4 Hotel: Tokyo edition

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4 Hotel: Tokyo edition

In un anno in cui abbiamo purtroppo potuto viaggiare poco, ho avuto la fortuna di visitare per la prima volta il Giappone.

Sono stato a Tokyo a febbraio, praticamente sulla sirena, perché poco dopo il mio rientro in Italia, tutti i voli sono stati interrotti.

Proprio per questo, ho voluto approfittare di questi giorni di vacanze natalizie in casa, per ricordarmi quanto è bella la vita normale e, soprattutto, per riassaporare l’esperienza che ho vissuto nei diversi alberghi del Sol Levante.

Ma siamo pur sempre su Albergatore Pro, so che a nessuno interessano le diapositive delle vacanze, ma chi mi conosce sa che sono sempre molto pragmatico e anche con un contest come “4 Hotel: Tokyo edition“, potrai far tesoro dei miei consigli per il tuo albergo.

Come nella trasmissione da cui ho preso spunto per il nome, ho soggiornato in 4 hotel, ma di tipologie molto diverse tra loro:

  • una tipica locanda giapponese
  • un capsule hotel
  • un hotel olografico
  • uno smart hostel

Ho scritto su di ognuno una recensione, giudicando con un voto gli aspetti di: posizione, accoglienza, camera, colazione, servizi, Wi-fi e prezzo, riassumendo l’esperienza generale con un voto complessivo.

Ma non è tutto, oltre alle recensioni ho creato una sezione con gli spunti interessanti che puoi declinare in un qualsiasi hotel in Italia, perciò continua a leggere anche dopo le recensioni!

In ultimo, troverai anche le recensioni video, registrate direttamente a Tokyo sull’onda dell’entusiasmo e, ahimè, del check-out.

Ti consiglio di leggere prima l’articolo, perché a mente fredda e con tutto il tempo del mondo, sono riuscito a descrivere meglio e a correggere le mie dichiarazioni a caldo.

Sono sicuro che ti ho già incuriosito abbastanza e non vedi l’ora di leggere com’è andata e cosa puoi replicare nel tuo hotel, e allora allacciati le cinture, si parte!

Foto alla partenza per Tokyo, da confrontare con quella del ritorno alla fine della pagina

Prima di partire con la gara, faccio una piccola precisazione.

So che ti starai chiedendo:

“Daniele, ma come mai sei andato proprio in Giappone?”

La cultura giapponese mi ha sempre affascinato, come molti, sono cresciuto con i loro robottoni e cartoni animati (ma guai a chiamarli così, sono i cosiddetti anime) e la mia passione per la tecnologia si sposa con la loro continua innovazione (il nome Nintendo dovrebbe essere abbastanza auto esplicativo).

E a proposito di tecnologia, scoprirai un aneddoto interessante nella recensione dell’Henn na Hotel di Ginza

Ammetto però, che la mia prima passione sono gli Stati Uniti, che ho girato in lungo e in largo per 9 volte, durante l’ultimo viaggio ho anche recensito 2 tra gli alberghi più smart e particolari d’America: lo Yotel e il Moxie Hotel, entrambi a New York.

Era quindi giunto il momento di voltare pagina e fare qualche migliaia di chilometri nella direzione opposta per scoprire l’influenza della storia che ha plasmato la cultura giapponese sin dall’antichità.

Quindi non indugio oltre ed inizio subito con il primo “hotel” concorrente in gara, il…

Ryokan Kamogawa

Un solo aggettivo: tipico

I ryokan sono le tipiche locande in stile giapponese classico, ovvero: tatami, futon e onsen, se dovessi riassumere il concetto in tre parole.

Se non hai mai sentito questi termini, te li posso tradurre in: pavimento in pannelli di paglia intrecciata, materasso arrotolabile steso a terra e vasca con l’acqua calda.

Faccio il mio esordio ed entro nel ryokan abbassando la testa per evitare la classica tendina ad altezza occhi, e schiacciando il pulsante che apre la porta scorrevole (niente fotocellule). Saranno due cose che mi accompagneranno per tutto il viaggio.

Mi accoglie l’anziano gestore dotato di mascherina chirurgica (siamo a febbraio 2020, l’inizio della maledetta pandemia coronavirus), che parla un discreto inglese e mi invita a scrivere a mano i miei dati su una scheda di registrazione ingiallita dal tempo.

Finite le operazioni di rito, chiedo consiglio su dove cenare, nonostante abbia studiato da mesi TripAdvisor, preferisco sempre chiedere un secondo parere ai local.

Al che, il nonnino sfodera inaspettatamente un tablet in cui mi indica un paio di posti approvati personalmente da lui e il relativo percorso per arrivarci.

Più facile di così

Scelto il posto che offre la cena più tipica, entro in camera e mi imbatto subito in una scarpiera con i tipici zoccoli di legno giapponesi, detti geta, che mi fanno calare ulteriormente nello stile di vita orientale.

Un foglio delle istruzioni spiega ai baka gaijin (stupid foreigner) come me, che sono da utilizzare negli spazi comuni dell’albergo ma NON in camera perché, si sa, in casa si sta scalzi.

Ho scelto la tipologia superior, che prevede due ambienti separati.

Nella “zona giorno” trovo il classico tavolino basso giapponese, la finestra ovviamente scorrevole e, una cosa che ho trovato molto carina, lo scalda vivande con l’acqua già bollente, mi sono così potuto subito godere un tipico (sì, userò molto spesso il termine tipico) tè verde giapponese.

In bella vista, il libro delle informazioni, di vitale importanza perché spiega come si usa il telecomando dell’aria condizionata, dato che ha solo pulsanti in ideogrammi, altrimenti sarei dovuto andare a tentativi.

Se posso però dare un consiglio al nonnino, avrei messo le foto dei due tipi di telecomandi una di fianco all’altra, perché altrimenti chi non gira pagina (come me) si deve scervellare per cercare di applicare le istruzioni di un telecomando di un modello diverso.

Lo so, è una cosa molto stupida, ma ci ho perso 20 minuti, che dopo 14 ore di viaggio equivalgono almeno a 120.

Un po’ come quando ti accorgi che dietro al foglio del compito in classe ci sono altre domande

In dotazione c’è anche una yukata, la tipica vestaglia giapponese, obbligatoria per il classico selfie (ovviamente anche io non sono stato da meno, ma non lo pubblicherò…).

Certo, metterla dentro al cesto del brico rovina un po’ la magia, ma ci accontentiamo.

Il fiocco l’ho disfatto io e non sono più riuscito a rifarlo

Ovviamente non può mancare anche tutto il necessario per la cerimonia del tè.

In bagno trovo le ciabatte da bagno (che hanno senso dato che in camera si gira scalzi), il tipico water tecnologico con, cosa molto interessante, un lavabo sopra la cassetta, che serve per riempire la cassetta stessa.

Quando si tira lo sciacquone, ci si può così lavare le mani senza sprecare acqua perché verrà usata per lo scarico successivo.

Mi è piaciuta molto questa soluzione perchè permette di evitare un enorme spreco d’acqua, che è sempre cosa buona e giusta.

Magari una retina sopra il buco l’avrei messa

Infine la “zona notte”, ovvero il futon per terra e nient’altro.

Non l’ho trovato particolarmente scomodo perché ho il materasso di casa molto duro, ho solo avuto problemi con il caldo perché non è previsto il lenzuolo o una coperta leggera, ma solo il piumone insacchettato, quindi o crepi di caldo o di freddo.

