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Se atterrassi oggi da Marte cosa potresti fare in più per il tuo hotel?

Questa sera ti scrivo, allacciandomi alla vignetta di Daniele di ieri, per fare insieme una riflessione rispetto al problema dello “status quo” nel nostro settore.

Infatti, nel mio costante girovagare per la penisola, da Châtillon a Tropea, mi capita di confrontarmi con quello che localmente viene considerato “IL PROBLEMA” della destinazione.

Il tono medio della conversazione è una cosa del tipo:

“Grazie per gli spunti Gian Marco, è bellissimo quello che dici e sono davvero interessato a cambiare le cose per il mio hotel MA…”

E dopo il Ma, a seconda della destinazione geografica, segue la spiegazione del famoso problema che teoricamente impedisce il progresso.

Qualche esempio?

“Si bello il revenue, sarebbe il mio sogno vendere in B&B MA..

a Rimini è impossibile, qui funziona solo vendere la settimana alle famiglie in pensione completa”

Oppure

“Anche io vorrei fare un progetto di marketing MA..

tolto Courmayeur la Val d’Aosta non tira e quindi più di tanto i prezzi non li possiamo alzare”

Oppure

“Si tu hai ragione che dovremmo cercare di vendere direttamente MA..

a Tropea se non lavori con i tour operator in bassa stagione sei tagliato fuori.”

Ora, potrei stare una settimana a snocciolare esempi sostituendo i nomi delle destinazioni e “IL PROBLEMA” di turno nella frase dopo il Ma.

Ma non è questo il punto.

Il punto è che spesso le vecchie abitudini sono condizionate da un “abbiamo sempre fatto così” che nel 2018 NON ha più senso di esistere.

Perché oggi il mondo è UNICO e connesso.

Quindi, la prima cosa che DEVI fare è renderti conto che, più che un reale problema di mercato, stai affrontando un vero e proprio retaggio culturale.

E che la paura di cambiare in realtà non è collegata alla paura di non ottenere un miglioramento (che in alcuni casi sarebbe praticamente AUTOMATICO).

Quanto piuttosto al dover negare quello hai sempre creduto e fatto fino ieri.

Fino a quando NON scopri che:

==> a Rimini ci sono hotel che fatturano cifre superiori al MILIONE di euro solo in B&B.

==> a Gressoney ci sono hotel che hanno retta media superiore a 100 € su base annuale.

==> a Tropea ci sono hotel che NON lavorano con i tour operator canonici e fanno occupazione altissima solo affidandosi a booking e ai canali diretti.

Quindi, qual è lo spunto di riflessione?

Ci arrivo subito e per stimolare la riflessione ti faccio la domanda che faccio sempre in questi casi:

Se tu atterrassi oggi da Marte con una navicella spaziale, senza sapere nulla della destinazione in cui lavori, cosa ti impedirebbe di applicare un metodo che funziona per centinaia di altri hotel in Italia?

Te lo dico io, niente.

Ti dico anche cosa succerebbe?

Succederebbe che, concentrandoti solo sull’applicare le strategie che funzionano senza perdere tempo a capire perché non l’hai fatto finora, i risultati migliorerebbero.

IN POCHISSIMO TEMPO.

Ti faccio un esempio?

Alcuni albergatori che gestiscono una piccola struttura pensano che il corso Albergatore Pro costa troppo per loro.

Quindi rimangono collegati sul gruppo, leggono, commentano, si scervellano e alla fine si convincono che per loro non ha senso partecipare perché hanno troppe poche camere e non ne trarrebbero beneficio.

Umanamente lo capisco, ci mancherebbe.

Ma sai qual è la verità invece?

La verità è che Valentina Bruno e Noemi Bruno hanno 11 camere a Pres Saint Didier.

Bellissima destinazione, ma non esattamente Beverly Hills.

E dopo aver partecipato al corso di settembre 2017, e soprattutto, DOPO AVER APPLICATO quanto hanno imparato, qualche giorno fa mi hanno inviato un paio di report..

Risultato?

Il risultato è che dal 1 di novembre 2017 al 20 marzo 2018 hanno fatturato esattamente 69.000 € in più.

Cioè + 28%!!!

IN MENO DI 5 MESI.

CON 11 CAMERE.

Quindi…?

Qual è LA SCUSA che ti stai raccontando?

P.S. Mancano 4 giorni alla scadenza dell’offerta lancio. Domani è giovedì. Poi comincia il week end di pasqua.

A questo punto la scelta è SOLO TUA.

Puoi decidere di cliccare subito sul link qua sotto e ritirare il tuo biglietto per un pianeta dove NON ESISTONO SCUSE ma solo strumenti, strategie e altri professionisti come te pronti a cambiare il destino del proprio hotel.

