IL BLOG

Strategie e strumenti per Albergatori Professionisti

In evidenza

Le categorie

0 articoli di 0
Categorie Selezionate:
Tag template
Reset filtri

Cliente è colui che è sotto la tua cura, protezione e guida

A seguito del corso che ho frequentato il mese scorso ho, come promesso, iniziato a studiare l’enormità di materiale che ci hanno dato come compiti a casa.

Tra le tante lezioni del maestro Jay Abraham, una delle cose che mi ha colpito di più, è la spiegazione dell’etimologia della parola cliente.

“Cliente è colui che è sotto la vostra cura, protezione e guida.”

Questa cosa mi ha fatto molto riflettere.

In generale posso dire che seguo (quasi) sempre questa filosofia nel rapporto con le persone che acquistano da me.

Cerco di dare buoni consigli, di agire nel miglior interesse del cliente, indicare la via, far notare eventuali errori anche quando questo va contro il mio interesse.

Certo, non è facile, e chiunque lavori con le persone sa bene cosa intendo.

Ma è l’unica cosa giusta da fare ed è il comportamento che porterà SEMPRE i migliori risultati sul lungo termine.

E tu?

==> Cosa fai per prenderti cura dei vostri clienti? Dai loro sufficienti attenzioni al check-in, in stanza, al ristorante e quando li incontrate in struttura durante il soggiorno?

==> E per proteggerli? Gli consigli le escursioni giuste, le giuste precauzioni da prendere per godere al meglio il soggiorno?

Gli dici quali ristoranti, locali e negozi evitare per non prendere fregature (Intendo quelle cose da turisti dove non mandereste mai un vostro amico)?

==> E per guidarli? Sai consigliarli su come raggiungere la struttura, a che ora partire, in che tratto fare attenzione agli autovelox, come evitare zone di traffico limitato?

Riesci a dirgli qualcosa in più di quello che possono trovare da soli sul GPS? Dici loro come evitare file per le manifestazioni e attrazioni che vanno visitare?

P.s. L’anno scorso, in uno dei miei viaggi all’estero, ho visto in un hotel due dispenser posti vicino alla porta d’uscita che da sul mare con crema protezione solare.

All’entrata altri due dispenser con liquido detergente per le mani e crema dopo sole.

Ecco, per portare dalla teoria alla pratica la lezione di oggi, questo è un ottimo modo (inaspettato) per prenderti cura dei tuoi clienti!


CONTINUA A LEGGERE

Tempo medio di risposta richiesta prenotazione

A prescindere dall’attendibilità dei risultati, che sono stati misurati con un software che, molto probabilmente, prende in considerazione anche le risposte automatiche degli autorisponditori, questo test è un interessante spunto di riflessione.

Su un campione di 5.000 hotel il tempo medio di risposta ad una richiesta di prenotazione è di 1 giorno, 3 ore, 42 minuti 2 10 secondi.

Si, hai letto bene: UN GIORNO e spicci.

Ora, è molto importante contestualizzare questo risultato al giorno in cui viviamo.

Fino a 10 anni fa, rispondere in un giorno sarebbe stato un ottimo risultato.

Fino a 5 anni fa sarebbe stato accettabile.

Ma in un epoca in un cui l’immediatezza della comunicazione domina il mercato, una “latenza” di un giorno corrisponde ad un rischio concreto e dimostrabile di perdere il cliente.

Pensa soltanto che Facebook ha comprato WhatsApp per 19 MILIARDI di dollari.

Hanno guadagnato utenti? Forse qualcuno, ma il 90% delle persone che usavano WhatsApp per comunicare, erano già utenti Facebook.

Solo che usavano WhatsApp esclusivamente da dispositivi mobili e quindi comunicavano molto più velocemente.

Altra nota interessante: hai notato che se scrivi un messaggio privato ad una pagina di Facebook (quindi business person o azienda) ti indica in quanto tempo l’utente risponde mediamente ai messaggi?

Tutto questo oggi significa solo una cosa: la velocità nella comunicazione oggi è indice di performance.

Ora, posto che in qualsiasi azienda le attività vanno ordinate per priorità e che vendere è la priorità Numero 1 di qualsiasi azienda, do per scontato che il ritardo nelle risposte che dai a chi ti chiede di acquistare i vostri servizi, NON sia una scelta.

Do per scontato che tu abbia una persona (come minimo) che legge costantemente le email e che sia pronta a rispondere a quelle più urgenti.

E attenzione: quelle più urgenti non sono necessariamente quelle che hanno la data di arrivo più vicina.

