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Il web marketing NON esiste

No, non sono impazzito.

E se te lo dice uno che vende software per le prenotazioni on-line, ha un blog con 1.500 iscritti, 1.000 contatti su Linkedin e gestisce un gruppo su Facebook, forse dovresti continuare a leggere…

Una delle cose più interessanti che ho imparato in questi anni di studi e ricerche sul marketing e la sua evoluzione nel tempo, è l’enorme differenza culturale tra Stati Uniti (e paesi anglofoni in generale) e l’Italia.

Stati Uniti d’America vs. Stati Dis-uniti d’Italia

Mentre negli Stati Uniti, con milioni di persone che parlano la stessa lingua, il mercato è ultra competitivo da sempre, in Italia ci sono diversi fattori che hanno contribuito a rendere lo scenario completamente diverso.

1. La guerra: dopo la fine della seconda guerra mondiale l’Italia è un paese fisicamente distrutto.

E’ tutto da rifare.

Di conseguenza chiunque apra una nuova attività si trova in automatico una fila di clienti alla porta, che ha bisogno di TUTTO.

E questo vale per qualunque settore e professione: fornai, elettricisti, muratori, società di trasporti fino ad arrivare a professionisti come avvocati, notai e commercialisti. Se te lo stai chiedendo si, anche per gli hotel vale la stessa cosa.

E’ evidente come in un contesto del genere fare marketing non serve. Basta fare bene il prodotto (o dare un buon servizio) e i clienti continueranno ad acquistare e generare passaparola.

Questo fenomeno ha reso gli italiani molto più artigiani che imprenditori e, a onore del vero, ha contribuito a farci primeggiare nella qualità dei prodotti che in alcuni casi hanno raggiunto lo status di eccellenze mondiali.

Ma, come detto, di marketing neanche l’ombra.

2. Diffidenza culturale: per quanto uniti sotto la stessa bandiera, l’Italia è di fatto un insieme di stati indipendenti, meglio conosciuti come regioni, che hanno differenze culturali enormi tra loro e una profonda sfiducia verso ciò che arriva da “oltre confine” (Maledetto Garibaldi!).

SIAMO IL PAESE DEI RIVENDITORI.

Per decenni, anche per grandi aziende come FIAT, è stato letteralmente impossibile vendere nelle diverse regioni senza “un aborigeno” che ci mettesse la faccia.

Gli Italiani vogliono la macchina che vedono in TV ma la vogliono comprare da Marco, Andrea, Antonio e Salvatore “Perché così se ho un problema ci vado a casa a quello lì”.

3. Credito facile: finito il boom del dopoguerra e della “ricostruzione” ci ha pensato il sistema bancario a “drogare” l’economia italiana concedendo soldi allegramente a chiunque avesse una partita iva e fosse in grado di far girare quattrini.

Ti stai chiedendo cosa c’entra questo con il marketing?

C’entra eccome, perché il marketing è quella scienza strategica che consente ad un azienda di differenziarsi dalle altre evidenziando la propria unicità per vendere a prezzo più alto ed AUMENTARE i margini.

Ma con banche pronte a elargire capitali a chiunque ne faccia richiesta, chi ha voglia di sbattersi con il marketing per fare cassa?

Tanto basta una telefonata, no?

E poi si continua a fare un euro in meno dei concorrenti, fino al prossimo fido!

Finché dura…

Ora, nel 2008 è successo un bel casino.

La crisi finanziaria ha fatto saltare il sistema bancario e ha scatenato un effetto a catena che ha letteralmente spazzato via tutti i protagonisti che non avevano i requisiti per restare sul mercato.

E se non fosse per la povera gente che è rimasta a casa da un giorno all’altro e per le famiglie che ne hanno sofferto, l’effetto sarebbe da considerarsi positivo.

Infatti gli imprenditori sopravvissuti si sono svegliati e si sono rimboccati le maniche alla ricerca di nuovi clienti.

Dove? Sul web!

Si, perché mentre la crisi brandiva la sua scure, internet cresceva alla velocità della luce e in Italia si diffondevano “nuovi” fenomeni come la lead generation, il copywriting e il marketing a risposta diretta.

E siccome la stragrande maggioranza degli imprenditori non avevano le basi minime, i guru dell’on-line sono cresciuti come funghi approfittando di clienti che non avevano le difese immunitarie per difendersi dalle supercazzole.

