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Letture della sera

Ci sono persone che possono spendere 10 o 20 mila euro al giorno quando sono in vacanza, ma a questi turisti non bastano cascine e masserie, prati e scogliere: servono alberghi di lusso sul mare, servono strade, aeroporti, infrastrutture, servizi impeccabili, porti.”

Apriti cielo. Le parole di Flavio Briatore rivolte a un gruppo di imprenditori e amministratori locali sono risuonate come se avesse bestemmiato in chiesa.

“Perché serve a poco vantarsi di avere il maggior numero di siti Unesco rispetto a qualunque altro Paese, se poi da quell’immane patrimonio ricavi la metà della Francia. Perché gli stranieri che vengono a trovarci passano sempre meno tempo da noi, e lasciano sempre meno soldi.

Però guai a parlare di lusso, che non fa pugni con le vacanze di massa ma ci potrebbe andare a braccetto.

Guai a parlare di grandi manifestazioni, bloccate per impedire gli affari dei cosiddetti palazzinari. Guai a parlare di grandi opere, che dovrebbe essere un simbolo per collegare, unire, accorciare le distanze, invece diventano l’emblema del «non siamo in grado di realizzarlo”.

Eccola l’Italia.

Che si arrende ancora prima di combattere, che rimane ferma ai box e che non prova neppure a scendere in pista.

Il Paese nel quale la ricchezza e il benessere non sono obiettivo collettivo da raggiungere, un premio del lavoro, ma una colpa da nascondere.

L’invidia sociale come malattia mortale dell’italiano, come diceva Indro Montanelli. Ma alla fine i conti non tornano, per tutti, se nel turismo l’Italia non ha che un terzo degli occupati diretti della Germania.

E se il nostro Mezzogiorno, con i suoi innumerevoli patrimoni dell’umanità, più di tutto il Regno Unito messo insieme, incassa la miseria di 3 miliardi di dollari contro i 45 dell’Inghilterra.

Il turismo, ovviamente, non è che un aspetto di questa analisi, ma pure una perfetta cartina di tornasole.

Se non è il benessere, l’occupazione, la crescita e, sì, la ricchezza ciò che questo Paese vuole per se stesso, allora «siamo perfetti così».


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Quando i figli di papà ereditano i muri ma NON la mentalità

Oggi vorrei affrontare un argomento che mi sta “sullo stomaco” e chiarire una questione importante una volta per tutte.

Ma prima un paio di premesse dovute.

Come i vecchi del gruppo sanno, sono letteralmente NATO E CRESCIUTO in hotel.

Proprio così.

Ho passato i primi 25 anni della mia vita in trincea e ho gradualmente superato tutta la trafila da “giovane marmotta” a parte integrante della squadra.

Questo significa che nel tempo ho fatto TUTTI i passaggi, GRADINO per GRADINO.

Di seguito alcune delle mansioni di cui mi sono occupato in ordine cronologico (alcuni di voi ci sono passati senz’altro):

==> Mettere i buoni delle consumazioni del bar dentro le buste della main courante
==> Sintonizzare i canali tv dei vari paesi stranieri prima che arrivassero i gruppi a maggio
==> Assistere alle trattative telefoniche di mio nonno
==> Andare ad aprire le porte alle vecchiette che puntualmente dimenticavano la chiave dentro la camera OGNI GIORNO, OGNI SETTEMBRE
==> Regolare i livelli di ph e cloro in piscina e pulire i maledetti skimmer (si scrive cosi?)
==> Fare i check-in
==> Registrare le schedine
==> Portare le schedine cartacee in bici all’azienda di soggiorno (si, perché una volta NON esisteva l’alloggiati web)
==> Fare i caffè
==> Caricare i prodotti dei menu nei primi gestionali in dos
==> Fare i prezzi (ma qui siamo già più avanti)
==> Assistere gli organizzatori dei meeting per le esigenze di sala (ultimo ruolo ufficiale prima dell’uscita)

Ma non è “solo questo”.

Perché, al di là delle mansioni svolte, l’albergo è talmente casa mia che se chiudo gli occhi e penso ai primi ricordi che ho dell’infanzia, sento ancora l’odore del ferro caldo passato sulle lenzuola quando entravo in stireria.