Anche qui bisogna sapersi dare priorità in ottica revenue: quelle più urgenti sono quelle che possono generare il maggior risultato in termini economici per il tuo hotel.

Fatte tutte queste premesse: come è possibile ridurre il tempo medio di risposta delle richieste nel tuo hotel?

Semplice, con un CRM.

Integrato al gestionale, che sia in grado di “leggere” i prezzi costantemente aggiornati e ti permetta di produrre un modello predefinito (che avrai impostato in precedenza) per il preventivo.

Il tempo medio che occorre per preparare ed inviare un preventivo con un gestionale all-in-one con un CRM integrato è di 40 secondi.

Si, hai letto bene: QUARANTA SECONDI.

Riesci ad immaginarti che vantaggio può darti questa velocità rispetto ai competitor?

Te lo dico io.

E’ come gareggiare con una Lamborghini Adventador in una gara di 500 d’epoca.

Di questo, e molto altro, parlerò durante lo speech “Generazione CRM” all’evento Albergatore Pro di settembre.

Stai pronto a far rombare i motori!


CONTINUA A LEGGERE

Quanto costa un dipendente sbagliato?

Serata di Vigilia.

Due parole per presentarti un altro grande speech di domani.

Andrea Condello, cofondatore di OSM, parlerà di come valutare e scegliere il dipendente ideale.

Ti dico la verità: la prima volta che ho sentito parlare del test Iprofile mi sono veramente entusiasmato.

Primo, perché non vedevo l’ora di farlo. E infatti l’ho fatto. E ti assicuro che è come trovarsi di fronte alla propria “radiografia mentale” che evidenzia, nero su bianco, punti deboli e punti di forza.

Cosa che ho apprezzato tantissimo perché, da sempre, sono convinto che lavorare sui propri punti deboli sia la cosa più importante in assoluto per crescere come persona e come professionista.

Secondo perché la maggior parte degli albergatori che conosco, per assumere i loro dipendenti, si affidano ad un miscela esplosiva di istinto e “tirchieria”.

E capirai bene che non è esattamente il massimo della scientificità.

Con Iprofile si entra in una nuova era.

Un test automatico, compilabile on-line, con 242 domande che ti permettono di valutare gli indici di performance del candidato, sia dal punto di vista umano, sia per le attitudini professionali.

Altra cosa importante: la valutazione dei parametri avviene in funzione del ruolo per il quale è in atto la candidatura:

– Autodisciplina
– Determinazione
– Senso organizzativo
– Capacità di sopportare lo stress
– Leadership
– ecc…

Risultato?

Una volta ricevuti i risultati del test, saprai esattamente che persona hai davanti e se ha le caratteristiche giuste per far parte del tuo team, nel ruolo che cerchi.

E ovviamente puoi usarlo anche per valutare le persone già in organico per capire se sono allineate ai tuoi valori e se le stai impiegando nel ruolo giusto per ottenere il massimo del loro potenziale.

Come imprenditore sicuramente sarà capitato anche a te di assumere un dipendente “sbagliato” e sai bene quanto può costare in termini di tempo e denaro.

Quindi capisci da solo il valore di quello che vedremo insieme domani.

Prima di salutarci, ti lascio con una citazione a tema:

“Tu puoi sognare, progettare e costruire il posto più bello del mondo. Ma per rendere il sogno realtà ci vogliono le persone” – Walt Disney

P.s. Mi raccomando, va a letto presto e fa una bella colazione domani mattina perché ti voglio al 100%!


CONTINUA A LEGGERE

Destinazioni "con potenziale"

Ho volutamente lasciato calmare il putiferio che si é creato in questi giorni per non alimentare polemiche bellicose, che non rientrano nel mio stile né in quello del gruppo.

Detto questo, per chi non avesse seguito la diatriba, durante le ultime settimane, diversi influencer hanno criticato la Sardegna come destinazione turistica evidenziandone i limiti organizzativi.

Nello specifico le carenze principali evidenziate sono queste:

==> Insufficiente adeguamento tecnologico: pochissimi esercizi coperti da wi-fi, pochi pos, scarso livello di interazione on-line dei gestori delle varie attività (si, anche ALCUNI albergatori)

==> Rapporto qualità prezzo assolutamente non competitivo con altre mete competitor

==> Scarsa attitudine a SERVIRE (nel senso più nobile del termine) il cliente secondo gli attuali canoni internazionali del turismo

Ora, io abito a Riccione da sempre e non faccio testo.