Ora: perché ti dico che il web marketing non esiste?

Semplicemente perché non esiste un marketing “diverso” che può essere applicato solo on-line.

La faccenda è molto più semplice: o ne sai di marketing, o non ne sai.

E se non conosci i principi fondamentali del marketing, non puoi minimamente pensare di muoverti on-line senza farti fregare dal santone di turno.

E ti svelo un altro segreto: se uno ne sa di marketing, intendo ne sa sul serio di marketing, se la passa bene.

Quindi se il tuo consulente web-marketing è in regime dei minimi “perché altrimenti in Italia con le tasse ti ammazzano”, io un paio di domande me le farei.

Vediamo alcune delle famigerate strategie on-line che in America sono sempre esistite anche off-line:

==> Landing page: si chiamava “mezza pagina di giornale”. Mettevi il tuo annuncio su una rivista specializzata (a seconda del settore) e invece del bottone “clicca qui” c’era un bel numero verde da chiamare.

Do you remember?

==> Newsletter: ti ricordi il posta-target? Gli albergatori romagnoli se lo ricordano sicuramente perché sono sempre stati cintura nera di cartoline cartacee e biglietti di auguri via posta.

==> Gruppi su Facebook: si chiamavano seminari e in America è dagli anni 50 che commerciali, conferenzieri e imprenditori in generale affittano sale in giro per il paese per creare relazione con clienti e potenziali clienti.

==> Offerte a tempo, bonus regalo: sono sempre esistite e ancora esistono in qualsiasi store che faccia capo ad una catena o una società con un minimo di strategia commerciale.

Sei mai entrato da Sephora con tua moglie?

Ok, anche per oggi la predica è finita e siamo giunti alla morale.

Quando ti propongono una nuova strategia di web-marketing, prima ancora di valutarla, pensa se è una cosa che si potrebbe fare anche off-line, nel mondo REALE.

Se la risposta è si, assicurati che sia possibile misurare il ritorno di investimento e fai un test.

Se la risposta è no, scappa più veloce che puoi.

Se invece non sai rispondere a questa domanda, beh, fatti consigliare da uno che di hotel e marketing ne sa qualcosa, sono qui apposta!

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L'uomo da 9,4 MILIARDI di dollari

Chi mi conosce sa che ho sempre avuto grande passione per la formazione.

Corsi di vendita, pubblic speaking, copywriting, marketing e tutto ciò che può aiutarmi a migliorare personalmente e professionalmente rappresentano la principale voce di costo del mio bilancio personale.

Certo, ho preso anche qualche fregatura, ma in generale sono soldi spesi benissimo che sono tornati moltiplicati con gli interessi.

Nel corso della mia esperienza ho incontrato docenti di 3 livelli: ciarlatani, motivatori, professionisti veri.

Ma da domani per 4 giorni vivrò un’avventura veramente speciale. Qualcosa di diverso da tutto quello che ho già visto.

Parteciperò ad un corso di marketing con Jay Abraham che viene a Riccione ospite di un importante formatore italiano.

Come dici? Non sai chi è Jay Abraham?

Te la faccio semplice: Jay Abraham è il più GRANDE esperto di marketing al mondo.

Meglio conosciuto come l’uomo da 9,4 MILIARDI di dollari.

Che poi sarebbe la cifra complessiva (aggiornata a qualche anno fa) che ha fatto guadagnare ai suoi clienti (Microsoft, Fedex e il New York Times giusto per citarne 3 a caso) con le sue campagne.

Ti stai chiedendo perché dovrebbe interessarti come spendo i miei soldi?

Semplice, perché dopo QUATTRO giorni in sala con il più grande esperto di marketing AL MONDO, tornerò a casa con decine di strategie UNICHE che Jay ha studiato appositamente per il mercato italiano.

A quel punto mi metterò a studiare come se non ci fosse un domani per applicare quello che ho imparato nel nostro settore e tirerò fuori materiali BOMBA per l hotel marketing.

Roba mai vista.

E magari chissà, se fai il bravo qualcosa ti racconterò anche qua.

Stay tuned!


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Vecchio modello d'acquisto vs Nuovo modello d'acquisto

Uno dei concetti più interessanti che mi sono portato a casa dal corso della settimana scorsa è il cambiamento del modello di acquisto nel corso degli ultimi vent’anni e di come questo ha letteralmente spazzato via le vecchie regole e gli imprenditori che non sono riusciti ad adeguarsi.