Il ryokan non è un vero ryokan senza il tipico onsen giapponese.

Qui ce n’è uno abbastanza piccolo, ma ha l’enorme vantaggio di essere prenotabile per l’uso esclusivo come ho fatto io (l’idea di dover condividere la vasca con altri turisti nudi, non mi attira molto).

Concludo con l’ultima cosa tipica giapponese: la colazione.

Essendo una piccola locanda, la colazione va ordinata il giorno prima, specificando se si vuole quella giapponese o quella western style, quella che per noi cowboy è considerata normale.

Ed ora… i voti!

La maglia dell’Atari me la sono portata da casa

Posizione: il ryokan Kamogawa si trova nel quartiere Asakusa (si legge Asaxà), forse il quartiere più storico e tipico (ok, questa è l’ultima volta che lo scrivo) di Tokyo, ci sono templi, statue e negozietti dietro ogni angolo.

E’ il miglior punto di partenza per chi visita il Giappone per la prima volta, racchiude esattamente tutto quello che ci si aspetta di trovare.

Voto 8

Questa è stata la prima cosa che ho visto appena sono “emerso” dalla metropolitana

Accoglienza: super promossa. Ho avuto a che fare con entrambe le persone in reception (non credo ce ne fossero altre) e tutte e due sono state sempre molto disponibili e abbiamo comunicato in un inglese abbastanza fluente, cosa non assolutamente scontata in Giappone.

Durante la mia passeggiata esplorativa serale, mi è capitato di incrociare l’anziano gestore che, forte del fatto che mi aveva consigliato il posto in cui andare a cena, ci ha tenuto ad accompagnarmici personalmente, per evitare che mi perdessi nei vialetti tutti uguali e diventassi io causa di disonore per lui.

Questa è l’essenza giapponese, il “sentirsi in obbligo” di aiutare il prossimo, motivo per cui quando chiedi informazioni per strada, tutti scappano perché sono moralmente costretti a scortarti fino al raggiungimento della tua destinazione.

Come ulteriore gesto, mi ha anche concesso il late check-out alle 11.00 anziché alle 10.00. Sembrerà poco ma l’ora in più è stata di vitale importanza per poter registrare la video recensione (la trovi in fondo alla pagina).

Voto: 9

Non ho foto della reception, spero che TripAdvisor non si arrabbi

Camera: anche in questo caso è esattamente come me l’aspettavo: tatami, tavolino basso, bagno tecnologico e futon.

Mi ha fatto molto piacere aver trovato il servizio per la cerimonia del tè con l’acqua già calda, e mi è stato molto utile il manuale di istruzioni.

Il bagno è un po’ piccolo e senza finestra, ma tutto sommato funzionale, soprattutto perché la zona wc è divisa dalla zona doccia, in modo da poter usare il bagno in due contemporaneamente.

Da sottolineare il tocco “green” del lavabo che utilizza l’acqua destinata a caricare la cassetta del wc.

Soddisfacente anche la zona notte, unico neo del futon, l’assenza di coperte “intermedie”: o piumone o niente.

Voto 7,5

Futon lenzuola-less con piumone insacchettato

Colazione: promossa a pieni voti anche lei, proprio tip…, ehm, classica giapponese.

Purtroppo non ricordo i nomi dei piatti, ma paragonata a tutte le colazioni successive, è stata la più completa e tradizionale.

Voto: 8

There’s no cappuccino today

Servizi: il valore aggiunto è sicuramente l’onsen, non presente in tutti i ryokan, specialmente quelli in zone centrali di Tokyo come Asakusa.

E’ abbastanza piccolo ma ha il super vantaggio di essere prenotabile, fare un bagno da soli (o con i propri compagni di viaggio) non è una cosa assolutamente scontata, e per chi è un esordiente totale come me, la privacy è sempre molto apprezzata.

Voto: 8

Piccolo onsen, tanta privacy

Wifi: sicuramente un aspetto da considerare, dato che la maggior parte, se non il 100% delle persone che alloggiano qui, sono straniere e hanno bisogno di una connessione internet.

La connessione è mediocre, non velocissima né stabilissima, ma in compenso è facile collegarsi perché non è protetta da password.

Non viene quindi utilizzato alcun tipo di email marketing, ma non penso sia un problema che il nonnino si pone, dato che nel sito web antico come la dinastia imperiale giapponese, la sezione Reservation è un link a Expedia…

Male male.

Voto: 6

Prezzo: ho pagato per una notte 20.000 yen (circa 170 €), più 1.600 (circa 15 €) di colazione (che però mi è stata offerta dal gentile nonnino).

Un prezzo assolutamente onesto e inferiore a quello degli altri ryokan di Tokyo.

Voto: 7

Conclusioni: il ryokan Kamogawa di Asakusa offre esattamente tutto quello che ti aspetti da una tipica locanda giapponese.

Prima di prenotare qui, ho scandagliato tutta Tokyo e questo è stato il miglior rapporto qualità/prezzo, con media voto di 9.0 su Booking e 4 palle e mezzo su TripAdvisor.

Ci tornerei? Assolutamente sì, straconsigliato.

Voto complessivo (non è una media) 8

Neanche il tempo di smaltire il fuso orario, che è già ora di rifare i bagagli e, pur spostandomi di qualche centinaia di metri, di cambiare completamente concept.

Perchè vado al…

9 hours capsule hotel

Il complesso conta 9 piani giapponesi, cioè 8 piani italiani, perché in oriente il pian terreno è considerato il primo piano.

9h hours, capsule hotel tokyo asakusa
9 hours = 9 floors

Nine hours è una catena che conta 10 hotel a Tokyo e altri 6 sparsi in tutto il Giappone, si chiama così perchè è previsto che il soggiorno duri 9 ore:

  • 1 ora per fare la doccia e prepararsi per la notte.
  • 7 ore di sonno.
  • 1 ora per le operazioni mattutine.

E’ un brand con un’identità unica ed eccezionale, il cui posizionamento inizia già con il nome (come da manuale).

Se dovessi fare una critica, consiglierei di lavorare meglio sul logo, decontestualizzato non rende l’idea, il 9 scritto così potrebbe sembrare una g.

Istruzioni consegnate al check-in

Contro ogni previsione, la reception è all’ultimo piano, dove ci sono anche gli armadietti e i bagni per gli uomini, l’ottavo piano invece è ad uso esclusivo delle donne, che hanno anche un ascensore dedicato.

Gli altri 6 piani sono equamente divisi tra uomini e donne.

Uomini da una parte, donne dall’altra

Il check-in è piuttosto rapido e avviene tutto tramite iPad, in cui ho dovuto digitare io il mio nome, tattica intelligente per evitare ogni problema derivante dalla barriera della lingua.

Mi viene data una card in cartoncino appena stampato, con un qr-code che sarà la chiave del mio armadietto e delle porte delle zone in cui sono autorizzato ad accedere, i loculi invece non hanno (ovviamente) alcun tipo di chiusura.

L’armadietto non è proprio grandissimo e, soprattutto, se c’è già un’altra persona che sta accedendo a uno di quelli di fianco o di fronte, non è fisicamente possibile passare, bisogna aspettare che finisca.