Fra l altro amo la Sardegna e nello specifico considero Stintino una delle spiagge più belle in Europa.

Proprio per questo vorrei allargare l’analisi a tutte le regioni dove il turismo non é ancora industria e fare una discussione più generale a scopo puramente didattico.

10 giorni fa sono stato a Sirolo nelle Marche.

Posto bellissimo.

Oggettivamente come scenario e mare da 10-0 a Riccione.

Lo dico da riccionese innamorato e non voglio leggere moti campanilistici né da una campana né dall’altra.

Comunque torniamo a noi. A Sirolo.

Promontorio con verde lussureggiante (tipo Thailandia), acqua azzurrissima (tipo Mexico), spiaggia di sassi molto caratteristica.

E tutto questo ben di Dio cosa porta a Sirolo?

Niente, infatti Sirolo è “la spiaggia dei marchigiani” (senza nulla togliere, è un dato di fatto che l’80% dei bagnanti vengano dal circondario).

Ora, la prima reazione di chiunque abbia un minimo di fiuto per l’imprenditoria turistica, è tipicamente:

“Qui c’è un potenziale della madonna, facendo le cose diversamente, sarebbero tutti ricchi con il turismo”.

Concetto giusto, ma che parte da un assunto completamente sbagliato.

Le cose diversamente non le faranno MAI.

Vi racconto la mia esperienza in sintesi:

1. Arrivo alle 10 di mattina di martedì e TUTTI (3-4) gli stabilimenti attrezzati sono già completi e me lo comunicano senza nemmeno guardarmi in faccia come se fossi io in difetto a chiederlo a quell’ora in quel giorno

2. Le spiagge libere sono a ridosso del promontorio che genera un ombra prematura già alle 16. Non una doccia. Non una rete per giocare a beach volley o qualsiasi altra forma di intrattenimento che compensi la mancanza di sole dopo quell’ora

3. Gli unici DUE bar circostanti sono assediati e alle 14 hanno già finito qualsiasi cosa eccetto coca-cola e patatine. E già prima avevano 3 panini in croce

Anche qui il gestore ti tratta come uno scocciatore.

E la signora vicina in spiaggia lo giustifica dicendo che “i rifornimenti arrivano attraverso il promontorio con una panda che alle 14 smette di girare perché tanto ormai la giornata é finita e loro sono svegli dalle 6 i poveretti“. Come se non potessero fare altri giri cambiando pilota e non fosse possibile prevedere un flusso di persone assolutamente normale per il periodo.

4. Il fruttivendolo in piazzetta dove abbiamo comprato delle pesche prima di rimetterci in auto verso casa (dato che al bar non era rimasto niente) ha mezzo-sbranato mia moglie per aver toccato la frutta prima di comprarla, nonostante lui stesse bellamente facendosi gli affari suoi chiacchierando di calcio con un amico.

Ripeto niente contro Sirolo, dove fra l’altro torno tutti gli anni.

Perché ci torno nonostante l’esperienza?

Perché ci arrivo in un’ora da casa, passo la giornata praticamente solo in acqua e la sera torno alla base.

Tornerò ancora, solo che porterò i panini da casa.

Semplicemente perché mi impediscono di spendere.

Ma uno che abita a Milano, Bergamo, Siena?

Perché dovrebbe venirci facendosi centinaia di chilometri in auto e pagando per ricevere questo tipo di servizi?

Per nessun motivo.

Infatti non lo fanno e Sirolo è destinata a rimanere “la spiaggia dei marchigiani”.

Ripeto, niente contro Sirolo.

Anzi preciso che, a fini didattici, puoi tranquillamente sostituire Sirolo con una delle altre centinaia di destinazioni turistiche con potenziale apparentemente insfruttato.

Vedrai che, magari cambiano gli esempi specifici, ma il senso non cambia.

Morale della favola?

Se nel 2016 una destinazione ha “potenziale insfruttato”, in Italia, nonostante internet, i blog, la crisi, le opportunità di guadagno che il turismo offre al 99%, quel potenziale rimarrà per sempre INSFRUTTATO.

Imprenditori capaci da fuori potrebbero risolvere il problema?

NO, conosco fior fior di imprenditori che si sono immolati aprendo attività in posti “con potenziale” e si sono quasi sempre ritirati per lo sconforto.

Perché un imprenditore (o alcuni) da soli non possono cambiare il tessuto di una destinazione.