In un contesto di “business trasversale” fino a 20 anni fa ci trovavamo di fronte ad un modello composto di 3 diversi livelli:

1. Al vertice della piramide c’erano le grandi aziende che vendevano tanto ma solo ed esclusivamente tramite intermediari: pensa aNnike, Apple, Armani per fare solo 3 esempi.

Vendevano tramite market, supermarket o in generale tramite “rivenditori” che rappresentavano il secondo livello.

2. Il secondo livello era composto appunto dai “supermarket”: pensa ai vecchi “grandi magazzini”, ai supermercati nell’alimentare e ai rivenditori di computer e tecnologia in generale.

3. Al terzo livello c’era la bottega di paese: l’alimentari, il piccolo negozio di elettrodomestici e il negozio d’abbigliamento di grido, quello dove si comprava “il vestito buono” per la domenica.

Ora, ti sarai già accorto che questo livello NON esiste praticamente più: Ikea ha aperto uno store in ogni città che ritiene minimamente interessante, Apple fa lo stesso, Nike idem, Coop e Conad sono ormai in qualsiasi paese con almeno 10.000 anime.

Questo significa che non c’è più spazio per i piccoli negozianti?

Non esattamente.

Ma prima di chiarire meglio il concetto vediamo ora come l’esempio si adatta al nostro settore.

Nel turismo avveniva esattamente la stessa cosa:

1. Al primo livello c’erano i grandi tour operator: i più grandicelli ricorderanno Francorosso, Turisanda, Alpitour.

Queste grandi aziende facevano numeri enormi ed erano talmente “mainstream” da permettersi spot in TV. Ricordi la famosa pubblicità: “Turista fai da te? No Alpitour?”

2. Come in tutti gli altri business, anche nel turismo i tour operator vendevano indirettamente tramite intermediari dislocati sul territorio che rappresentano il livello 2: le agenzie viaggi di paese.

Queste avevano letteralmente il monopolio delle informazioni e decidevano insindacabilmente gli alberghi migliori e peggiori in base ai contratti stipulati.

Vuoi fare di testa tua? Vai in Egitto (paese a caso) e prova, ma se poi ti rovini la vacanza non venire a piangere da me.

3. Al terzo livello c’erano gli hotel indipendenti, che riuscivano ad attirare direttamente la domanda dei turisti “avventurosi”, che preferivano costruirsi la vacanza da soli e, sempre a causa della scarsità di informazioni dell’era pre-internet, avevano OTTIME possibilità di fidelizzare il cliente che, se si era trovato bene, per non sbagliare tornava spontaneamente per anni.

E ora?

Ora le OTA hanno spazzato via tutto.

I tour operator che sono rimasti off-line si sono estinti come dinosauri e le agenzie di paese continuano a servire pochi clienti over-50 con margini ridotti ai minimi termini.

Quindi non è più possibile vendere direttamente per un piccolo negoziante o un albergatore indipendente?

Certo che si. Ma devi diventare Top of Mind.

Tradotto: devi occupare una posizione unica e rilevante nella testa del tuo cliente in target.

Come il negozietto specializzato nell’attrezzatura per pescatori che ha la fila alla porta perché ha cose che gli appassionati trovano SOLO da lui ed è sempre pronto a rivelare un segreto su come prendere il pesce più grosso o suggerire il lago dove si becca di più (segnati questo punto).

Facciamo qualche esempio del nostro settore?

===> Il Cavallino bianco family hotel di Ortisei: premiato per anni da Tripadvisor come miglior hotel per famiglie AL MONDO.

E’ unico. Vende a prezzi spaventosi, NON è sulle OTA ed è praticamente impossibile trovare camere disponibili in qualsiasi periodo dell’anno.

==> L‘Adler di Bagno Vignoni in toscana. Più volte premiato come miglior hotel spa in Europa. Sempre pieno, prezzi altissimi, servizio super.

==> Belvedere Riccione. Miglior hotel su Tripadvisor in Italia con una struttura “normale”, è famosissimo per la sua spa ed ha una richiesta enorme, anche d’inverno, anche durante la settimana.

Cos’hanno in comune questi hotel?

Sono TOP of Mind.

Significano qualcosa nella testa del cliente in target.

