €.

E niente, mi sembrava giusto condividere questa informazione e questa vittoria personale “contro il sistema”.


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Breakfast, marketing & food cost

All’evento, durante l’intervento di Stefano Zannoni Breakfast a 5 stelle“, abbiamo parlato dell’importanza strategica della colazione.

Ti basti pensare che il 90% degli ospiti degli hotel usufruisce del servizio breakfast.

E in un mercato dove il trattamento B&B vede crescere costantemente la sua quota, la colazione rappresenta almeno il 50% dell’esperienza di soggiorno (anche se le statistiche dicono che l’importanza percepita è ancora maggiore).

Ora, molti mi hanno scritto per dirmi che hanno apprezzato tantissimo l’intervento di Stefano.

Ma, mentre alcuni gestori di piccoli hotel a conduzione familiare mi hanno detto “Da lunedì cambio tutto”, per gli hotel strutturati non è cosi facile implementare le migliorie.

Non perché siano oggettivamente complicate da applicare.

Al contrario, il problema, quando c’è un sistema di gestione manageriale, sta nella difficoltà di conciliare un super-servizio con la necessità di far “quadrare i conti”.

Molti responsabili breakfast, ad esempio, sono realmente preparati e sarebbero entusiasti all’idea di fare il salto di qualità, ma sono letteralmente strozzati dai numeri.

Colpa del maledetto food cost.

Non fraintendermi.

Ormai mi conosci e sai benissimo quanto io tenga ai numeri e quanto sia oggettivamente ossessionato dal controllo.

Ma i numeri sono e devono rimanere UN MEZZO.

NON IL FINE.

Famo a capisse: considerando che oltre UN MILIONE di recensioni su Tripadvisor parlano di colazione e che sempre più ospiti scelgono l’hotel in funzione del valore di questo specifico servizio, oggi il breakfast DEVE essere visto come UN VERO e proprio INVESTIMENTO di marketing.

Non soltanto come costo di erogazione del servizio.

Chiaro?

Bene, seguimi ancora un attimo.

Facciamo tutti insieme un esercizio di “pensiero laterale”:

Quante presenze fai in un anno?

5.000?
10.000?
20.000?

Sai cosa succede se aumenti di 50 centesimi (a persona) il food cost della tua colazione?

Il buffet cambia radicalmente.

Se invece vuoi strafare e aumentare il budget di 1 € (partendo da una base minima dignitosa) succede che ti trovi a fare concorrenza al miglior 5 stelle della città.

“Si ma cosi il food cost sale alle stelle”.

Si lo so, già mi sembra di sentirli i ragionieri.

Fammi un favore.

Fa un analisi dei costi.

Calcola scientificamente l’extra-budget che ti serve per trasformare la tua colazione da “semplice servizio” a “leva di marketing” (seguendo i consigli di Stefano).

Fatto? (Oddio mi sembro Muciaccia).

Ecco, adesso prendi quel numero e mettilo a bilancio alla voce “costi di marketing”.

Risultato?

Bilancio in ordine, colazione TOP, migliori recensioni, più prenotazioni.

Credimi, non é più difficile di così.


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Reputazione online

Ieri sono stato ad un seminario sulla “Reputazione online e le ultime novità del web marketing turistico” tenuto dal nostro collega/amico/membro del gruppo Armando Travaglini, molto interessante come sempre.

Al consiglio di fare un blog per aumentare la visibilità del proprio sito, un albergatore ha chiesto quanto sarebbe costato pagare una persona che lo facesse al posto suo.

Ovviamente una domanda del genere non ha risposta, è come chiedere quanto costa una macchina, ma il nodo cruciale che spesso sfugge è il fattore tempo.

L’obiezione sollevata è stata “io non ho tempo e dovrei pagare qualcuno per farlo“, obiezione che viene sollevata spesso quando viene proposta una qualsiasi nuova azione di marketing da fare autonomamente.

Sinceramente è una cosa che mi fa innervosire parecchio, perché non esiste il “non aver tempo”, ma solamente il decidere di dedicarlo ad altro.

Sono sicuro che quell’albergatore sia uno di quelli che fa i check-in di persona, controlla la fattura dei fornitori quando consegnano la merce, cancella e riscrive le prenotazioni a matita sul planning di cartone.

Tutto giusto, se fossimo negli anni novanta, ma il passaggio FONDAMENTALE che bisogna fare oggi, anche se in realtà bisognava farlo qualche anno fa, è quello di capire come impegnare il proprio tempo, perché ci sono cose che deve fare il proprietario/direttore e cose che devono fare le segretarie/i tuttofare/gli altri componenti della famiglia.

Perché è inutile che mandi indietro una cassa di pomodori perché la metà è andata a male, o compri la verdura da quel fornitore perché te la fa pagare meno e poi non rispondi ad una recensione negativa o ci metti una settimana a fare un preventivo.

Sono prenotazioni perse e reputazione dell’hotel mandata in malora, che economicamente parlando, valgono più di qualsiasi ortaggio.

Purtroppo finché gli albergatori old-style non lo capiranno, andrà sempre peggio per loro e sempre meglio per te, che seguendo il nostro gruppo Albergatore Pro, sarai decisamente più orientato ad una gestione figlia dei tempi odierni.


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