Perché se tu hai un hotel e lavori bene, ma intorno ristoratori, bagnini, esercenti danneggiano i clienti, quelli magari ti ringraziano, ti fanno i complimenti per il TUO lavoro, ma NON tornano più.

Ergo, se ti viene voglia di aprire un hotel fuori dai grandi poli turistici, pensaci bene.

Fatti 1-2-3 viaggi studio PER CAPIRE, prima di valutare qualsiasi investimento.

E ricordati: se una destinazione non ha un brand nel 2016, spesso è perché non lo vuole avere.


CONTINUA A LEGGERE

Incrementare visibilità e fatturato dell'hotel tramite Instagram?


lerocce

Venerdì pomeriggio, mentre stavo rientrando in auto da una delle mie solite trasferte, ho ricevuto un’apprezzatissima chiamata da uno degli acquirenti/studenti di InstaHotel Pro.

Al telefono c’era Stefano Viola titolare del Grand Hotel le rocce di Gaeta che voleva ringraziarmi e condividere con me e con il gruppo i risultati delle prime DUE settimane di studio e applicazione del corso.

In pratica una delle sue bellissime foto è stata condivisa da @beautifulhotels che è uno degli account di hotel più seguiti al mondo ed ha ricevuto la bellezza (è proprio il caso di dirlo) di 30.700 like!!

Risultato: in poche ore il suo account è ESPLOSO.

Ha ottenuto 200 nuovi follower (più di quelli che l’account dell’hotel aveva ottenuto in tutto il primo anno di vita) e addirittura 800 visitatori unici sul sito ufficiale, IN UN SOLO GIORNO.

Contro una media di 150-200 di un normale giorno di marzo.

Ah, per la cronaca, l’84,4% dei visitatori sono NUOVI visitatori.

Cioè persone che prima di venerdì non avevano MAI visitato il suo sito e probabilmente non avevano MAI sentito parlare del Grand Hotel Le rocce.

Sempre per la cronaca, da venerdì ha ricevuto una cosa tipo VENTUNO prenotazioni dal booking engine.

Ora, Stefano era fortissimo anche prima e ha un albergo bellissimo che ti consiglio spassionatamente di visitare.

Ma proprio perché è abituato a grandi numeri, il suo stupore e la sua soddisfazione per noi valgono più di una medaglia d’oro.

P.s. Dacci dentro, fidati!

Studia il corso, applica le strategie e raggiungerai risultati migliori di quelli che potete immaginare.

statische-instagram

CONTINUA A LEGGERE

Il tuo hotel è una commodity?

Notizia del giorno: Bookingpuntocom ha raggiunto UN MILIONE di strutture a catalogo.

Nota interessante: questo numero è raddoppiato negli ultimi due anni.

Significa che nel 2014 le strutture erano 500.000.

Dentro c’è di tutto: imbarcazioni (!), case, ville, castelli, appartamenti, agriturismi, residence, hotel e resort.

Ora ti faccio una domanda: quante saranno queste strutture nel 2018? Due milioni? Molto probabile.

E cosa significa tutto questo per te?

Che la pacchia sta per finire.

Mi spiego meglio.

Fino a 3-4 anni fa, all’inizio della vera esplosione di Booking, era tutto più facile.

Bastava aprirsi il proprio account sul grande fratello blu, lavorare sodo, dare un buon servizio, correggere gli errori riscontrati dalle recensioni e magicamente, se la destinazione non era proprio fuori dalle cartine GPS, iniziavano ad arrivare prenotazioni. A getto più o meno continuo.

Ora è sempre più dura.

Con 1 MILIONE di strutture a catalogo, se il tuo hotel non mira ad un target ben preciso con un’identità forte, torna ad essere quello che era nel 2008: una commodity. Solo che oggi c’è molta più offerta.

Che cos’è una commodity?

Ti cito Wikipedia:

“una commodity è un bene per cui c’è domanda ma che è offerto senza differenze qualitative sul mercato ed è fungibile, cioè il prodotto è lo stesso indipendentemente da chi lo produce, come per esempio il petrolio, l’oro, il caffè e il legname.”

Te la faccio più brutta?

Il cliente medio, che usa Booking per prenotare, non capisce la differenza.

Certo, può leggere i giudizi, filtrare la posizione e le caratteristiche ma, con UN MILIONE di strutture a catalogo, una volta rispettati i requisiti, prenotare un hotel o l’altro diventa solo una questione di prezzo, condannando gli hotel ad una “guerra tra poveri”.

Te ne dico un’altra?

Non puoi neanche più pensare che “il cliente di Booking non è un buon cliente.”