Te lo dico in altre parole?

Hanno creato un BRAND.

E tu? A che punto sei?

Il tuo hotel è unico e conosciuto per qualcosa in particolare?

Significa qualcosa nella testa dei tuoi clienti in target o è uno dei 200 hotel della lista di Booking nella tua destinazione?

E tu sei in grado di aggiungere valore all’esperienza come fa il venditore di canne da pesca con i pescatori?

Se continui a vendere un prodotto indifferenziato, sarai costretto a fare la guerra dei prezzi, con uno sforzo enorme di gestione delle tariffe, altissimi costi di intermediazione e il rischio costante di essere scartato a favore del tuo concorrente che fa 2 € in meno.

P.s. Nel frattempo ho iniziato a studiare i 15 (QUINDICI) chili di libri sul branding che mi hanno lasciato al corso.

Ho in mente grandi novità.


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La legge della preminenza

Il corso è stato veramente clamoroso.

In 4 giorni ho ascoltato, analizzato e studiato piú tecniche di marketing reali e testate di quante ne abbia mai sentite in tutta la mia vita.

Un’esplosione di nozioni, strategie e protocolli.

Cose pratiche da fare oggi, cose da fare tra un anno, cose da fare tra 5 anni.

Jay Abraham è un alieno.

Ha risposto live alle domande di 50 imprenditori, che chiedevano aiuto per problemi con i loro business più disparati e in tempo zero ha dato ad ognuno 3 consigli per risolvere la situazione.

Così, sull’unghia.

Ha raccontato decine di storie, di aneddoti bellissimi, di casistiche legate a clienti personali che ha seguito in oltre 30 settori diversi.

Un pozzo di sapere.

Nei prossimi giorni ti racconterò qualcosa in più.

Ma se adesso dovessi trametterti in eredità un concetto su tutti, la cosa che più mi ha colpito, è la legge della preminenza.

Secondo la legge della preminenza se la tua azienda assomiglia a quella dei tuoi concorrenti, allora hai fallito come imprenditore.

Il tuo obiettivo è di essere UNICO, svettare sugli altri, mettendo il cliente al centro, per aiutarlo nel suo MIGLIOR INTERESSE.

Riscoprire la vera missione dell’essere imprenditori significa aiutare il tuo cliente ad avere una vita migliore, in qualunque modo tu possa farlo coi tuoi prodotti e servizi.

Lo so che sembra filosofia, ma se vai oltre l’apparenza scoprirai che è un concetto molto più concreto di quello che sembra.

Pensaci la prossima volta che metti la spalla cotta invece del prosciutto sul buffet delle colazioni, per risparmiare 50 centesimi.


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Scegli la destinazione o diventa destinazione

“In Italia, il turismo nelle città d’arte è cresciuto nell’ultimo ventennio a un ritmo del +3,5% all’anno, arrivando a generare una spesa complessiva di oltre 16 miliardi.”

“Nel dettaglio, dal 1995 al 2015 il turismo culturale è cresciuto del 114% negli arrivi (circa 21 milioni) e del 100% nelle presenze (circa 53 milioni)”.

Direttamente dalla categoria faq (frequent asked question, domande più frequenti) del mio blog:

“Ciao Gian Marco, ho N anni, un paio d’anni fa ho preso in gestione un hotel a “posto mai sentito nominare” e ho grossi problemi di risultati.

Ho pochissima domanda, ricevo poche prenotazioni e il fatturato non basta a coprire i costi.

Puoi darmi una mano? Cosa mi consigli di fare?”

Ora, premesso che in questi casi la mia emotività prevale sull’analisi tecnica perché sono sinceramente dispiaciuto quando mi scrivono per raccontarmi difficoltà, qui il miglior consiglio che potrei dare è molto semplice:

“Chiudi.”

Mi spiego meglio: quando si valuta la gestione di una struttura alberghiera, il primo dei tanti fattori da considerare in ordine di importanza è la destinazione.

La destinazione è una sorta di paracadute.

Conosco personalmente decine di albergatori che non sono qualificati per esercitare la professione e si salvano soltanto grazie ad un brand di destinazione forte, che ancora oggi consente loro di lavorare senza capire niente di quello che stanno facendo dal punto di vista marketing.

Ma non tutti sono così fortunati.

Se la destinazione è debole, se non c’è una domanda che fa “da rimorchio” all’hotel, il gioco si fa molto più complicato.