Studenti con la classica divisa scolastica che si vedono sempre nei cartoni animati

Mi viene inoltre data una borsina brandizzata contenente:

  • Asciugamani
  • Ciabattine
  • Spazzolino e dentifricio
  • Pigiama
Ovunque si può, mettere sempre il logo

Da vero principiante, credevo che il pigiama fosse una sorta di divisa obbligatoria, salvo poi notare la mattina dopo che non tutti lo indossavano…

Il motivo è presto spiegato: questo genere di hotel è pensato per far dormire chi lavora a Tokyo e abita fuori città, quando perde l’ultimo treno della sera ed è impossibilitato a tornare a casa.

Trovandosi quindi in giacca e cravatta, ha bisogno di un pigiama per dormire.

Ma anche chi, banalmente, fa serata fino a tardi e logisticamente non gli conviene mettersi in macchina o in taxi per poi ritornare in città dopo poche ore.

Motivo per cui gli armadietti servono giusto per appoggiare vestiti e scarpe, non un bagaglio a mano e tutti gli acquisti della giornata…

Pessimo momento per ricordarsi di prendere il passaporto dallo zaino

La receptionist mi avvisa inoltre che se decido di stare più di una notte, devo comunque fare il check-out la mattina.

Ogni giorno è necessario liberare la capsula entro le 10 (l’armadietto si può tenere) e bisogna tornare a rifare il check-in dalle 14.00 fino a mezzanotte.

Tutto ciò per facilitare le pulizie, che, suppongo, saranno già abbastanza complicate così, figuriamoci con la gente che gira intorno e lascia la propria roba dentro.

“Capsule” è un modo alternativo di dire “loculi”, anche conosciuti come “quelli di Matrix”

La mia è la 622, ho chiesto “il piano rialzato” senza nessun motivo in particolare, ma ho preferito dormire sopra come nel letto a castello, anche se fare quei 4 gradini e buttarsi dentro il bozzolo, non è una cosa agilissima.

E adesso… le pagelle!

Posizione: il quartiere è sempre Asakusa come ieri, non ripeto quindi il giudizio, l’unica cosa che aggiungo, è che sì è molto carino, però alla sera quasi tutto chiude alle 8.

Diventa un problema anche solo andare a mangiare fuori, ma posso garantire che dopo essere stato in giro a piedi dalla mattina, alle 8 ero già mangiato e dentro al pod.

Voto: 8

Camera/capsula/loculo: contro ogni previsione è abbastanza comoda, più comoda del futon su cui ho dormito ieri.

Il lato negativo è che fa un po’ caldo, ma dopo un po’ ci si abitua, la temperatura percepita è accettabile e non ho avuto problemi di surriscaldamento come la notte precedente.

No, la tv non c’è

Nel complesso ho dormito abbastanza bene, non mi sento di lamentarmi di alcun aspetto, se non qualche botta che ho dato ogni tanto girandomi, perché ovviamente non essendo abituato a dormire in un loculo, non ho le misure.

So che a molti può mettere ansia o attacchi di claustrofobia alla sola vista, ma posso garantire che da dentro è più grande di quel che sembra.

Credo però che ci sia un problema di rumorosità notturna, come in tutti gli ostelli del resto, ma essendo dilaniato dalla giornata da turista, ho dormito come un sasso e il problema l’ho lasciato agli altri, dato che io russo della grossa.

Voto: 7

Finto sorriso da #nonhoancorarecuperatoiljetlag

Accoglienza: il check-in è stato veloce e gradevole, salvo qualche difficoltà per chiedere un cuscino in più…

Ho dovuto aspettare un manutentore che lo venisse a prendere dal ripostiglio dietro la reception e che mi accompagnasse personalmente fino alla mia capsula, quando bastava che la receptionist si girasse e me lo porgesse gentilmente.

Un po’ lungo anche il check-out a causa di un’inaspettata scarsa conoscenza dell’inglese, che mi ha fatto apprezzare ancora di più il nonnino di ieri.

Il mio unico desiderio era avere una ricevuta, ma le parole bill, check, receipt, invoice, printed paper, non hanno sortito alcun effetto per circa un quarto d’ora…

Poi all’improvviso l’illuminazione da parte di una delle due recepionist che mi ha congedato con un: “We will send you by mail“.

Me ne sono così andato senza alcuna speranza, ho così preferito mandare una mail di reminder e il pdf mi è arrivato veramente!

Voto: 5

Al netto del fuso, ci hanno messo “solo” 2 ore

Colazione: l’hotel è convenzionato col bar stile Starbucks che affaccia proprio sul viale al pian terreno, sono inclusi una bevanda e una pasta, quindi oggi colazione western style.

E’ una soluzione che ci sta perché chi dorme qui, ha bisogno di una colazione veloce.

Voto: 6

Finto sorriso #comequellodellafotoprima

Servizi: la pulizia è da 10 e lode, c’è sempre qualche addetto in bagno che pulisce, ho trovato veramente una candore estremo, sia nei lavandini che nelle docce e nei servizi.

E’ tutto veramente splendente e igienizzato.

C’è anche una piccola lounge comune, dove ci si può sedere al tavolo e, nel mio caso, registrare la video recensione (la trovi in fondo alla pagina).

Non però senza difficoltà, perché essendo l’unica area comune, ogni 5 minuti si affacciava qualcuno che voleva entrare, ma poi vedendo il cavalletto e io che parlavo alla camera, si scusava e andava via.

Devo dire che mi sono sentito abbastanza in colpa a monopolizzare l’unica area in cui si poteva sedere e respirare in pace, ma il lavoro è lavoro e i giapponesi lo sanno bene!

Non manca la “palestra” se così si può chiamare una saletta con due tapis roulant, ma per questa tipologia di soggiorno coi minuti contati, incastrarci un allenamento e relativa doccia, è veramente complicato.

E anche parecchio.

Un’area del genere la convertirei sicuramente in una lounge comune per liberarsi dalla sensazione di oppressione che pervade negli stretti corridoi.

Voto: 6,5

Wifi: la connessione è fondamentale per una struttura dal concept smart come questa e infatti funziona molto bene.

E’ molto veloce ed è solamente protetta da password, quindi anche in questo caso, nessuno strumento di email marketing.

Correggo la video recensione, dove affermo che sul sito non c’è la possibilità di prenotare direttamente, perché ricontrollando adesso, è invece presente un booking engine.

Probabilmente hanno visto la mia critica e hanno rimediato!

Voto: 7

Infografica sul sito a prova di bambino

Prezzo: 3.168 yen per l’esattezza, ovvero 25 euro.

25 euro per dormire con compresa la colazione è assolutamente un prezzo giusto e onesto, considerando soprattutto che siamo a Tokyo.

Voto: 7

Conclusioni: mi è piaciuto molto l’ambiente nuovo, pulito e minimal, assolutamente nulla da dire, tutti aspetti che lo promuovono a pieni voti.

L’unico punto negativo, e parlo di unico perché non ho assolutamente null’altro da criticare, sono gli spazi veramente ridotti.

Non tanto quello della capsula, come potresti pensare, una volta entrati si sta comodi e ci si sente “protetti”, intendo proprio l’impossibilità di fare qualsiasi altra cosa che non sia dormire.

L’armadietto è troppo piccolo e non ci entra una valigia normale, ho dovuto lasciarla su una mensola completamente incustodita.

Nell’armadietto c’è stato giusto il mio zaino, ma comunque tutto abbastanza stipato.