Se sei troppo giovane per capire cosa intendo, sappi che una volta si stirava tutto “in casa” e l’outsourcing non sapevamo nemmeno cosa fosse.

Detto questo, a volte, non sempre, ma più di quanto vorrei, mi capita di essere contattato da “albergatori” sulla 40ina in piena sindrome da Peter Pan (tra 7 righe ti spiego cosa intendo).

Per me è facile capirli.

Tanto che quando mi raccontano la loro storia e la loro situazione, a volte non serve nemmeno che completino le frasi perché ho provato sulla mia pelle le stesse esperienze, le stesse emozioni, ho compiuto lo stesso percorso.

Ma, c’è un però.

Cioè che alcuni di loro NON sono VERI albergatori.

E’ vero, il background è lo stesso di quelli veri.

Ma il fatto che abbiano “visto cose” non significa che abbiano capito veramente come funzionano (anche se loro ne sono profondamente convinti).

Esattamente come aver visto tante partite allo stadio non fa di me un giocatore di serie A.

Ovviamente ci sono persone e persone e i motivi degli atteggiamenti possono essere diversi.

Alcuni sono stati tarpati dall’eccessiva autorevolezza dei genitori, altri per caratteristiche caratteriali, altri ancora per pigrizia o troppo amore per la “bella vita”.

E ti assicuro che se sommiamo tutte queste categorie arriviamo vicini al 50% del totale.

Ora, niente di male, per carità.

Ognuno è libero di fare quello che vuole nella vita e seguire le proprie inclinazioni.

Non tutti devono per forza AMARE l’hotel, come noi.

Anche perché, per contraltare, conosco decine di albergatori di seconda o terza generazione che hanno migliorato notevolmente l’hotel di famiglia o creato un piccolo impero.

Ma allora perché la cosa mi disturba così tanto?

Semplice, perché gli “albergatori sbagliati” sono stati un FRENO all’intero movimento.

Il fatto di essere stati a bordo piscina senza mai tuffarsi e lasciare che i genitori “tirassero la carretta” perché il ruolo di “figlio di” gli consentiva di avere tutti gli agi senza responsabilità, ha impedito agli hotel di crescere.

Perché è facile uscire in cabrio il sabato sera con gli amici quando la domenica mattina si rimane a letto fino a mezzogiorno mentre qualcun altro fa i check-out..

Ma ora che ormai i genitori sono passati a miglior vita, o hanno raggiunto un’età che non gli consente più di essere competitivi col mondo che cambia…

Sono CAZZI.

Scusa il francesismo, ma non saprei come dirlo diversamente.

Perché se a 40 anni ti ritrovi con un ruolo “imprenditoriale” senza aver mai preso una decisione in vita tua (no, scegliere il colore della camicia non vale) , è molto difficile cambiare.

E non puoi sperare che sia il babbino a decidere se devi partecipare ad un corso, investire in uno strumento o in una ristrutturazione.

Attenzione.

Con questo non voglio certo sminuire i vecchietti terribili della generazione precedente.

Perché a volte incontro 70enni che mi danno 4 giri di pista.

Il punto è che vengono da un’altra epoca.

E il mondo negli ultimi 20 anni è cambiato con una velocità tale che non gli ha consentito di aggiornarsi.

Ed è normale che sia così.

Solo che se tu che oggi hai 40 anni ti aspetti che uno di 70 possa consigliarti su temi di branding, copywriting, campagne AdWords, revenue e compagnia cantante…

Mi dispiace, ma SEI FUORI TEMPO MASSIMO.

Quindi i casi sono due.

O ti dai una svegliata ti guardi allo specchio, ti rimbocchi le maniche e accetti l’idea che il destino del tuo hotel dipende da te,

oppure ti fai dai parte e lasci che qualcuno più preparato, più determinato e più appassionato di te gestisca l’albergo al massimo del suo potenziale.

Nell’interesse TUO, del futuro del tuo hotel, della tua destinazione e dell’intero movimento turistico.

Perché ti do una notizia nel caso non te ne fossi accorto.

Il bengodi è finito da un pezzo e gli anni 90 sono un lontano ricordo.

E se non ti muovi ADESSO, e continui a “gestire” l’albergo come se i risultati fossero garantiti dal cielo, tra qualche anno anche gli inverni alle Mauritius diventeranno un miraggio, fiocco di neve.