Facciamo un esempio di una piazza che conosco come le mie tasche: Riccione.

Se prendi un hotel in gestione a Riccione devi letteralmente suicidarti per non riuscire a pagare le bollette.

Se la struttura è decorosa (ma a volte anche se non lo è), se lo staff è competente, se i servizi sono appena sufficienti rispetto al target, la barca sta a galla comunque.

Nonostante i listini, nonostante la propensione alla formazione prossima allo zero, nonostante improponibili siti anni ’90.

Lo so che è assurdo ma è così.

Mi converrebbe raccontarti che se non studi, se non investiti in tecnologia, se non ti affidi a professionisti qualificati fallirai, ma la realtà mi smentisce ogni settimana.

E io sono uno a cui piace guardarla in faccia la realtà.

Ma se prendi un hotel a (nome a caso) Castelfidardo non sei così fortunato.

E neanche il revenue management ti salverà.

Perchè il revenue management consente di monetizzare al massimo la domanda esistente e (in minima parte) di condizionarla.

Ma una tariffa dinamica non trasforma il mare di Grado nel mare di Portocervo.

In quel caso l’unica salvezza è una strategia di marketing mirata che sia in grado di trasformare il tuo hotel in una destinazione unica e talmente attrattiva da portare clienti dove normalmente non verrebbero.

Ma funziona veramente?

Si.

Solo che è un percorso lungo e complicato e per intraprenderlo ci vogliono competenze profonde ed esperienza.

E il 99,99% degli albergatori italiani non sono in grado di fare questo viaggio da soli.

Quindi se il tuo hotel non è in una destinazione con un brand, non hai scelta.

Devi creare il tuo brand

La brutta notizia è che da solo non hai speranza.

La buona notizia è che se ti affidi a un professionista puoi farcela.

Ma se pensi di poterlo fare dopo 2 anni di risultati negativi, quando hai esaurito le tue risorse finanziare, quando la banca non ti da più credito, ho un altra brutta notizia. Ormai è troppo tardi.

Il marketing va impostato prima dell’apertura con obiettivi e scadenze a medio-lungo termine e risorse finanziare sufficienti per mandare avanti la baracca fino a quando riesci a monetizzare i risultati.

Scegli la destinazione o diventa destinazione.

Io ti ho avvisato!


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Amo l'Italia e ODIO i politici

Nelle ultime settimane si fa tanto parlare del nuovo spot per il turismo in Italia, lanciato in queste ore dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

Condivisioni, entusiasmo, autocelebrazioni.

Lo analizziamo insieme tecnicamente da un punto di vista di marketing dato che è un’attività di marketing?

FA SCHIFO.

E’ imbarazzante.

Vado in ordine sparso:

1. Cancella immediatamente qualsiasi cosa abbia suscitato in te. Non mi interessa se ti piace, se lo condivideresti.

Virale = insignificante da un punto di vista marketing.

“L’importante è che se ne parli” è la scusa che usano i creativi per giustificare le centinaia di migliaia di euro che buttano per fare a gara a chi è più creativo senza generare 1/100 di ritorno economico rispetto al budget investito.

Un’azione di marketing non deve fare parlare di sé o del brand, deve dare al potenziale cliente un buon motivo per agire (agire = mettere mano al portafoglio).

2. Solo una manica di decerebrati disonesti può spendere centinaia di migliaia di euro per produrre un video promozionale del paese in ITALIANO.

Ripeto, IN I-T-A-L-I-A-N-O!!

Cioè questi se la raccontano, dicendo che vogliono promuovere l’Italia nel mondo e producono un video con protagonista una turista straniera che parla con un buffo accento italiano.

A cosa serve?

Assolutamente a niente.

Ma siccome non hanno un’idea di come funziona il marketing e di come fare ad attirare clienti almeno attirano la simpatia e il voto dei pensionati che vivono davanti alla tv e pagano il canone rai.

3. Un messaggio di marketing è efficace quando è polarizzante.

Polarizzante = Unico. Funziona solo se nessun altro lo dice.

Analizziamo il testo dello spot?

“Viaggiare in Italia mi fa sentire viva, ogni città, ogni persona, ogni angolo nascosto, sembra essere lì per me, per noi”

Dimmi di quale paese non si potrebbe dire.

Prova a togliere “in Italia” e vedi se la frase non mantiene il suo significato.