Inoltre, nello spogliatoio non c’è né un tavolo né una sedia dove potersi appoggiare un attimo, bisogna fare tutto al volo o per terra.

Avrei sicuramente apprezzato un angolo con un tavolino dove potersi organizzare e fare/disfare la valigia, dato che non è possibile farlo da nessuna parte.

Mi ha pesato molto di più la mancanza di un po’ di spazio negli ambienti comuni, che non nella capsula.

Ma a mente fredda, posso dire di essere in torto perché sono io a non essere un cliente in target, perché è tutto pensato per chi deve solo fare un sonnellino o per chi non riesce a rientrare a casa e quindi non ha bagagli.

Tutto sommato è un’esperienza che consiglio, a patto di non avere bagagli al seguito, ma se sei solo di passaggio come me, ti svelo un “trucco” che ho adottato per visitare il secondo ostello in gara…

Più che trucco, è l’uovo di Colombo… Dato che costa così poco dormirci, tanto vale andarci un giorno in cui stai già soggiornando in un altro hotel, così lasci lì i bagagli e ti porti dietro solo uno zaino.

Anche le recensioni su TripAdvisor e Booking sono molto buone, dove si aggiudica 4 palle e mezzo e un bell’8,6.

Voto complessivo (non è una media) 7

Dopo le esperienze nelle due nuove (per me) realtà, mi dirigo in un hotel quasi normale…

Quasi normale perchè in reception mi aspettano degli ologrammi!

Sto parlando del…

Henn na Hotel Tawaramachi

Hen’na in giapponese significa strano, aggettivo assolutamente azzeccato per descrivere cosa ho provato appena varcata la soglia di ingresso.

Eh sì, perché non c’è un umano ad attendermi in reception, ma un ologramma, anzi, tre!

Maggiordomo, dinosauro o ninja?

Anche questo hotel fa parte di una catena che conta 10 strutture in tutto il Giappone, di cui 2 a Tokyo: questo appena aperto nel quartiere di Tawaramachi, a Ginza invece uno dei primi aperti, dove invece mi imbatterò in receptionist cyborg.

Non nascondo che questo è stato il momento più atteso del viaggio, sia per la curiosità, sia perché non sapevo cosa aspettarmi dal ninja (ho scelto lui).

Come spesso capita, la reception non è al pian terreno ma al primo piano (ovvero al secondo piano giapponese) e appena entrato, l’effetto WOW di ritrovarsi uno schermo grande come tutta la parete con degli ologrammi che si muovono e parlano, mi stampa in faccia un sorriso a 32 denti.

A completare l’atmosfera, dei rilassanti rumori di bolle e campanelli in sottofondo e un proiettore che, seguendo i passi di chi cammina, proietta sul pavimento una scia di cristalli di ghiaccio.

Sono però le 11.00 e non si può fare il check-in prima delle 15.00, così mentre penso a come chiedere al ninja come posso fare, da una porta laterale spunta un essere umano che si offre gentilmente di tenermi le valigie fino al pomeriggio.

Dal deposito bagagli pieno, intuisco che è una richiesta piuttosto comune e le stazioni self-service con lucchetto sbloccabile da smartphone sono un’idea molto interessante.

Ovviamente sarebbe logisticamente più pratico tenerle in uno stanzino, ma questa soluzione permette di non dover assistere in continuazione gli ospiti che hanno bisogno del proprio bagaglio per “mettere giù una cosa”.

Quando si fa di necessità virtù

Sistemata la valigia, mi accomodo ad un tavolo nell’area deserta del bar e riassaporo la liberatoria sensazione di avere dello spazio a disposizione.

Per ingannare l’attesa, prendo il mio fidato portatile e inizio il montaggio della video recensione del capsule hotel, devo assolutamente pubblicarla nel gruppo Facebook entro oggi!

Poi, dopo una pausa pranzo a base di balena in un ristorante vicino, è finalmente arrivato il momento del ninja check-in.

Tra emozione e il dover riprendere la procedura col cellulare, mando subito in errore il computer (e te pareva…).

Mea culpa perché inserisco solo il mio nome anziché nome e cognome (a mia discolpa il campo era unico), ma prontamente esce dal solito stanzino lo stesso essere umano di prima che mi spiega l’errore.

Superato questo scoglio, fila tutto liscio, le animazioni dell’ologramma sono molto divertenti e altrettanto inutili ai fini del check-in.

Finita la procedura, il ninja mi indica la strada verso l’ascensore lanciando le stelline ninja che vengono proiettate sul pavimento.

Che dire, altro WOW!

“Please, follow the shuriken, but don’t step on them!”

Casomai te lo stessi chiedendo, se avessi scelto il maggiordomo sarebbero comparse delle impronte di scarpe o di zampe se avessi optato per il dinosauro.

La mia camera è al settimo piano, per selezionare il piano nell’ascensore è necessario utilizzare la tessera della camera, che abilita solo i piani in cui sono autorizzato ad andare.

Siamo a Tokyo, Godzilla ci DEVE essere. SEMPRE

Come detto, siamo a febbraio 2020 e il Covid si sta diffondendo, ma l’approccio dei giapponesi non è molto diverso dalla loro quotidianità perché sono già abituati ad indossare la mascherina.

Bravi però a mettere da subito igienizzanti nelle aree comuni e fuori dai negozi e ristoranti.

Questo è il cartello presente nell’ascensore

Come tutto l’hotel, anche la mia camera è di nuova concezione, e si vede soprattutto dai piccoli dettagli.

Innanzitutto, l’idea geniale di mettere delle calamite al posto del solito cartellino “Non disturbare” appeso alla maniglia, che puntualmente cade o si rompe.

Poi, non prendermi per matto, ma un’altra cosa che ho apprezzato tantissimo è stata la testata del letto, dove ho trovato una presa usb (in modo da evitare adattatori), ma soprattutto, i nomi delle luci!

In tutti gli hotel in cui sono stato, mi è sempre capitato di avere almeno due o tre interruttori di fianco al letto, che puntualmente non spengono la luce dell’ingresso, e la luce che vuoi accendere la becchi sistematicamente all’ultimo tentativo, dopo aver provato tutti gli interruttori. Due volte.

Is this perfection?

La tipologia di camera che ho scelto è denominata LG styler, proprio perchè è presente un armadio a vapore LG, che promette di:

  • Igienizzare
  • Rinfrescare
  • Stirare
  • Asciugare
  • Deumidificare

Suppongo, e spero, che glieli abbiano forniti gratuitamente in cambio del nome della tipologia, dato che costano 3.000 euro (non yen) l’uno.

Anche qui la mia curiosità è tanta, avere in camera un armadio tecnologico che promette di purificare i vestiti e stirare i pantaloni, a chi non farebbe gola?

Soprattutto in un hotel di città, dopo aver camminato tutto il giorno, dare una rinfrescata ad abiti e scarpe farebbe proprio piacere.

Purtroppo però il risultato non è stato granché.

Non prendere per oro colato il mio parere, non sono sicuro di averlo utilizzato correttamente perché le istruzioni sono in giapponese, non interamente tradotte e i comandi hanno addirittura solo gli ideogrammi, che mi fanno rimpiangere il manuale del ryokan…

Posso solo dire, è che i trattamenti durano almeno un’ora, l’armadio balla parecchio e fa molto rumore. La mia giacca, felpa e scarpe ne escono solo un po’ calde, non percepisco la freschezza dichiarata.

