Il San Pietro di Positano: il segreto dietro l’hotel di lusso più iconico della Costiera Amalfitana

Il San Pietro di Positano: il segreto dietro l’hotel di lusso più iconico della Costiera Amalfitana
Il San Pietro di Positano: il segreto di un’icona che sfida il tempo
Ci sono luoghi che sembrano sospesi tra terra e mare, dove ogni dettaglio racconta una storia. Uno di questi è sicuramente Il San Pietro di Positano, gioiello della costiera amalfitana e tra gli hotel più iconici al mondo.
Andrea Zana è a capo di uno degli hotel più iconici del mondo e da oltre dieci anni vive, lavora e respira l’anima di un luogo che è molto più di una destinazione: “Sono entrato come Food & Beverage Manager nel 2012”, racconta. “Poi l’anno successivo sono diventato Hotel Manager; dal 2018 sono General Manager. Grandissimo riconoscimento da parte della famiglia.”
E non è solo un modo di dire.
Una questione di DNA?
Nel DNA di questo hotel – costruito letteralmente a mano su uno sperone di roccia – c’è l’idea di una visione folle e lucida allo stesso tempo. “Carlino Cinque, il fondatore, è stato geniale, visionario, anche un po’ folle a pensare di realizzare una struttura alberghiera su uno sperone di roccia e riuscire a creare qualcosa che si integrasse perfettamente con la natura”. Nel tempo, la visione si è fatta eredità. La terza generazione della famiglia Cinque è oggi al timone, mentre la quarta comincia a muovere i primi passi.
Al San Pietro, l’accoglienza non è una tecnica. È una cultura, quasi un istinto. “Gli ospiti sono a casa perché sono i dipendenti che li fanno sentire a casa: riescono a interagire in modo genuino con loro e a creare rapporti duraturi nel tempo”. Non a caso, il 40% degli ospiti torna regolarmente. Uno, in particolare, ha soggiornato per 1201 notti, sempre nella stessa camera, sempre lo stesso tavolo al ristorante.
Il servizio? Naturale, non imbalsamato
C’è chi pensa che un hotel di lusso debba esprimersi con gesti codificati. Al San Pietro, invece, la vera forza è la naturalezza. “Ogni membro dello staff è libero di esprimersi secondo la propria sensibilità: riuscire a capire chi hai di fronte, poterti rapportare nel modo più adeguato possibile”. Ed è proprio questo approccio che, secondo Zana, rende ogni interazione autentica. “È come se ogni collaboratore fosse parte della famiglia proprietaria.”
La formazione? Emotiva, prima ancora che tecnica
Quando parla di formazione, Zana lo fa con una lucidità rara. “Mi piacerebbe veramente tanto investire sull’intelligenza emotiva: lavorare sulla consapevolezza, conoscenza, gestione di sé e dei rapporti personali, quindi motivazione, gestire il lavoro degli altri, motivare lo staff”.
Come rimanere al passo coi tempi nel mondo dell’ospitalità?
Il mondo del turismo di lusso è cambiato. L’ospite oggi è più giovane, più social, più esigente. Ma Zana è chiaro: “Adesso il lusso sembra accessibile e si hanno dei comportamenti non adeguati”. Diventa sempre più necessario preservare la serenità degli ospiti abituali all’interno degli spazi comuni; non è classismo, è coerenza con il posizionamento.
Come crescere ancora?
Nonostante i premi – come il Best Service Award ai Luxury Hotel Awards – Zana non si crogiola. “Quando ricevi un premio, è per tutti coloro che hanno contribuito al premio, quindi un’ulteriore opportunità per ringraziare tutti per lo splendido che fanno”.
Il traguardo raggiunto di cui Andrea Zana è più fiero? “Vedere gli ospiti che ritornano, questa percentuale del 40% che aumenta”.
La regola d’oro?
La giornata di Andrea Zana è quasi tutta on the ground. “L’ufficio ce l’ho sotto i piedi: parlare con gli ospiti, incontrarli all'arrivo, salutarli alla partenza, interagire durante il soggiorno, parlare con i dipendenti, condividere informazioni preziose e capire se c'è stato qualche complain.” È anche questo che rende il San Pietro un luogo così speciale.
E mentre l’intelligenza artificiale inizia a suggerire hotel ai viaggiatori basandosi sulla reputazione, Zana ha le idee chiare: “Dobbiamo essere pronti a tutto, anche all’imprevisto; fare qualcosa di diverso rispetto a quello che è pianificato”. Saper sorprendere, oggi, è più raro che mai.
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