Quindi Sig. arbitro, chiedo la sostituzione.

Fuori i BAMBOCCIONI, dentro gli Albergatori Pro.


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Revenue manager vs trader, competenze del futuro vs lavori del passato

Mi trovo a Bruxelles per parlare i con i progettisti dei fondi dell’unione europea.

L’obiettivo della trasferta (raggiunto) era capire meglio il funzionamento della struttura e ottenere un contatto diretto di una persona a cui fare riferimento per valutare determinati progetti legati a ristrutturazioni e formazione.

Detto questo, ovviamente da qualche parte si doveva dormire.

E siccome la trasferta è organizzata dall’unione europea, non abbiamo scelto noi l’albergo dove soggiornare.

Fatto sta che ci siamo trovati in un 4 stelle del centro, senza infamia e senza lode.

Ora, siccome sono malato proprio, appena arrivato al piano ho contato le camere, per capire come nasce una fila di 40 persone al ricevimento.

Presto detto.

Il nostro piano ha 58 camere.

C I N Q U A N T O T T O.

Ora facciamo due conti insieme.

L’hotel ha 8 piani.

8 x 58 = 564

Ipotizzando il classico indice di occupazione di 1,5 per camera da capitale europea, quando l’hotel ê al completo superiamo le 700 persone.

Quindi la fila ci può anche stare.

Facciamo altri due conti?

Con una retta media camera di 100 € e un’occupazione del 80% parliamo di un “alberghino” che viaggia sui 15 MILIONI l’anno.

Sai cosa vuol dire?

Vuol dire che se arriva un walk-in, e si fa la fila media con 40 persone davanti, da quando arriva a quando parla col ricevimento possono essere entrate 4-5 prenotazioni da altri canali (Booking, booking engine, mail, telefono)

E nel frattempo il prezzo potrebbe/dovrebbe essere cambiato.

E sai in cosa si traduce questo?

Che se un umano segue il revenue dell’hotel non ha diritto nemmeno a mangiarsi un piatto di pasta.

A meno che non usi un tablet come piatto per rimanere sul pezzo.

Ci siamo fin qui?

Bene, ora veniamo al trading.

Come sai negli ultimi anni ho collaborato con una software house.

Un esperienza formativa che mi ha trasmesso un’autentica passione-fissa per la digitalizzazione dei processi.

È una cosa difficile da spiegare, ma una volta che vivi quel tipo di ambiente non torni più indietro.

Infatti spesso mentre faccio una cosa a caso, mi chiedo come domani un software farà questa cosa al posto mio.

E occhio che ho detto COME, non SE.

OK, ma cosa c’ entra il trading?

Devi sapere che un mio ex collega, nonché uno dei miei migliori amici, 3 anni fa ha mollato tutto per trasferirsi a Tenerife.

Per fare il trader.

Per intenderci un trader è uno di quegli “esperti di borsa” che comprano e vendono valute, opzioni, azioni e commodities.

Ed esattamente come i revenue manager, passano tutto il giorno ad esaminare prezzi e oscillazioni di mercato per capire come e quando intervenire.

In pratica fanno lo stesso lavoro, solo che guadagnano tipo 10 volte tanto (i trader).

Ora il mio amico Tiziano Brunno è diventato fortissimo e collabora con un fondo di Chicago (ma non rompergli le palle in privato se hai meno di 100k da investire).

Ma l’aspetto divertente è che, paradossalmente, Tiziano NON ha raggiunto il suo obiettivo.

Infatti il suo piano originale era: sto al caldo tutto l’anno, lavoro due ore al giorno e passo il resto del tempo in spiaggia a fare surf.

Invece sapete come è finita?

Che Tiziano NON ha cambiato lavoro.

Ha solo cambiato software.

Ma sta sempre tutto il giorno ad aggiornare parametri e configurazioni per decidere:

==> Quando entrare (comprare)
==> Quando uscire (vendere)
==> Quanto sei disposto a perdere in una singola operazione (stop loss)

Esattamente come i revenue manager conoscono e lavorano ogni giorno coi vari gestionali.

Anzi, le società più solide e lungimiranti hanno già sviluppato un loro software che supporta i processi.

Ma quindi, cosa voglio dire?