Oppure puoi far finta di niente, continuare a scorrere il feed di Facebook e rimandare.

A quel punto se ti va bene spenderai 200 € in più (che per inciso NON è quello che voglio).

Oppure, rimarrai sul pianeta delle scuse e passerai un altro anno ad assistere dal tuo smartphone ai risultati di chi ha partecipato.

Qual è il tuo pianeta?

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La storia della rana nella pentola e la differenza tra proprietari e gestori

Pur avendo studiato economia, una delle lezioni che mi sono rimaste più impresse del mio (breve) percorso universitario è il “principio della rana bollita” del filosofo americano Noam Chomsky.

Cosa dice questo principio?

❝ Immagina un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana.

Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida.

La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare.

La temperatura sale.

Adesso l’acqua è calda.

Un po’ più di quanto la rana non apprezzi.

Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa.

L’acqua adesso è davvero troppo calda.

La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire.

Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.

Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.❞

Vediamo insieme come questo principio si adatta al mercato degli hotel italiani?

Una delle (tante) inversioni di tendenza registrate negli ultimi anni é la percezione di rapporto tra la figura dei proprietari e quella dei gestori d’albergo.

Storicamente infatti i proprietari sono sempre stati considerati la categoria privilegiata e “invidiata” dagli addetti ai lavori.

Perché?

Semplice, perché loro “hanno i muri e quindi per loro é più facile perché non devono pagare l’affitto.”

Verità assoluta e oggettivamente incontestabile.

Ma…

Il cambio di scenario economico avvenuto dal 2008 in avanti (qualcuno preferisce chiamarla crisi) ha stravolto per sempre il mercato e con esso le percezioni della gente.

Perché?

Per cominciare, per la prima volta dagli anni ‘60 il valore degli immobili ha smesso di crescere in maniera “automatica” ed esponenziale.

In pratica comprare immobili a prezzi “di mercato” (che ci hanno messo anni per adeguarsi al nuovo scenario) ha smesso di essere un affare. (E qualche anno in più per smettere di essere considerato tale)

Nel frattempo, il turismo ha attraversato una vera RIVOLUZIONE.

==> Internet ha cambiato le regole del gioco delle prenotazioni.

==> Nuove destinazioni prima inesplorate hanno lanciato il proprio brand.

==> La qualità degli hotel è stata certificata delle recensioni e diventata pubblica.

==> I voli low cost hanno innescato in milioni di persone la voglia di scoprire nuove mete. E i clienti abituali sono diventati un po’ meno abituali.

Risultato:

gestire un hotel è diventata un attività notevolmente più complessa rispetto a 20 anni fa.

Motivo per cui, i gestori “sopravvissuti” hanno imparato velocemente ad ottimizzare ogni aspetto commerciale e gestionale per cercare di incrementare i margini sempre più risicati in tutti in modi possibili.

Al contrario, chi non ha reagito velocemente, è stato sputato fuori dal mercato.

Da un anno all’altro.

I proprietari invece, hanno continuato per anni a nuotare nell’acqua tiepida della loro zona di confort ed hanno impiegato più tempo ad accorgersi dei cambiamenti.

Solo che nel frattempo le strutture sono invecchiate insieme a loro e le tasse sono aumentate.

E l’istinto di sopravvivenza ha trasformato i gestori in lupi sempre più affamati e difficili da affrontare.

E i proprietari di seconda o terza generazione?

Eh…

Nella maggior parte dei casi hanno ereditato un immobile “vecchio” e strategie “vecchie” che, pur avendo sfamato egregiamente le generazioni precedenti, non sono più competitive sul mercato attuale.

Cosi hanno dovuto ristrutturare ed aggiornare le proprie competenze.

Risultato?

Ipotizzando che la proprietà di un hotel di 40 camere abbia speso UN milione per ristrutturare (quando basta), oggi tra rata del mutuo e IMU, parte con un costo che è mediamente allineato al valore di mercato per la gestione del proprio hotel (a volte anche superiore!)

Quindi?

Quindi, per la prima volta nella storia degli hotel Italiani ci troviamo di fronte ad un contesto competitivo dove proprietari e gestori “fanno lo stesso sport”

Ed entrambi devono studiare ed aggiornarsi per ottenere risultati importanti.

Ora vogliamo dire che gli albergatori bravi l’hanno sempre fatto?

Diciamolo.

Ma diciamo anche che, se un tempo la differenza tra studiare e non studiare era magari un viaggio in meno durante l’anno, oggi Il mercato NON PERDONA.

E chi sbaglia VA A CASA.

Quindi, non importa che tu sia proprietario o gestore, oggi se ti distrai un attimo l’acqua bolle e tu… fai la fine della rana di Chomsky.

Vuoi l’antidoto per tenere la pelle al fresco?