Nota a margine: non ci stanno più di 3 attaccapanni

Nella scrivania noto che la cassaforte è integrata nel mobile, una soluzione molto pratica, anche se non so quanto possa essere sicura o cosa succede se mi dimentico la combinazione, dato che è meccanica.

Meglio non essere costretti a scoprirlo.

Molto comodo il triplo cavo in dotazione sulla scrivania: micro-usb, usb type-c e lightning per poter caricare qualsiasi dispositivo.

E’ più comodo della presa usb a muro perché se non ho il caricabatterie, è molto probabile che non abbia neanche il cavo a portata di mano.

Dato che il payoff dell’hotel è “A commitment for evolution” (un impegno per l’evoluzione), voglio vedere che uso fanno del tablet a disposizione.

Ci sono le classiche informazioni sugli orari dei servizi, previsioni del tempo, ristoranti consigliati, informazioni sulle attività e una mappa con tutti i punti di interesse vicini all’hotel (bancomat, negozi, mini market, cambio valuta, metropolitana, ecc…).

Forse la mappa con i percorsi preimpostati è la funzione più utile, ma a mio avviso, avere un tablet dedicato non ha più un grande senso.

Tra l’altro il tablet Lenovo in questione, ha un controintuitivo pulsante di accensione che mi ha portato via almeno un quarto d’ora per trovarlo!

Spoiler: il tasto di accensione è perfettamente mimetizzato nella cerniera del piedistallo

A oggi è molto meglio integrare tutte queste informazioni sul proprio sito e dare un semplice link al cliente (tramite mail o WhatsApp), in modo che possa consultarlo dal proprio telefono in qualsiasi momento.

Ho scritto “in qualsiasi momento” perché, ad esempio, se sono fuori e voglio prenotare un massaggio al mio rientro, non posso aspettare di arrivare in camera e farlo dal tablet.

Ma questo è solo un esempio, non mi dilungo oltre.

Mi dilungherò invece nei voti!

Posizione: siamo ancora nei pressi di Asakusa, nel quartiere Taito, ma un po’ più in periferia, l’hotel si trova sull’equivalente di una strada statale e non è il massimo.

E’ un po’ lontano da tutto ma è vicino alla fermata Tawaramachi della metropolitana.

Voto: 6

Di vitale importanza il minimarket integrato

Accoglienza: Non appena sono arrivato la mattina e ancora non era possibile fare il check-in, è subito venuta fuori una persona a chiedere se avessi bisogno di lasciare i bagagli, la stessa che mi è venuta in soccorso quando sbagliavo ad inserire il nome durante il check-in.

Il check-in con gli ologrammi è spettacolare, un po’ meno il check-out perché bisogna solo inserire la tessera nella feritoia e il dinosauro mi dice “Bye bye!”.

Non c’è da aggiungere altro perché non ho avuto altre necessità, ma nell’eventualità è possibile contattare lo staff dal tablet in camera oppure dal telefono nella hall o ai piani.

Voto: 9

E tu chi sceglieresti?

Camera: nuova, bella e soprattutto funzionale.

Ho apprezzato tantissimo l’interruttore di fianco al letto col nome della rispettiva luce, la presa usb e l’alloggiamento per ricaricare il telefono.

L’elemento che mi ha fatto scegliere questa tipologia di camera è stato l’armadio purificante LG styler, ampiamente bocciato.

Ammetto la mia ignoranza, ma mi aspettavo che almeno gli indumenti profumassero un po’, ma così non è stato.

Non conosco però altri armadi tecnologici e magari questo lo fa bene come dovrebbe farlo, non influirà quindi sul voto della camera.

Voto: 8

Colazione: ci sono molte cose salate, pochissima roba dolce e troppe pietanze indiane (a fronte di nessun cliente indiano).

Una mattina c’era anche musica indiana e ho notato che i due camerieri e il cuoco erano indiani, forse si sono presi un po’ troppo potere decisionale (le penne all’arrabbiata di mattina proprio no…).

Pennne con 3 n perchè sono più piccanti

Nell’insieme non mi sono comunque trovato male, ma un albergo di quattro stelle in Asia può, e deve, fare meglio.

Voto: 5,5

Servizi: ottima anche qui la pulizia, molto intelligente e funzionale il servizio di deposito bagagli self-service.

Non mi sento di dare un voto perchè non c’è stato nulla di particolare da giudicare.

Forse un po’ troppe istruzione per usare un water…

Wifi: ottimo, va a più di 100 mega, nessun problema.

Anche qui solamente password per l’accesso, quindi niente email marketing (si vede proprio che in Giappone non è usanza).

Il sito è interamente in giapponese, il booking engine invece è tradotto in inglese, ma non benissimo e il sistema non è molto intuitivo, motivo per cui ho prenotato su Booking.

Voto: 8

Attuale homepage del sito, a breve l’hotel ospiterà i doppiatori di alcuni famosissimi idol

Prezzo: ho pagato 92 euro al giorno per quattro giorni.

Sicuramente è un prezzo conveniente, considerando che l’hotel è un 4 stelle aperto da poco e la posizione che, pur non essendo centralissima, è comunque ben collegata con la metro a qualsiasi altra zona.

Voto: 7

Conclusioni: alla solita domanda: “Lo consiglieresti?” non saprei cosa rispondere.

Per prezzo e camera, sì.

Per posizione e colazione no.

Gli ormai famosi ologrammi sono divertenti ma non sono un elemento che può spostare gli equilibri, sarebbe stato diverso se fossero stati integrati con Siri o Google, in modo da prolungare l’interazione con loro.

Come già detto, l’altro elemento che mi aveva incuriosito parecchio, era l’LG styler, che però non ha soddisfatto le mie aspettative.

Nonostante sia aperto da poco più di un anno, ha già oltre 1.300 recensioni su Booking, con un voto medio di 8,9 e, incredibilmente, solo 8 recensioni su TripAdvisor, con una media di 4 palle.

Voto complessivo (non è una media) 7

Ma non è tutto…

Eh sì perchè fuori concorso c’è un altro Henn na Hotel che ho voluto visitare, situato questa volta nel quartiere più fashion di Tokyo.

Henn na Hotel Ginza

La via principale di Ginza è piena di negozi delle più famose marche della moda, ma non credo che un italiano vada in Giappone per questo…

L’hotel ne rimane lontano circa 500 metri.

Non analizzerò tutti i singoli aspetti perché sono molto simili alla filiale di Tawaramachi, ma la curiosità era comunque tanta perché al posto degli ologrammi, ci sono i robot ad attendermi!

Direttamente da Mai dire banzai, Pokoto Pokoto e Cippa Lippa!

Prima dell’avvento degli ologrammi, erano queste due receptionist cyborg il simbolo dell’avanguardia futuristica degli Henn na Hotel.

Diciamo che l’effetto WOW si trasforma in effetto WEIRD perché sono effettivamente inquietanti…per capirlo meglio, ti consiglio di vedere la video recensione in fondo alla pagina.

Avendo già sperimentato la delusione del ninja, immaginavo che le signorine non sarebbero state fondamentali durante il check-in, ma, con mio sommo dispiacere, in reception c’è una persona in carne ed ossa che si occupa della mia prenotazione e delega alle robo-signorine solo la creazione della chiave ed il pagamento.

Delusione massima.