Che i software sostituiranno due professioni “nuove” come revenue manager e trader?

Assolutamente no.

La strategia in entrambi i casi sarà SEMPRE frutto dell’intelligenza delle persone.

Ma l’applicazione no.

E tutto quello che oggi hanno in testa questi Professionisti finirà in un database e si tradurrà in un algoritmo.

Che applicherà le strategie, SISTEMATICAMENTE, mentre le persone vivono una vita normale.

Morale della favola?

Un Albergatore Pro deve conoscere tutti gli strumenti disponibili che possono aiutarlo ad applicare le strategie definite.

Con l’obiettivo di ottimizzare i ricavi liberando il tempo che oggi lo staff spende per compiere operazioni meccaniche.

In modo da riportare l’attenzione sul VERO mestiere di chi fa hotel.

L’OSPITALITÀ.


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Creazione di un brand - Rolex - caso studio trasversale

Come sai, qua sopra da anni affrontiamo quotidianamente le dinamiche legate ai fattori che determinano la creazione di un brand.

Ora, chi ha fatto il corso Albergatore Pro è tornato a casa con decine di case history ed esempi pratici dal mondo hotel.

Ma dato che noi siamo per la crescita dell’intero movimento, spesso e volentieri ci spendiamo per offrire spunti gratuiti anche a chi non ha (ancora) avuto la possibilità di partecipare ai nostri corsi.

Esaurita la prima premessa, ne faccio un’altra.

Una delle cose che consiglio da sempre ai miei studenti è quella di osservare altri settori per capire come le dinamiche legate al marketing seguano principi “trasversali” che restano validi a prescindere dall’oggetto del business.

Ovviamente l’obiettivo è pescare spunti da declinare al proprio hotel.

Personalmente lo faccio sempre.

E in particolare la mia attenzione ricade sempre sui brand (manco a dirlo).

Detto questo, per la lezione di oggi prendiamo spunto dal BRAND per definizione degli orologi di lusso a livello mondiale.

Rolex.

E nello specifico affrontiamo i fattori determinanti nella creazione del brand di uno specifico orologio.

Il Milgauss.

Lo faccio perché, pur essendo un orologio particolarmente apprezzato dagli appassionati, NON è tra i modelli più famosi.

Eppure.

Rolex ha messo tutta l’attenzione del caso nel marketing. (e se lo fanno loro che fatturano qualche MILIARDO di euro non vedo perché non dovresti farlo tu per il tuo hotel).

Ma vediamo insieme gli elementi che portano “un semplice orologio” a diventare un brand.

1) La storia: il primo modello di Milgauss nasce nel 1956 quando “alcuni scienziati si accorgono che per alterare l’affidabilità e la precisione di un orologio meccanico standard è sufficiente un campo magnetico da 50 a 100 gauss.”

Tuttavia, nel corso delle loro ricerche, gli scienziati entrano in contatto con campi magnetici d’intensità molto maggiore.

E tu? Qual è la storia del tuo hotel? Com’è nato? Perché hai deciso di fare l’albergatore? Perché hai deciso di lavorare con i clienti che hai scelto? (famiglie, coppie, business, ecc…)

2) Unicità: la soluzione presentata da Rolex per ovviare a questo problema fu il Milgauss, un orologio UNICO nel suo genere in grado di resistere ai campi magnetici (fermo li! se stai pensando che a nessuno serve uno orologio antimagnetico ricordami l’ultima volta che hai visto un tuo amico scendere in acqua a 300 metri di profondità con un submariner).

E il tuo hotel? Cosa offri di unico ai tuoi clienti?

3) Ingredienti magici: la prima innovazione che garantisce la resistenza alle interferenze magnetiche del Milgauss è costituita dalla campana posta all’interno della cassa Oyster.

Realizzata in speciali leghe ferromagnetiche selezionate da Rolex, ha il compito di avvolgere e proteggere il movimento.

Vetro zafiro verde: Realizzato con un metodo segreto sviluppato dopo anni di ricerca: UN PROCESSO COSi’ LUNGO E COMPLICATO DA NON AVER BISOGNO DI BREVETTO.

E nel tuo hotel? Quali sono gli ingredienti magici che rendono unica l’esperienza dei tuoi ospiti o le particolari procedure adottate? Quali sono i corsi che fai fare al tuo staff per offrire un valore aggiunto che altrove non si trova?