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L’erba del vicino.. lasciala nel suo giardino

Oggi ho deciso di scrivere un post riguardo ad un problema diffuso che capita spesso nella costruzione di un brand.

E, come sempre, per comprenderne meglio le dinamiche, bisogna partire dalla causa.

Sai cosa porta, nella maggior parte dei casi, un albergatore a investire sul proprio brand?

Facciamo qualche ipotesi:

==> pensi che la scelta nasca dalla voglia di distinguersi dai competitor?

Acqua

==> pensi che la scelta nasca dalla comprensione del fatto che distinguendosi si possa ottenere quel tanto ambito incremento di prezzo??

Acqua di nuovo, magari lo sognano ma pochissimi ci credono veramente

==> Allora forse la voglia di “fare branding” nasce dalla necessità di focalizzarsi su un cliente target perché qualcuno in hotel si é reso conto che quel tipo di cliente RENDE di più, COSTA di meno ed é più SEMPLICE da gestire??

Fuochino, a volte capita ma siamo nell’ordine del 10% dei casi

In realtà LA VERA ragione é un altra.

E come sempre succede nasce da un sentimento emozionale che poco ha a che fare con i numeri i bilanci.

E sai qual è questa emozione che porta all’azione?

L’ INVIDIA.

Proprio cosi.

Il desiderio di fare branding spesso nasce dal fatto che un concorrente ha iniziato a fare marketing in un certo modo e sta “diventando famoso”

Ora, nulla di male.

Qualsiasi sia la causa infatti, é positivo il fatto che si reagisca ad uno stimolo di mercato per fare il salto di qualità.

Il problema sta piuttosto nel tipo di reazione.

Perché la reazione media é… fare UNA COPIA del competitor che si prende ad esempio.

E questo, salvo rarissimi casi, NON é corretto.

E sai perché?

Perché tolto in destinazioni ipercompetitive, con nicchie non ancora sature…

É un autogol.

Per farla semplice: emulare il leader di una certa categoria ha senso solo in destinazioni che ATTIRANO grandi numeri e hanno domanda superiore all’offerta..

Diversamente COPIARE non é mai una buona idea.

Il punto é che questo concetto é parecchio contro-intuitivo.

Perché la logica porta a pensare:

“Lavora nella mia stessa destinazione, ha successo, se faccio quello che fa lui avrò successo anche io…”

Il punto é che certe cose…LE FA GIA’ LUI.

E se é veramente il leader di categoria, copiandolo non farai altro che fargli pubblicità INDIRETTA.

Facciamo un esempio?

Mettiamo che tu voglia aprire un agriturismo nel chianti.

Se c é un agriturismo particolarmente in voga è molto probabile che Google lo stia premiando con una buona indicizzazione.

Quindi sarà tra i primi risultati per la ricerca “agriturismo nel chianti”

Di conseguenza vende più camere, fa più margini e ha più soldi da investire.

E magari ne reinveste una parte in Pay Per Clic per la chiave “agriturismo nel chianti”.

Quindi, quando un visitatore capiterà sul tuo sito, succederà una cosa del genere.

Se non hai trovato un elemento differenziante FORTE, si ricorderà che il tuo era un “bel agriturismo nel chianti”

Ma quasi sicuramente non ricorderà né il nome del tuo agriturismo ne una caratteristica particolare (perché il tuo marketing non gliel’ha data)

Cosi, siccome praticamente nessuno prenota al primo contatto con un hotel, dopo qualche giorno (ora) tornerà su Google digitando “agriturismo nel chianti”

E sai chi troverà?

Esatto.

Il tuo competitor che hai cercato di copiare al quale hai fatto indirettamente pubblicità.

Esattamente come quando vedi la Coca Cola sugli scaffali e ti ricordi che devi comprare la Coca Cola.

Quindi cosa devi fare?

Devi cercare una tua categoria e inventare una caratteristica che il tuo cliente target possa ricordare e raccontare a parenti e amici per parlare del TUO hotel.

Esempio: agriturismo “La Casa del silenzio” perché nasce in una valle lontana 3km dalla strada più vicina immergendolo nella quieta delle colline del Chianti.

L’agriturismo non accetta bambini per preservare la magica atmosfera ovattata che lo contraddistingue.”

Capito la differenza?

La differenza é che se non ricorderà il nome esatto, per quanto improbabile, quando tornerà su Google cercherà “agriturismo silenzio Chianti” oppure “agriturismo per adulti chianti” e magicamente… troverà il TUO agriturismo.

Un ultima cosa: se non conosci i principi del branding e non sai da dove cominciare per creare il TUO posizionamento, almeno vedi di NON COPIARE un altro albergo della tua stessa destinazione.

Scegline uno che ti piace lontano centinai di chilometri, assicurandoti che non ci siano altri hotel che comunicano la stessa cosa nella tua città.