Tsk… check-in da un essere umano? Siamo tornati nel medioevo???

L’esperienza del check-out è molto rapida, ma almeno questa volta posso farlo in autonomia con la cyborg lady.

Devo solo inserire la tessera e dopo un rapido controllo, mi saluta e fa il classico inchino.

Delusione sì, ma ampiamente prevista.

Ma passiamo alla camera.

Quasi identica a quella dell’altra filiale, anche qui è presente l’armadio igienizzante LG, al posto del tablet invece, sulla scrivania trovo uno smartphone.

E’ Handy, utilizzato anche in Italia, è uno “smartphone da camera di hotel” che permette di fare chiamate, condividere accesso internet, ecc…

Può anche essere utilizzato come chiave per aprire la porta della camera, ma noto che è una semplice app installata che si chiama Freegreet, e da vero hacker, la installo direttamente sul mio smartphone.

Per associarlo alla camera, basta leggere il qr-code sulla ricevuta del conto et voilà, la porta si apre!

Preciso che la tessera va comunque inserita per dare corrente alla camera, quindi se si usa solo il telefono, va sempre lasciata inserita e addio risparmio energetico.

Una funzionalità interessante di Handy, è la possibilità di usare un’app per tv e aria condizionata, fondamentale se non mastichi il giapponese.

Meglio a destra o sinistra?

E’ possibile comandare anche le luci, ma per fortuna anche qui c’è l’intuitivo comando nella testata del letto col nome sotto agli interruttori.

La colazione è stata veramente pessima: la proposta salata molto limitata, quasi inesistente quella dolce, entrambe di qualità peggiore di una pensione ad una stella.

Chissà se hanno messo le istruzioni perchè le hanno richieste o perchè la gente sbaglia

I robot e i panini mi sono costati 119 euro al giorno, 28.560 yen per le due notti, che può essere in linea con la tipologia di albergo e per la posizione in cui è situato, ma non lo consiglierei assolutamente.

La cosa assurda, è che tutta l’idea del viaggio alla scoperta degli hotel giapponesi, è partita dalla voglia di sperimentare la reception robotica, che è stata la cosa che più mi ha deluso!

Tra l’altro, la foto della reception è la copertina Facebook del mio vecchio blog Hotel Informatico del 2015!

Anche in Albergatore Pro il mio motto è:
“Ottimizza ed automatizza le procedure alberghiere con la tecnologia”

Cinque anni fa avevo trovato quella foto che riassumeva il mio motto, oggi che sono qui di persona, si è rivelata una delusione.

Adesso capisco perché si dice sempre: “Meglio non conoscere di persona i propri idoli”.

Anche le recensioni sono inferiori rispetto agli altri hotel: 4 palle su TripAdvisor e 8,1 su Booking.

Ovviamente il mio giudizio è frutto delle mie personalissime aspettative e del contesto di questa gara.

L’architetto era un fan di tetris?

Riprendiamo ora la gara con l’ultimo hotel, o meglio, ostello in gara.

Questa volta però, per non aver i bagagli di intralcio, ho prenotato una notte durante il soggiorno all’Henn na Hotel, in modo da lasciare lì le valigie e girare leggero solo con uno zainetto.

Dirigiamoci quindi senza ulteriori indugi al…

The Millennials

Il nome mette subito in chiaro le cose: il target sono i millennials, ovvero quelli nati tra gli anni 80 e 90 (io ci rientro per un pelo).

E’ uno smart hostel, se così lo vogliamo chiamare, nel pieno centro di Tokyo, nel quartiere di Shibuya, non ha dei loculi come quelli del capsule hotel ma dei veri e propri box con letti normali.

Anche questa struttura si sviluppa in altezza, ha 10 piani, di cui 8 riservati all’hotel: 6 piani con 20 box l’uno, uno con la reception, lobby e cucina in comune e un altro riservato alla working lounge e meeting room.

Anche in questo caso la reception non è al pian terreno ma al quarto

Ho scelto questo hotel perché incuriosito dal concept smart&young, e, soprattutto, dai box in cui dormire.

Vediamo quindi cos’ha da offrire Tokyo ai giovani.

Meglio questo dei soliti fogli bianchi plastificati, vero?

Al check-in si viene subito catapultati in questa realtà: la ragazza mi ha fatto vedere da un iPad su un piedistallo un video-training di due minuti e mezzo sulle regole e su come funziona questo ostello.

E’ stata una cosa un po’ particolare, sicuramente molto utile anziché far perdere tempo all’addetto in reception o scrivere tutto su un biglietto che nessuno leggerà mai per intero.

Certo, guardarlo lì in piedi davanti al bureau non è il massimo, ma l’idea rimane carina e di vitale importanza perché non è un hotel come gli altri.

Mi viene consegnato un’Ipod che servirà da chiave e telecomando per il box (la mia “camera”).

WOW!

Ho fatto subito una foto e l’ho mandata a tutta la rubrica.

Mi è sembrata una cosa talmente avanti, persino per me, che solo dopo un po’ ho razionalizzato la sua funzione.

Mentre camminavo in giro per le strade, mi sono reso conto che tenerlo in tasca non è comodissimo, poi mi è anche venuto il dubbio che se mi si fosse scaricato, non sarei più riuscito ad entrare.

Analizzando a mente fredda l’Ipod, ho notato che ha semplicemente una tessera nella cover, è quella che fa aprire la porta e l’ascensore.

L’Ipod in realtà serve solo come telecomando del box, si potrebbe quindi tranquillamente lasciare sul letto.

Insomma, bella l’idea, effetto wow riuscitissimo, ma avrei preferito una tessera e un tablet fisso di fianco al letto.

Le funzioni previste dall’Ipod sono:

Sveglia con accensione della luce e rialzo del letto, ovviamente essendo un dormitorio, non può emettere alcun rumore.

Alzare e abbassare il letto, che serve sia per comodità che per necessità (se non si alza lo schienale del letto, non si riesce ad uscire).

Luci, ventola e proiettore.

Ah già, dimenticavo, qui non c’è distinzione tra aree maschili e femminili, tutti i box sono uguali, tranne alcuni che, come il mio, hanno un proiettore.

Non so però quanto l’utilizzo sia efficace, dato che il telo non è ben teso e l’immagine viene distorta, io l’ho preso solo per la mia solita curiosità e l’ho testato col webinar di Jendry sul food & beverage.

I box in cui dormire sono della grandezza di un letto alla francese e si chiudono con una tenda avvolgibile.

Rispetto al capsule hotel, qui lo spazio è molto di più, sia in altezza, sia per i bagagli, in quanto da sotto al letto esce uno scorrevole di quasi 3 metri quadrati, su cui appoggiare i bagagli, quindi ci sarebbe stata anche la mia valigia grande aperta.

Un po’ nascosta, sempre sotto al letto, c’è anche una cassaforte.

Molto utile perché il box si chiude solamente tirando giù la tenda, quindi chiunque potrebbe aprirla e rubare qualsiasi cosa, ma è la mia mentalità italiana che parla, in Giappone queste cose non succedono.

Sono anche stato dotato di una borsina contente:

  • Ciabattine
  • Asciugamani
  • Spazzolino
  • Cotton fiok

Ma la vera mossa vincente di un ostello?

Birra gratis!

Tutti i giorni dalle 17:30 alle 18:30 è possibile utilizzare uno spillatore di birra a volontà.