Il cliente di Booking ormai è CHIUNQUE.

Sono io, sei te, è tua zia.

Con UN MILIONE di strutture a catalogo, oggi siamo di fronte al Google degli hotel.

E, che ti piaccia o no, il dominio sarà sempre più netto in futuro.

Tant’è che perfino Google, rendendosi conto degli investimenti e delle risorse necessarie per contrastarlo, ha rinunciato.

Ora la domanda è molto semplice:

Vuoi rimanere nel frullatore delle centinaia di migliaia di hotel ugualoidi nel mondo, diventare sempre più ostaggio delle commissioni di chi tira i fili e scannarti con i tuoi competitor per una differenza di 5 €?

Continua pure, ma almeno io potrò dire di averti avvisato.

In caso contrario, c’è una sola cosa che puoi fare.

Trasformare il tuo hotel in un brand.

Il “problema” è che per farlo dovrai imparare come creare un identità unica, selezionare il tuo target in maniera chirurgica e formulare una promessa forte in grado di farti diventare l’unica opzione possibile per i clienti che HAI scelto.

Una volta fatto ciò avrai letteralmente dematerializzato i tuoi competitor.

Nel senso che non esisteranno più.

Come dici? Non sai da dove cominciare?

Sei fortunato, “Trasforma il tuo hotel in un brand” è il titolo di uno dei 7 speech del primo evento Albergatore Pro che terremo a settembre.

Ti svelerò personalmente il metodo scientifico step-by-step per creare un identità unica per il tuo hotel, scoprirai cos’è veramente il marketing strategico e ti accorgerai che non c’entra niente con quello che ti hanno raccontato fino ad oggi.

P.s. Se stai valutando una ristrutturazione del tuo hotel, non azzardarti neanche a muovere un mattone senza sapere di cosa sto parlando.

Rendersi conto di aver sbagliato strada quando ormai è troppo tardi, potrebbe costarti qualche milione di euro.

Ci vediamo a settembre!


CONTINUA A LEGGERE

L'amico campione

Scrivo giusto due righe al volo per rendere onore al merito del nostro amico Stefano Viola titolare del Grand Hotel Le Rocce di Gaeta.

Si, lo so. Non bisognerebbe fare “pubblicità”.

Ma in questo caso faccio volentieri un eccezione a scopo didattico.

Ho conosciuto Stefano 5 anni fa, in un pomeriggio di primavera presso la sua struttura e in quell’occasione stava valutando di cambiare il suo vecchio gestionale.

Abbiamo avuto una riunione fiume con lui e il papà, che è uno di quegli albergatori bravissimi ma molto vecchia scuola, di quelli che quando provi a vendergli qualcosa, sai che già che sarà una battaglia durissima.

Beh, in quell’occasione ha vinto lui, e nonostante tre ore di demo, sono ripartito per Napoli senza contratto (e mi sono anche perso il primo tempo dell’Inter che quella sera giocava in Champions League).

Ma forse avevo lasciato un’impronta.

E infatti, di lì a poco, ci siamo risentiti e, telefonata dopo telefonata, mail dopo mail, siamo riusciti a partire con il software per l’estate successiva.

Da quel momento io e Stefano ci siamo conosciuti meglio e col tempo il nostro rapporto è diventato molto più del semplice dialogo cliente-fornitore.

Oggi considero Stefano veramente un Amico, anche se la nostra amicizia prosegue con pochi contatti reali e molti virtuali.

Ma non è di questo che voglio parlarti stasera.

Voglio parlarti di un ragazzo che ha gestito il ricambio generazionale in maniera esemplare, entrando in sala di comando in punta di piedi e conquistandosi la fiducia del padre passo-dopo-passo a colpi di prenotazioni.

Da quel giorno Stefano ha fatto davvero passi da gigante e con lui il suo hotel.

Ma c’è di più.

Posso dire che siamo cresciuti insieme, lui come albergatore e io come professionista.

Perché clienti come Stefano ti portano sempre a cercare nuove soluzioni e ti spingono a ottenere il massimo dagli strumenti che gli dai a disposizione.

In questi anni abbiamo avuto anche migliaia di conversazioni scritte via mail, sms, Skype, WhatsApp e, ogni volta, ognuno di noi, ha SEMPRE offerto all’altro nuovi spunti di riflessione e nuove strategie.

Come se non bastasse, una volta l’ho anche trascinato a Roma in una delle mie consuete trasferte formative.