4) Nome che completa il processo di posizionamento: il Milgauss è grado di resistere a campi magnetici di 1.000 gauss (unità di misura dell’induzione magnetica): da qui l’origine del suo nome.

E il tuo hotel? Si chiama ancora con il nome di una tua bisnonna (pace all’anima sua) o con il nome della città preferita di tuo zio?

5) Certificazioni/attestati: Negli anni ’50, il CERN, laboratorio internazionale di fisica nucleare più rinomato al mondo, è stato anche uno dei primi istituti scientifici a confermare che il Milgauss è in grado di resistere a campi magnetici di 1000 gauss.

E tu? Hai ricevuto particolari riconoscimenti o attestati? Sei primo in una particolare categoria? Sei stato intervistato da radio, tv, giornali locali per qualcosa in particolare legato a come lavori?

6) RICONOSCIBILITÁ ISTANTANEA: pur perfezionandosi, il Milgauss è rimasto fedele alla propria eredità scientifica e alla propria identità unica.

Le linee pulite e l’inconfondibile LANCETTA DEI SECONDI A FORMA DI SAETTA color arancio, che trae ispirazione dal modello originale, lo rendono riconoscibile al primo sguardo.

E il tuo hotel? Ha un elemento distintivo che si porta dietro DA SEMPRE (o che si porterà), che lo rende immediatamente riconoscibile e diverso rispetto agli altri?

Bene, per oggi la lezione è finita.

Ma l’inverno è alle porte.

E ora ti do una brutta notizia.

Se lasci le slide del corso a riposare nella chiavetta, non produrranno risultati da sole.

Se vuoi fare il salto per passare dalla teoria alla PRATICA devi rimboccarti le maniche e APPLICARE.

Personalmente NON vedo l’ora di vedere i risultati.

P.S. Alla prossima edizione del corso premieremo il miglior Brand.

Daje!!


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Domande del sabato mattina

Sai dirmi perché in giro si pensa che “fare revenue” vuol dire soltanto vendere in B&B su bookingpuntocom??

Mi spiego meglio.

Posto che effettivamente l’oscillazione della tariffa tra minima e massima in B&B ha forbice più ampia.

Perché la maggior parte degli albergatori stagionali che vendono prevalentemente la settimana a pacchetto (HB, FB, all-inclusive) si disinteressano del problema tariffe come un eschimese si disinteressa delle creme solari???

Cioè per capirci.

“Fare revenue” in realtà non vuole dire vendere in B&B su Booking.

Vuol dire (e stiamo ancora semplificando) ottimizzare le tariffe di vendita.

Facciamo un esempio?

Un albergo al mare vende una settimana in pensione a completa a luglio a 67 € a persona e ha una media di 150 presenze al giorno.

Sai cosa succede se analizzate lo storico?

Succede che magari scopri che hai una media tra il 50% e il 100% di rifiuti per occupazione.

Tradotto: se hai 50 camere, significa che hai “detto no” a una media tra 25 e 50 richieste al giorno perché sei al completo.

E sai cosa succede se, con quel dato alla mano, alzi i prezzi di 3 € a persona?

Succede che i clienti sotto data prenotano comunque, perché la domanda è superiore all’offerta.

Poniamo che fai un 30% di conversioni sotto data.

Se 50 persone spendono 3 € in più, sono 150 € IN PIÙ al giorno.

Moltiplicalo per gli 80 giorni del picco di stagionalità.

Hai appena “trovato” 12.000 € sotto il cuscino.

E sei sempre tu, con lo stesso hotel.

Com’è sta storia?


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Scopri come sfruttare la mia fuga dai parenti per ricreare l'effetto Amazon sul tuo sito e portare i tuoi clienti a prenotare senza nemmeno accorgersene

Mentre scrivo mi trovo in Marocco, più precisamente a Casablanca.

Sono con mia moglie a trovare la sua famiglia e facciamo costantemente dentro-fuori casa tra commissioni, visite alla città e pranzi in famiglia.

Fisiologicamente questa routine non può durare più di un paio di giorni, altrimenti mi scoppia lo stomaco oppure rientro in Italia con un pallone aerostatico (solo che io sarei il pallone).