So a cosa stai pensando, ma siamo pure sempre in Giappone, nessuno esagera ubriacandosi e facendo casino.

Birra gratis, ma il bicchiere bisogna che lo lavi

Mamma mia quanta carne al fuoco, è ora di votarla!

Posizione: Shibuya è il quartiere più centrale di Tokyo, dove c’è la statua del cane Hachiko e il famoso incrocio (quello con le strisce pedonali in diagonale che fanno vedere in ogni film che girano qui).

Hachikoooooooooooooooooooo

A differenza degli altri quartieri, questo è quello un po’ più occidentale, un po’ più stile New York se vogliamo, con le insegne luminose e i negozi di marche famose.

La posizione è sicuramente ottima per visitare la zona più moderna di Tokyo.

Voto: 9

Accoglienza: l’effetto wow è stra-garantito, non appena arrivi, il video-training sull’Ipad e l’Ipod-chiave ti catapultano subito in un ambiente super giovane e super smart.

Finalmente il personale parla inglese fluentemente! Hurray!

Voto: 9

Ah ma non è Blade Runner

Camera/box: definita smart pod, è risultata molto comoda e funzionale, il letto elettrico è un bel valore aggiunto.

L’ampio spazio per le borse e la cassaforte sotto al letto sono le due armi vincenti che non ti aspetti, oltre alle scontate, ma non sempre, numero di prese usb ed elettriche.

Il soffitto è alto 2,30 metri, il letto largo 120 cm, per dormire non serve altro spazio.

Voto: 8

Colazione: qui passiamo al tasto dolente…

A mio avviso, dal momento che offri un servizio, questo deve essere all’altezza dello standard degli altri servizi dell’hotel.

Sei hai poco spazio per la piscina, ma la vuoi mettere ugualmente, quando arrivo e vedo che è grande come la mia vasca da bagno, è ovvio che darò un giudizio negativo, non penserò sicuramente che è “meglio di niente”, perchè ormai il costume me lo sono portato e voglio nuotare!

Allo stesso modo, se offri una colazione, non puoi dare solo mignon…

Ok che mi devo servire da solo e lavare tazza e posate, siamo in un ostello, ma la qualità e varietà della colazione, seppur non dovuta, sono state di livello molto basso.

Voto: 5

Ho preso uno di tutti…

Servizi: da dove iniziare…

Ho apprezzato tantissimo la working lounge, uno spazio ampio e piacevole, la mancanza d’aria che ho provato al capsule hotel, adesso è solo un lontano ricordo!

Qui tra lobby, lounge e meeting room, c’è spazio in quantità, cosa non assolutamente scontata vista la posizione centralissima.

Oltre ad avere il caffè americano a disposizione tutto il giorno, ho apprezzato molto anche l’ora di birra gratis, anche se più di quattro non sono riuscito a berne.

Pulizia, come sempre, eccellente e servizi splendenti.

Voto: 9

Lobby
Working lounge e sullo sfondo la meeting room chiusa

Wifi: è devastante, 360 mega in download e più di 100 in upload, è una scheggia in qualsiasi punto, com’è giusto che sia.

Si accede solamente tramite password, quindi anche in questo caso niente email marketing.

Il sito è fatto molto bene ed è presente anche un booking engine in parity con Booking.

Voto: 9

Prezzo: 6.196 yen, ovvero 52 euro per dormire una notte con la “colazione” compresa.

Considerando la posizione, i servizi e la struttura, è un prezzo assolutamente onesto.

Voto: 7


Conclusioni: il Millennials rispecchia e supera le aspettative, di tutti gli hotel in cui sono stato è l’unico che ancora seguo sui social.

Non saprei dire nello specifico quale sia stato l’elemento vincente, forse gli spazi accoglienti, forse l’atmosfera giovane e rilassata o forse l’insieme di qualcosa di immateriale che ancora non ho capito.

Il payoff è: Sleep inside the box. Think outside the box.

Dormi nel box, pensa fuori dagli schemi” direi che calza perfettamente a questa realtà.

Mi sentirei di consigliarlo, sottolineando che rimane comunque un ostello, con tutte le limitazioni che ne derivano.

Il mio giudizio è condiviso anche dalle recensioni di 4 palle e mezzo su TripAdvisor e 9,1 su Booking.

Voto complessivo (non è una media) 9

Eccoci finalmente giunti alla conclusione, tiriamo le somme con la classifica provvisoria!

  • The Millennials: 9
  • Ryokan Kamogawa: 8
  • Henn na Hotel: 8
  • Capsule hotel 9hours: 7

Ora, la cosa che non mi è mai piaciuta della trasmissione “4 hotel” è il voler uniformare i giudizi di hotel completamente diversi tra di loro, è come paragonare le mele con le pere, non ha senso.

Motivo per cui il voto complessivo che ho dato ad ogni singolo hotel, non è la media matematica, ma si avvicina di più ad una sorta di media ponderata (gli economi di magazzino capiranno).

So che adesso ti starai chiedendo:

“Quindi, Daniele, mi hai raccontato tutta sta roba e alla fine non c’è neanche un vincitore?”

Il vero vincitore, in realtà, mi sento di essere io, perchè ho avuto la fortuna di fare un viaggio straordinario dall’altra parte del pianeta e la possibilità di conoscere come persone culturalmente completamente diverse da noi, interpretano il lavoro più bello del mondo.

godzilla hotel shinjuku
Sullo sfondo il Gracery di Shinjuku, l’hotel con Godzila incorporato

E dopo questo pensiero filosofico, farò molto di più di acclamare un vincitore, ma ti dirò quali sono gli aspetti di ogni hotel che puoi importare nel tuo hotel in Italia.

Altrimenti tutte queste recensioni sarebbero utili come aver visto le diapositive delle vacanze.

Japanese hack

Allora, andando in ordine cronologico, dal ryokan l’idea sicuramente da copiare è la bevanda di benvenuto in camera.

So che magari stai già offrendo un cocktail di benvenuto al bar, ma, come dovresti ben sapere, un cliente appena arriva vuole solo 2 cose: la camera e internet.

O meglio, prima internet e poi la camera.

Dopo un viaggio di chissà quante ore, andare al banco del bar col pensiero di dover ancora scaricare e sistemare i bagagli, non permette di rilassarsi.

Meglio far trovare qualcosa in camera, da sorseggiare mentre si manda il selfie ad amici e sui social.

Ovviamente non posso dire quale può essere la bevanda nel tuo specifico caso, ma d’inverno va benissimo un tè caldo, proprio come il ryokan, e magari un tè freddo d’estate, devi però trovare una caraffa che mantenga una temperatura bassa, oppure, fornire un secchiello col ghiaccio al momento del check-in.

Mi è piaciuto molto anche il lavabo sopra la cassetta del wc, ma dato che da noi la cassetta è quasi sempre murata, non è realizzabile.

Tieni in considerazione questa soluzione solo se devi rifare i bagni e il tuo hotel è a forte vocazione ecologica.

Del 9hours capsule hotel, mi è piaciuto molto il brand.

Nome, payoff e identità sono semplicemente perfetti, manca forse un logo più riconoscibile al di fuori del contesto, per avere anche il bacio accademico.

Magari 9h all’interno di un orologio diviso in 3 spicchi colorati potrebbe far capire meglio al primo colpo d’occhio, e, possibilmente, usare sempre 9 in numero anzichè nine.