Nel frattempo il suo hotel in 5 anni ha praticamente RADDOPPIATO il fatturato.

Giusto per farti capire che non parliamo solo di chiacchiere.

Bene, questa sera Stefano mi ha girato un link per farmi sapere che il Grand Hotel Le Rocce è stato eletto da Trivago “miglior hotel sul mare del Lazio“.

E un’altra cosa: hai presente quando gli albergatori disillusi dicono che il booking engine non funziona e che per quanto spendi non riuscirai mai a generare più prenotazioni dirette dal tuo sito di quante ne arrivano da bookingpuntocom?

Ecco, Stefano ha rotto anche questo luogo comune ed ora il suo booking engine vince tipo 60% contro 40%.

P.S. Ci tengo a precisare che in tutto quanto descritto io non ho NESSUN merito se non quello di mero fornitore di tecnologia.

Stefano ha fatto tutto da solo, perché è un campione ed è uno di quei tipi “verticali” che se si interessa di una cosa, scava ogni giorno in profondità fino ad arrivare al centro della terra.

P.P.S. Se non scoppia di prenotazioni anche a settembre (ma so già che sarà così) potrete conoscere Stefano personalmente al prossimo evento Albergatore Pro.


CONTINUA A LEGGERE

La piscina di John Lennon e le tue newsletter

In questi giorni non sto andando fisicamente in ufficio e, anche se nei fatti non ho mai smesso di lavorare, sto dedicando più attenzione ad alcune piccole cose.

Ad esempio sto leggendo alcune mail che di solito cancellerei solo dall’oggetto.

Chiariamoci, non sono matto e non parlo di email che ricevo da persone che conosco.

Semplicemente, come capita a tutti, sono stato “buttato dentro” a qualche newsletter da qualcuno che, per altri motivi, ha il mio indirizzo mail.

Non che sia un grosso problema, per carità.

Ma tecnicamente questo si chiama SPAM e, nel caso tu non lo sappia, se non hai il consenso di inviare mail a qualcuno, quando gliele invii stai facendo SPAM.

Anche se gli mandi una super-offerta super-conveniente.

Aggiungi che abito a Riccione e ricevo email di offerte anche da Hotel di Riccione e capirai che, come minimo, alcuni albergatori fanno scarso filtro sui destinatari considerando che molto difficilmente potrei andare in vacanza a 450 metri da casa mia.

Quindi facciamo che NON sono in target.

Ma anche se lo fossi, funzionerebbero?

Partiamo dall’oggetto:

Mamma, portami in vacanza a Riccione!

In tutta la mail questa è “la meno peggio”.

Non cattura, non è memorabile, ma sempre meglio del classico “Offerta agosto Riccione”.

Quindi male ma non malissimo.

Ma il testo??

“Sogni di passare un po’ di tempo insieme ai tuoi piccoli?”

E poi SBAM.

Offerta tirata in faccia con date e prezzi.

Ma fate sul serio??

In questo caso mi sento di andare giù pesante perché sono certo che la mail NON l’ha scritta l’albergatore ma la web-agency a cui l’ha commissionata.

Ma veramente pensate di vendere qualcosa a qualcuno con UNA mail a 10 giorni dalla data con 10 parole???

Ma cosa vi fumate?

Non so perché devo sempre ritrovarmi a fare la parte del cattivo ma mi pare di capire che anche questa volta tocca a me dirti la verità.

NON SAI COSA STAI FACENDO.

Sai come si chiama tecnicamente quella roba che chiami “inviare una mail con un’offerta”?

COPYWRITING.

E si da il caso che il copywriting è una materia tecnica, con tanto di padri fondatori, autori, testi didattici e corsi fisici e virtuali.

Significa scrivere per vendere.

E per farlo ci vuole qualcosina in più di UNA mail con DIECI parole.

O meglio, in teoria potrebbero bastare, così come a Maradona sarebbe bastato toccare il pallone 10 volte per vincere una partita.

Solo che ne tu, ne chi scrive per te è Maradona.

Chiaro?

Ora, ti renderai conto che fare una cosa di cui non hai la minima idea, non è la cosa più sensata da fare.

Esattamente come non lo sarebbe mettersi al volante in tangenziale a Milano di lunedì mattina, senza patente e senza aver mai fatto una guida di prova prima.

Sei d’accordo?

Ora che abbiamo fatto le dovute premesse ti spiego anche quali sono i parametri giusti per valutare l’efficacia delle tue email: €€€

Fine.