Te lo dico io, lo mantiene identico.

“Abbiamo gli occhi così pieni che non riusciamo a chiuderli e più li spalanchiamo e più ci illuminiamo”

Idem come sopra, questa frase si potrebbe usare per QUALUNQUE paese nel mondo.

Tutt’al più potrà far venir voglia di viaggiare, ma dal momento che queste “sensazioni” si provano viaggiando in qualunque posto del mondo, non si da al potenziale cliente NESSUN motivo reale per viaggiare in Italia.

Mettiamoci via il patriottismo e la poesia. Non ha senso.

Cosa bisognerebbe fare invece?

L’Italia è conosciuta nel mondo per le 3 F: food, fashion and forniture (inteso come design).

E’ su questo che bisogna puntare, son queste le nostre unicità.

Parlare del cibo, delle ricette uniche, conosciute in tutto il mondo: pizza, pasta, caffè.

Raccontare la storia, come nascono e cosa le rende uniche.

Inoltre, tantissime persone da tutto il mondo sono attirate dallo stile italiano che va dall’abbigliamento (shopping) al design.

E poi la storia e l’arte per Dio: siamo il paese di Leonardo, Michelangelo, Dante Alighieri, Donatello.

Sono brand unici e riconosciuti ovunque dal Brasile fino alla Cina.

P.s. se fai fare un video per il tuo hotel (che è una grande idea) fai esattamente il contrario di questa roba qui.

Buona domenica.

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L'hotel più romantico al mondo

Premessa: io quando vedo queste cose mi commuovo.

Sul serio.

E non per il Natale o la musichetta in sottofondo.

Mi commuovo perché sono anni che vado dicendo a tutti gli albergatori che incontro che devono DISTINGUERSI, trovare un elemento differenziante che renda UNICA e M E M O R A B I L E la propria struttura.

E poi un giorno “conosci” telefonicamente un albergatore.

13 camere.

A Venezia.

Che non avrebbe bisogno di inventarsi niente e molto probabilmente sarebbe pieno tutto l’anno anche scrivendo “l’hotel ha sede in uno degli edifici storici di Venezia”.

Come tutti gli altri.

Come se ci fosse un solo edificio non storico a Venezia.

Invece questi signori qua da 10 anni non accettano bambini e hanno impostato tutto il marketing e la comunicazione verso il target coppie scegliendo il romanticismo come elemento differenziante.

E sai come è finita?

E’ finita che anche nel 2015 sono stati eletti da Boutique hotel “World’s Best Romantic Boutique Hotel“, per l’ennesima volta.

E questo video è un esempio di marketing fantastico perché non è uno di quei classici video creativi inutili che condividi su Facebook e non ti ricordi neanche chi l’ha fatto.

E’ perfetto perché STAMPA A FUOCO nella mente di chi lo guarda l’elemento differenziante dell’hotel.

La musica, il Natale, le riprese. Tutto parla di romanticismo.

E se per caso non te ne accorgi te lo ricordano DUE volte nel bel mezzo del video.

“In the most romantic city in the world there is…the most romantic hotel in the world”

Ora io non so quanto può essere costato, ma anche se fosse costato 10 mila euro sono ben spesi.

Perché sono un messaggio di marketing mostruosamente POTENTE, che rende l’hotel unico e indimenticabile.

P.s. Ovviamente l’hotel è pieno TUTTO l’anno, a tariffe MOLTO più alte della media di Venezia e ospita clienti che vengono tutti gli anni dall’AUSTRALIA per festeggiare il Natale.

E tu?

Che elemento differenziante hai scelto per il tuo hotel?

Che bisogno soddisfi?

Romanticismo, divertimento, relax?

Ce l’hai un video da postare su Instagram che trasmette il tuo messaggio nel mondo?

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Booking, Tripadvisor, ricerca & sviluppo

Nelle ultime settimane ho visto decine di link di articoli che celebravano i risultati di alcuni eccellenti hotel e bed&breakfast italiani.

Miglior bed&breakfast su Tripadvisror di qua, miglior hotel su Booking di là.

Tutto molto bello.

Ma a parte uno pseudo-finto-patriottismo, che lezione puoi imparare da questo?

Ora, in questo caso, porto la mia esperienza di 10 anni in una società di software.

Uno dei reparti più importanti in una società di software è quello che viene definito “ricerca e sviluppo”.