Così, per scampare all’overdose di pollo, cous cous e msmna (una specie di piada locale) ho pianificato la fuga prenotando un riad a Marrakech.

Il punto è che quando ho realizzato la necessità di scappare, ero totalmente lobotomizzato sul divano con gli occhi in 16/9 nel tentativo di digerire l’ultimo boccone.

Ora, lo so già cosa stai pensando.

Va bene tutto Gian Marco, ma..

Chemmefrega?

E invece ti frega, ti frega.

E ti spiego subito perché.

Perché nel preciso momento in cui ho deciso di prenotare, NON avevo la carta di credito con me.

E non sarei MAI riuscito ad alzarmi.

E quindi??

E quindi ho potuto prenotare con Booking solo perché i dati erano precedentemente salvati dalla mia precedente prenotazione.

Ora capisci qual è la lezione di oggi?

Viviamo in un mondo iperconnesso.

Gli stimoli sono infiniti, ma durano l’attimo di un respiro.

Per esempio, oggi se non avessi potuto prenotare SUBITO, mi sarei addormentato e al mio risveglio non avrei nemmeno ricordato il nome del riad di cui mi ero innamorato (non è vero ovviamente, ci ho messo quattro ore e l’ho scelto SOPRATTUTTO per il nome. Ma io NON sono normale).

E tu?

Hai un booking engine che permette a chi ti cerca di prenotare con un paio di clic?

E soprattutto.

Il tuo booking engine permette ai clienti di creare un account e salvare i propri dati per le prenotazioni future?

Perché se è così, hai due GRANDI vantaggi sul 99% dei tuoi competitor.

Infatti i tuoi clienti possono:

1) prenotare senza carta di credito quando non ce l’hanno;

2) prenotare in due clic (DUE!) senza dover ricaricare i dati (dati anagrafici e email) riproducendo il classico effetto AMAZON. Cioè quando il corriere suona il campanello prima che tu ti renda conto di aver comprato.

Oltre a questo:

🔥 solita guida STRATOSFERICA della destinazione;

🔥 consigli relativi alle attrazioni recensite dai tuoi amici su Facebook (!!).

Morale della favola??

Non c è niente da fare.

A soldi non ci si compete.

Ma anche per TUTTO il resto danno due piste a TUTTI i competitor.

Detto questo, noi NON ci arrendiamo.

E tu devi fare il possibile per rendere competitivo il tuo sito ufficiale.

Venderemo cara la palle.

Stay Pro!


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Il Target di Albergatore Pro

Scorsa settimana ho avuto l’occasione di incontrare molti di voi personalmente, in fiera.

Alcuni li conoscevo già, altri ormai sono amici, con altri ancora ci siamo incontrati per la prima volta. (per me è sempre un piacere stringere la mano a qualcuno che conosco solo on-line).

Detto questo, una delle domande più ricorrenti che ho ricevuto dai nuovi, è relativa al target di clienti con cui lavoriamo.

Per chiarirci, la domanda tipo è:

“Io ho un hotel con 100 camere a Milano, i vostri corsi vanno bene per me?”

Oppure

“Io ho un hotel di 8 camere in Val Gardena, ha senso per me prendere il servizio X?”

Così, al di là delle risposte specifiche che ho dato ai singoli, colgo l’occasione per rispondere a tutti coloro che avessero gli stessi dubbi.

Ma prima facciamo una premessa.

Tecnicamente Albergatore Pro è quella che si definisce un’azienda B2B: business to business.

Tradotto: è un’azienda che vende ad altre aziende (e NON a privati).

Ma questo è vero solo sulla carta.

Perché nei fatti, anche se i nostri clienti hanno la caratteristica comune di avere un hotel e una partita iva con cui scaricare la fattura che gli facciamo, il nostro target NON sono gli hotel.

Sono gli Albergatori (Non è un caso il nome “Albergatore Pro”).

E a livello ancora più alto il nostro target sono LE PERSONE.

“Ok, Gian Marco ma dato che qua non facciamo filosofia, questo cosa significa IN CONCRETO?”

Significa che non conta niente quante camere ha il tuo hotel, se hai una sala congressi, se i tuoi clienti sono famiglie o aziende.

Non conta se il tuo hotel è sul mare in Calabria o sul cucuzzolo di una montagna in Val d’Aosta.