A proposito brand, ti faccio qualche domanda:

  • Il tuo hotel ha un nome che inizia già un posizionamento nella mente dei tuoi potenziali clienti?
  • Hai un payoff che esprime la tua identità?
  • Hai definito il tuo target di clientela e orientato i servizi a loro?
  • Il tuo logo è visibile e stampato ovunque?

Questi sono solo alcuni punti, la creazione del brand è un processo molto lungo e per niente facile, ma non è questa la sede adatta in cui parlarne.

Andiamo avanti con gli Henn na hotel, ecco quali sono gli spunti presi sia da quello di Tawaramachi che da quello di Ginza.

Credo sia stata la cosa più banale, ma quella più funzionale e che mi è piaciuta di più tra tutti gli hotel…la testata del letto!

Racchiude tutto quello che serve:

  • Interruttori di tutte le luci con il relativo nome
  • Presa usb
  • Presa elettrica
  • Posto per tenere il cellulare

Non do le prese così per scontate perché spesso mi capita di dover staccare l’abat-jour e spostare il comodino per caricare il cellulare.

Negli Stati Uniti ho visto spesso lampade sui comodini con prese usb ed elettriche nel piedistallo, è un’altra ottima soluzione.

Fondamentale è la presa usb se lavori con i clienti esteri, per non farli impazzire con gli adattatori (che puntualmente non hanno e dovrai fornire tu).

Ma il game changer è sicuramente l’indicazione della luce sotto al pulsante.

Non solo per evitare di dover andare a tentativi tutte le volte, ma, soprattutto, per evitare lo shock mattutino di accendere il faro centrale della camera anziché la lucina del comodino.

Se anche solo un hotel lo copierà, tutto il mio viaggio avrà un senso

Molto apprezzato, il cavo con le 3 terminazioni trovato sulla scrivania:

Type-C per i nuovi dispositivi, micro usb per quelli più datati e lighting per il mondo Apple

Carina anche la cassaforte integrata nel mobile.

Forse più comoda che non sicura?

Altro piccolo plus, i cartellini magnetici “Non disturbare/Rifare la camera”.

Molto più affidabili di quei cartoncini appesi alla maniglia, che puntualmente cadono, si perdono, si rovinano e si rompono.

GE – NI – A – LE

Molto interessante anche la possibilità di aprire la camera con lo smartphone, ma dando questa opzione, sono sicuro che i clienti lascerebbero sempre inserita la tessera e quindi addio risparmio energetico.

Carina anche l’idea di dover usare la tessera per sbloccare solo i piani in cui il cliente è abilitato ad accedere con l’ascensore.

E’ comodo sia per sicurezza, nel caso avessi un ascensore esterno, sia per non sbagliare piano o per non doverselo neanche ricordare, perché nel caso in cui sia abilitato solo il piano della propria camera, non è necessario schiacciare il pulsante, passando la tessera, l’ascensore andrà direttamente al piano giusto.

Ultima cosa interessante è il deposito bagagli self-service, ma qui la discriminante è lo spazio, non tutti gli hotel ce l’hanno, ma di sicuro alleggerirebbe, e di non poco, il lavoro dei receptionist nei momenti clou degli arrivi e partenze.

Purtroppo erano tutti occupati e non ho potuto testarli 🙁

Ammetto che per il deposito bagagli ho trovato una soluzione più robotizzata allo Yotel di New York, ma non mi sentirei di consigliarla…

Yobot, eh sì perché gli hanno anche dato un nome, è un braccio robotico che gestisce autonomamente i bagagli.

Dato che il servizio si paga, forse sono rientrati dell’investimento, ma di sicuro è un elemento decisamente differenziante che attira parecchio!

Anche perchè, superato l’effetto wow, anche a New York il deposito bagagli è molto richiesto.

Da inserire nel bilancio sotto la voce “spese di marketing”

Tocca adesso al The Millennials, che aggiunge un piccolo tweak (miglioria) all’ascensore, illuminando i piani a cui sono autorizzato ad accedere.

Altra cosa replicabile nel tuo hotel, è il video in cui vengono spiegate tutte le istruzioni e informazioni utili sull’albergo.

Magari non obbligherei i clienti a vederlo in piedi alla reception, ma potresti tranquillamente mandare il link tramite mail o whatsapp.

Bene, spero che questa analisi di italianizzazione ti sia stata utile e che nel mucchio almeno un paio di idee buone te le abbia date.

Giunti alla fine, posso affermare che ogni hotel che ho visitato, è stato il migliore in una categoria:

Ryokan Kamogawa: è quello che ha superato tutte le aspettative.

E’ esattamente quello che un cliente cerca e si aspetta delle più tipiche, e forse stereotipate, usanze giapponesi.

9hours Capsule Hotel: è quello che mi ha fatto vivere l’esperienza più strana (e considerando gli altri hotel in gara, non è una cosa da poco).

Dormire in un loculo non è una cosa da tutti i giorni, e mi ricorderò per sempre la sensazione futuristica alla Blade Runner.

Henn na Hotel: è quello da cui imparare di più.

Effetto wow al check-in e tanti piccoli accorgimenti declinabili in qualsiasi hotel.

The Millennials: che dire, quello che ha lasciato di più il segno…

Ma sì, è lui il vincitore!

Ammetto che me ne sono convinto solo adesso mentre sto finendo di scrivere questo articolo.

E’ l’unico che ha unito un’ottima accoglienza, ad un buon uso degli spazi (sia dei box che della lounge), all’immateriale atmosfera conviviale da ostello, creata da persone provenienti da tutto il mondo che condividono la cortesia e il rispetto della cultura giapponese (non replicabile quindi a Roma o New York ad esempio).

Purtroppo però, non ho l’assegno da 5.000 euro da consegnare al vincitore, peccato perché li avrei obbligati ad utilizzarlo per migliorare la colazione!

Bene, dichiarato il vincitore ufficiale, ti lascio alle video recensioni per mettere in musica le parole che ho scritto e vivere in prima persona questa fantastica esperienza.

Ryokan Kamogawa

  • Posizione: 8
  • Accoglienza: 9
  • Camera: 7,5
  • Colazione: 8
  • Servizi: 8
  • Wifi: 6
  • Prezzo: 7

Voto complessivo (non è una media): 8

9hours Capsule Hotel

  • Posizione: 8
  • Accoglienza: 5
  • Camera: 7
  • Colazione: 6
  • Servizi: 6,5
  • Wifi: 7
  • Prezzo: 7

Voto complessivo (non è una media): 7

Henn na Hotel Tawaramachi

  • Posizione: 6
  • Accoglienza: 9
  • Camera: 8
  • Colazione: 5
  • Servizi: —
  • Wifi: 8
  • Prezzo: 7

Voto complessivo (non è una media): 7

Henn na Hotel Ginza

The Millennials

  • Posizione: 9
  • Accoglienza: 9
  • Camera: 8
  • Colazione: 5
  • Servizi: 9
  • Wifi: 9
  • Prezzo: 7

Voto complessivo (non è una media): 9

Da Tokyo è tutto e come promesso, ecco la foto del ritorno in Italia, da confrontare con quella della partenza ad inizio pagina…

Credits

Ryokan Kamogawa Asakusa

9hours Capsule Hotel Asakusa

Henn na Hotel Tokyo Asakusa Tawaramachi

Henn na Hotel Tokyo Ginza

The Millennials Shibuya

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