Il copywriting, che ripeto, è l’arte di scrivere per vendere, si misura SOLO ED ESCLUSIVAMENTE dal valore economico degli acquisti effettuati da chi legge i tuoi testi.

Poi ci sono casi in cui l’azione che vuoi far compiere al lettore non è un acquisto, ma compilare dei dati, prenotare una visita guidata della struttura, darti un feedback sul soggiorno, ma questa è un’altra storia.

Quindi, per favore daI retta a me.

La prossima volta che i fenomeni da tastiera della tua web agency ti sbrodolano addosso le statistiche di apertura, lettura e click fa una cosa:

tappati le orecchie con le mani e inizia a cantare come quando eri all’asilo e non volevi ascoltare quel bambino che vi stava antipatico.

Poi, quando vedi che la bocca non si muove più e sei sicuro che hanno finito di parlare, stappati le orecchie e fagli solo una domanda:

Quanti soldi mi ha portato questa offerta?

Che poi, in teoria, questo dovresti essere in grado di misurarlo te tracciando le informazioni sul tuo gestionale.

Ora scherzi a parte, dico davvero.

“Quanto ha prodotto in prenotazioni” è l’unica cosa a cui devi rispondere per valutare una mail che contiene un’offerta.

Quindi, per prima cosa mettiti in condizione di poter controllare questo dato.

Dopo di che, non ti resta che sospendere immediatamente tutti gli invii che NON generano risultati.

Prima di chiudere, voglio lasciarti con un aneddoto che gira nel mondo del copywriting che mi ha molto colpito la prima volta che l’ho ascoltato.

Lo condivido perché penso possa essere utile anche a te per capire meglio cosa intendo dire con il post di oggi.

Una volta un giornalista stava intervistando John Lennon, star dei Beatles, nonché autore della maggior parte dei testi di alcune delle più grandi hit del secolo, firmate dai 4 della band di Liverpool.

In particolare scelse di fargli una domanda proprio in merito al processo di stesura dei suoi pezzi:

“Normalmente John, quando scrivi, ti lasci ispirare dalla tua creatività o segui una sorta di processo logico?”

“Dipende se mi servono soldi”, rispose John. “La maggior parte delle volte do libero spazio alla mia fantasia, ma se voglio comprarmi una piscina, mi siedo e ne scrivo una.

Questa risposta mi ha lasciato di sasso.

Ammetto che su due piedi non l’ho capita e mi è sembrata più una di quelle risposte naif da giovane artista in preda ai fumi di qualche sostanza.

Invece, quello che intendeva dire il lucidissimo John, è che ormai, dopo anni di successi, aveva capito benissimo come impostare il canovaccio di un grande hit, e che, seguendo quello schema, sarebbe stato in grado di scrivere una canzone di successo ogni volta che voleva.

Un successo talmente grande che coi soldi incassati avrebbe tranquillamente potuto pagarsi una nuova piscina, se avesse voluto.

Ora, che lezione puoi imparare da questa storia?

Ti dico cosa ho imparato io.

Dopo 3 anni di blogging, 50 articoli, oltre 200 newsletter inviate e diverse centinaia di post scritti su Facebook, il mio modo di scrivere è molto cambiato.

Anche io all’inizio mi crogiolavo sulle statistiche e mi facevo bello di percentuali di apertura e click.

E ti assicuro che erano bei numeri.

Inoltre cercavo di essere serio, professionale, gentile e stavo molto attento che i miei testi non “disturbassero” nessuno.

Tutta roba che con il copywriting non c’entra niente.

Finché un bel giorno ho scritto una mail “di pancia” in un momento di rabbia.

L’ho butta giù così come veniva. Ti dico la verità, ce l’avevo con il mondo in quel momento e ho scritto più per sfogarmi che non per ottenere chissà quale risultato.

In particolare ce l’avevo con un consulente incapace che aveva dato un pessimo consiglio ad un mio cliente, e ce l’avevo anche con il mio cliente che aveva ascolto lui invece che me, buttando via un sacco di soldi.

Così sono stato estremamente sincero e “politicamente scorretto”.

Beh, quella mail mi ha fruttato 3 contatti. Che in pochi giorni sono diventati 3 contratti.

E la cosa divertente è che le % di lettura e click facevano schifo. Un disastro rispetto al solito.