Quello che conta SEI TU.

Perché il nostro mondo parte dalla convinzione che “un’azienda può crescere nella misura in cui cresce la persona che la guida.”

Quindi, quello che conta davvero è LA TUA MENTALITA’.

La tua voglia di metterti in discussione, la tua voglia di sfidare te stesso e lo status quo.

La tua voglia di studiare, impegnarti e lavorare di più, per salire ad un livello superiore.

Perché senza queste caratteristiche NON SI DIVENTA Pro.

Non bastano i corsi, non servono gli strumenti. Non contano gli attestati.

Per compiere la trasformazione serve la tua voglia di stravolgere i tuoi metodi e il tuo modo di pensare.

Per stravolgere i tuoi risultati.

Niente più delegare senza conoscere, niente “persone che fanno il lavoro al tuo posto”.

Il patto è questo.

Tu ci metti la tua ambizione e i sacrifici che sei disposto a fare per raggiungere i tuoi obiettivi.

Noi ci mettiamo le informazioni e ti presentiamo i professionisti che ti servono per completare la trasformazione.

Quindi, ora che conosci la nostra filosofia, hai due possibilità.

Se decidi di sposare la causa sappi che Albergatore Pro è anche casa TUA. Continua a seguirci e condividi il gruppo solo con persone della tua stessa pasta.

Se invece pensi che la sfida sia troppo per te e preferisci la “pappa pronta”, continua a cercare e sicuramente sul web troverai il tuo “distributore automatico di bacchette magiche”.

P.S. nella foto un signore che ha fatto della dedizione e dell'”hard work” il suo marchio di fabbrica


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Se sei una destinazione, ti puoi permettere di fare quello che vuoi?

A novembre, come sempre negli ultimi anni, andrò finalmente in vacanza anch’io, e, come sempre, la mia destinazione saranno gli Stati Uniti.

Le mie vacanze negli USA sono itineranti, macino circa 5-6 mila km e giro una decina di alberghi in poco meno di 3 settimane.

Quest’anno percorrerò la metà di Route 66 che mi manca, la parte che da Chicago arriva a sud ovest in New Mexico, e ho scoperto che passerò proprio davanti all’hotel più vecchio della “Mother Road”.

Si chiama Wagon Wheel Motel e si trova a Cuba (no, non l’isola, ma la famosissima cittadina del Missouri), ha 19 camere, ha aperto i battenti nel 1938 e da allora non ha mai chiuso.

Ora, la caratteristica unica di essere il più vecchio motel della strada più famosa degli Stati Uniti, lo mette nella posizione di acquisire clienti senza fare marketing, perché è un dato oggettivo e chi oggi vuole percorrere la Route 66, non può permettersi di non fermarsi qui.

Ovviamente non è su buching, anzi, se cercate “Wagon Wheel Motel”, il primo risultato è comunque di buching, peccato però che faccia riferimento al Wagon Wheel Inn in Massachusetts, che, per chi non fosse pratico di geografia statunitense, è a 1.800 km di distanza.

Chissà in quanti si saranno sbagliati.

Ora, io vorrei tanto prenotare e, sorvolando sul sito www.wagonwheel66cuba.com che fa pietà (ma tanto chi lo visita ha già fatto la sua scelta), non è presente neanche un booking engine, c’è solo un form di richiesta informazioni da compilare.

Non solo.

Tra i vari campi da riempire, in uno bisogna indicare i dati della carta di credito!

E certo, metto i miei dati su una pagina non https.

Ma non demordo, provo almeno a chiedere informazioni, magari quando vado non c’è neanche posto e mi sto arrabbiando per niente.

Decido quindi di mandare una banalissima mail con scritto:

“Hi, there’s a 2-XLong full beds room available for sunday 12 november night?

Thanks, best regards.

Daniele from Italy”

Sapete qual è la stata la risposta?

YES

E basta!

Una mail vuota con scritto “YES” e basta!

All’inizio credevo fosse una mail di spam, dato che non era incluso il testo della mia mail.

Ora, io in quel motel ci voglio andare, e in un modo o nell’altro prenoterò senza che degli hacker mi svuotino il conto in banca, ma mi ha fatto ragionare sul fatto che più il brand è forte, meno sforzi devi fare in tutti gli altri campi.