Cioè quel reparto che si occupa di studiare il mercato, i competitor, le tendenze, I CLIENTI.

Il punto è che negli hotel questo aspetto è, nella maggior parte dei casi, TOTALMENTE INESISTENTE.

Il massimo studio dei competitor che si fa è controllare i prezzi dei 3 alberghi del quartiere nei giorni in cui rimangono camere da vendere.

ZERO ricerca, zero studio di casi di successo.

Cosa potresti fare tu di diverso invece per migliorare il tuo hotel?

E’ molto semplice.

Quando vedi uno di questi articoli di hotel premiati dai giudizi, non limitarti a mettere il like e condividere.

Fallo se vuoi rendere merito a un collega (che è sempre bello), ma non fermarti li.

Segnati i nomi di questi hotel, mettiti in agenda almeno 2-3 viaggi-studio ogni anno.

Cerca i migliori hotel su Tripadvisor e su Booking dello stesso target del tuo e valli a vedere CON I TUOI OCCHI.

Ti assicuro che le poche centinaia di euro che spenderai varranno molto di più di qualunque corso di formazione che esiste sul mercato.

E sai perché?

Perché ti permetterà di vedere cosa piace ai clienti. Cosa piace DAVVERO ai clienti.

Perché spesso quando gli albergatori viaggiano per piacere tendono ad analizzare tutto con il proprio occhio clinico da “addetti ai lavori”.

Che di solito non c’entra niente con l’occhio del cliente, che magari non nota certe micro-sfumature e invece va in bestia per problemi che un albergatore considera “minori”.

Quindi quando lo fai, non giudicare.

Non dire “qui avrei fatto cosi, qui avrei fatto cosà”.

Mettitela via.

Se un hotel ha 10 significa che quello che fa piace ai clienti. Punto. Senza se e senza ma.

Tu devi solo osservare e cercare di capire cosa puoi applicare alla tua realtà.

Ricerca & sviluppo.

Ad maiora.


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Il tuo hotel su instagram

Che vantaggi può darti? Come lo usano gli hotel Italiani? Cosa puoi fare tu se vuoi usarlo come si deve?

Oggi è sabato affrontiamo un argomento più leggero…

Instagram è il social network del momento (da almeno due anni).

E’ in costante crescita, molti vip lo scelgono per il loro unico account ufficiale, ogni anno trasforma centinaia di ragazzini in superstar mondiali.

Che vantaggi può portare al tuo hotel?

Per prima cosa, Visibilità.

Ad oggi conta 350 milioni di utenti.

Visibilità che si può raggiungere con un’immediatezza di comunicazione che si sposa perfettamente con il marketing per il turismo.

Una foto vale più di mille parole e su Instagram una foto basta e avanza.

Come lo usano gli hotel italiani?

Mediamente male.

Il rapporto degli albergatori italiani con Instagram è lo stesso che hanno con tutti i social network “minori” (minori=non Facebook).

L’argomento viene affrontato nel fatidico momento in cui “si rifà il sito”.

A quel punto il web designer dice all’albergatore di mettere in homepage tutte le icone social e l’albergatore si accorge di avere solo Facebook.

Risultato?

L’albergatore crea l’account, mette sta benedetta icona sul sito, pubblica una foto delle camere ristrutturate (10 anni fa?) e se lo dimentica per sempre.

No buono.

Cosa devi fare invece se decidi di creare un account per il tuo hotel?

Ti do subito 3 spunti che puoi trovare nel post qui sotto:

1. Metti un ipad in reception sempre aperto sull’account che mostra le ultime foto pubblicate

2. Predisponi un “selfie point” o una semplice cornice con il nome del tuo hotel per invitare gli utenti a taggarsi

3. Crei una piantina dedicata evidenziando le attrazioni e gli scenari più suggestivi nei paraggi dell’hotel. I più “instagrammabili

4. Si lo so avevo detto 3 ma il quarto è una figata assurda: offri un soggiorno gratuito a tutti gli utenti con più di 10.000 follower

Che senso ha?

Loro postano una foto del tuo hotel e 10.000 persone la vedono.

Vogliamo star bassi e considerare una conversione del 1%? 100 prenotazioni in più…

Quanto ti costa ospitare qualcuno nel tuo hotel? 50 €?

Prova a calcolare il ROI.


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