Quel giorno ho capito due importanti lezioni sul copywriting:

1. Le statistiche non contano niente.

2. Quanto più sincero e spontaneo sei quando scrivi, tanto più il tuo messaggio sarà polarizzante.

Qualcuno ti amerà e qualcuno ti odierà per quello che sei e quello che scrivi, ma se parliamo di copywrting, è meglio avere 3 persone che ti amano e diventano tuoi clienti (e magari 97 che non ti leggono), piuttosto che avere 100 lettori che ti considerano gentile ed educato ma non ti compreranno mai niente.

In sostanza quello che ti consiglio di fare è SMETTERE DI DELEGARE e iniziare a scrivere DI TUO PUGNO cose che riguardano te e il tuo hotel.

Non preoccuparti, non devi inventarti niente.

Ti basta raccontare la tua storia, perché hai iniziato a fare questo mestiere, cosa ti piace di quello che fai e cosa non ti piace, quello che succede tutti i giorni in hotel, i problemi che hanno i tuoi clienti, come tu li aiuti a risolverli.

All’inizio i testi faranno schifo, poi col tempo migliorerai.

Fino a quando non otterrai le prime conversioni e sarai in grado di capire cos’ha funzionato nella mail che ha generato risultati.

E così via in un continuo percorso di test, studio, correzioni, nuovi test e migliori risultati.

P.s. Se te lo stai chiedendo la risposta è no.

Nessuna call to action stavolta. Non ho infoprodotti sul copywriting da vendere, ne ci saranno speech su questo argomento all’evento Albergatore Pro di settembre.

Semplicemente perché sto studiando copy seriamente da “solo 2 anni” e non mi sento abbastanza padrone della materia per pensare di fare uno speech su questo argomento.

Poi probabilmente ne so più del 99% di coloro per mestiere scrivono anche newsletter per gli albergatori…solo che IO NON sono un ciarlatano.


CONTINUA A LEGGERE

L'uomo che crea le destinazioni

Il signore che fa nascere le destinazioni turistiche si chiama CarloMaria Grassi, il NY Times lo definisce un hotel designer, ma il suo lavoro, in estrema sintesi è “prendere una struttura, costruire una storia e creare una destinazione tutto intorno”.

Oggi la sua attenzione si focalizza invece su prodotti di nicchia.

Come La Moresca: quindici camere, cura maniacale del dettaglio sia nel restauro sia nell’offerta.

Lo ammetto, sono quasi commosso.

Per una volta un ESPERTO vero che parla semplice e manda un messaggio forte e chiaro e a tutti i fanfaroni che si auto-celebrano Destination Manager.

Questo signore qua, che ha letteralmente inventato due destinazioni come Kamarina e Limone, è stato intervistato dal New York Times per parlare delle di strategie di marketing territoriale.

“Il lusso oggi è fatto di nicchie – dice Grassi. – Una volta si ragionava in termini di charter, oggi ogni destinazione deve ragionare in termini di unic selling proposition per essere attrattiva.

È necessario, quindi, che la struttura si integri con il territorio che la circonda, che diventi veicolo del territorio. Il valore aggiunto è l’autenticità e la condivisione di esperienze”.

Il lusso, in sostanza, “è vendere coerenza – dice Grassi – fra struttura e territorio, fra quello che si promette e quello che arriva al cliente. Il cliente di lusso non vuole delusioni, si aspetta che il prezzo rispecchi appieno la qualità, vuole essere accolto e accudito, dalla struttura e dalla destinazione”.

Ora, pare ovvio che la stragrande maggioranza degli albergatori italiani NON hanno il budget per lavorare con il Signor Grassi.

Ma cogliere il messaggio di chi ha già dimostrato di “saper fare” in termini di marketing turistico è invece ALLA PORTATA DI TUTTI.

Quindi se devi ripensare al brand della tua struttura (o alla tua destinazione), tieni bene a mente questi due concetti:

==> Identità differenziante: trova un’idea unica che ti distingua dagli altri.

==> Identità coerente: fa in modo di mantenere la tua promessa di vendita in modo coerente al tuo messaggio, alla tua struttura e al territorio che la ospita.

Dal vangelo secondo Grassi.


CONTINUA A LEGGERE
Thank you! Your submission has been received!
Oops! Something went wrong while submitting the form.

Siamo qui per offrirti il supporto di cui hai bisogno, contattaci!

Clicca sul link qui sotto per inviarci una richiesta specifica sulle tue necessità.

CONTATTACI

Compila il modulo e sarai ricontattato da un nostro consulente!

INVIA RICHIESTA

Richiesta inviata correttamente!

Sarà nostra premura ricontattarti prima possibile.

È stato riscontrato un errore durante l'invio del messaggio. Riprova di nuovo.