Ovviamente qui siamo in un caso estremo da non seguire, e purtroppo quasi tutti i motel storici delle Route sono messi così, ma se dovete devi priorità a qualcosa, sai dove buttarvi.

Che poi qui ogni tanto c’è un tale Gian Marco che parla di brand, magari da retta anche a lui


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Bookingpuntocom, neuromarketing e scelta della categoria

Dato l’interesse sollevato dal post di ieri, mi sento di aprire una parentesi per chiarire un paio di cose.

Ma prima, per chi si fosse distratto, facciamo un breve riepilogo.

In pratica, secondo l’articolo in questione, essere primi su bookingpuntocom NON CONTA.

O almeno non tanto quanto si potrebbe pensare.

Questo perché “analizzando l’elettroencefalogramma e l’eye-tracking, ossia i movimenti dell’occhio durante la navigazione, il neuromarketing svela che

“quando si avvia una ricerca sul sito di una OTA e si controllano i primi risultati – l’emozionalità dell’utente è piatta”.

In conclusione:

“gli studi dimostrano che l’emozionalità dell’utente si risveglia nel momento in cui si si applicano i filtri – precisa l’esperto -, ed è lì che è possibile convertire, ottenendo la prenotazione”.

Ora facciamo a capirci.

Se sei su Albergatore Pro, sai che noi abbiamo un approccio al marketing molto poco new age e MOLTO TRADIZIONALISTA.

Questo non significa necessariamente che io consideri il neuromarketing una puttanata (non del tutto almeno)

Semplicemente lo considero un nome nuovo per dimostrare principi VECCHI come il mondo (del marketing).

Cioè che un utente NON reagisce di fronte ad una VASTA offerta INDIFFERENZIATA.

Ed è invece molto più reattivo di fronte ad un offerta SPECIFICA per le sue esigenze.

Perché sai cosa dimostra questo studio “innovativo” in realtà?

Che alla fine si torna sempre al punto di partenza.

AL POSIZIONAMENTO

Cioè che finché l’utente non seleziona, tramite i filtri, i parametri e soprattutto la CATEGORIA di hotel più adatta ai suoi bisogni, i suoi neuroni NON reagiscono.

Che tradotto per chi è ignorante come me significa soprattutto una cosa:

NON PRENOTA.

E questo per chi ci segue da un po’ è tutto meno che una novità.

Perché lo diciamo da ANNI.

Ciò detto, per confutare la tesi iniziale, io dico che invece ESSERE PRIMI SU BOOKING CONTA ECCOME.

Perché una buona fetta di clienti NON ha esigenze specifiche di soggiorno e adotta il qualità-prezzo come principale parametro di scelta.

Soprattutto in destinazioni con indice medio di soggiorno basso (1-2 giorni) e grande offerta INDIFFERENZIATA (in destinazioni ULTRA competitive).

Quindi sto dicendo di arrendersi e darla vinta agli adoratori del culto del PREZZO?

Assolutamente no.

TUTTO IL CONTRARIO.

Sto dicendo che mentre la STRAGRANDE maggioranza degli albergatori si da battaglia per conquistarsi la grande maggioranza dei clienti senza particolari esigenze e budget low cost, DEVI ANDARE DALLA PARTE OPPOSTA.

Devi fare un’analisi della tua destinazione, una scansione delle categorie e capire QUALE PUOI DOMINARE.

Cioè quale categoria (nell’immagine se ne vedono alcune) NON ha ancora un leader riconosciuto.

Ok, ora so già costa stai pensando.

“Come faccio a riconoscere il leader?”

Facciamola semplice: il leader di una categoria ha un’identità FORTE supportata da CENTINAIA DI RECENSIONI e una brand reputation sopra il 9.

“E se trovo una categoria senza leader o con un leader attaccabile?

Se la trovi, se trovi una nicchia scoperta, hai fatto la parte più importante del lavoro.

A quel punto non ti resta che creare il TUO BRAND con lo scopo di prenderti la categoria che hai scelto e DOMINARLA.

Risultato?

Niente più battaglie di prezzo ma una nicchia di clienti disposti a pagare di più per prenotare il TUO hotel.

Bene, per stasera da Riccione è tutto.

Tanti saluti ai neuromarketer.


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