Oppure iscriviti ora al prossimo Corso Albergatore Pro e vieni a studiare all’unico corso in Italia dove puoi coniugare marketing e revenue.

Ci vediamo a novembre (se trovi posto..).

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La GRANDE novità che per te non cambierà NIENTE

Ora é ufficiale.

Airbnb ha aperto il proprio sito agli hotel (anche se in realtà ce n’erano già da tempo).

Ora che succederà?

Leggendo il comunicato sembra che, per ora, “Airbnb aprirà soltanto agli hotel con particolare identità o gruppi (catene) che dimostreranno di investire per far vivere un’esperienza sul territorio ai propri ospiti”.

Ora, posto che non ci crede nessuno.

Da domani TUTTI gli hotel del mondo saranno su Airbnb e Booking chiuderà?

Assolutamente no.

Allora cosa?

In Booking saranno costretti ad abbassare drasticamente le commissioni per competere?

Sbagliato di nuovo, mi ci gioco il cappello.

Quindi?

Succederà che Google, il cui modello di business si basa sulla vendita di inserzioni, si mangerà i metamotori, eliminando di fatto i suoi maggiori inserzionisti che oggi rendono MILIARDI semi-automatici?!

Difficile dirsi, ma Google se vuole può.

E Ryanair che si mette a vendere camere?

Spaccherà il mercato sfruttando la forza brutale dei suoi numeri?

Ora la questione è complessa e prevede il cambiamento di importanti equilibri internazionali.

Le commissioni potrebbero scendere sensibilmente per la concorrenza che costringerebbe il gigante blu ad un ridimensionamento.

Oppure potrebbe succedere l’esatto contrario.

Cioè che la chiave di ricerca “hotel + nome di città”, sarà cosi ambita e arriverà a costare così tanto che sarà impossibile anche per i grandi player competere con commissioni basse.

E in quel caso ne vedremo delle belle.

Ma non é questo IL PUNTO.

Il punto é che tu albergatore devi tenerti informato ma, allo stesso tempo, TE NE DEVI FREGARE.

Perché l’unica cosa che conta é lavorare sul TUO marketing per impostare un mix di prodotto + servizi che abbia un appeal tale da poter essere venduto su QUALSIASI CANALE sia più efficace sul momento.

In pratica, devi creare un offerta che sia talmente DIVERSA e UNICA, da risultare LA SCELTA per il cliente target con cui hai scelto di lavorare.

Perché a quel punto venderai comunque.

E potrai assistere alle news fischiettando mentre conti i soldi nel cassetto.

Come fare?

Io una mezza idea ce l’avrei…

Unisciti a noi e partecipa al vertice annuale per albergatori professionisti.

Se ti iscrivi entro il 31/3, riceverai INCLUSO nel prezzo de biglietto, la chiavetta con la registrazione video INTEGRALE dell’edizione 2017 per metterti in pari con gli studenti “anziani” e ottenere il massimo dal corso 2018.

P.S. scaduta l’offerta lancio, il prezzo del biglietto aumenterà e NON includerà più le registrazioni che saranno vendute separatamente al prezzo di 399€

Perché lo facciamo?

Perché vogliamo “chiudere la pratica iscrizioni” prima possibile e dedicare tutto il tempo che ci separa dal corso alla creazione dei contenuti.

Per mantenere la promessa e far si che la prossima edizione di Albergatore Pro sia la MIGLIORE SI SEMPRE

Ah, quasi dimenticavo.

VIA ALLE ISCRIZIONI!!

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Come diventare la scelta perfetta per i turisti internazionali in visita nella tua destinazione

Come sai, l’approccio che preferisco nella costruzione di un brand nasce dall’analisi dei dati.

Si, parliamo di quei noiosissimi report suddivisi per canale, mercato, età e nazionalità che fotografano il target di clienti con cui un hotel lavora.

Ora, capita che a volte qualcuno mi chieda:

“Ma perché se devo costruire un NUOVO brand dobbiamo analizzare i dati del PASSATO?”

Ottima domanda.

E merita una risposta articolata.

Che inizia con altra domanda:

Cosa cerchiamo esattamente tra le righe di quei report?

Cerchiamo dati di fatturato e occupazione?

Non esattamente.

Più precisamente cerchiamo di individuare il target di clienti che:

  1. Genera attualmente il maggior più fatturato
  2. É più soddisfatto dei servizi offerti
  3. É più semplice da accontentare

E se per magia le tre risposte coincidono, abbiamo già fatto il grosso del lavoro.

Ora, una delle migliori risposte che si possano desiderare a questa domanda è: “clienti stranieri” indipendentemente che si tratti si coppie o famiglie (tralasciando possibilmente i gruppi di maschi nordeuropei per le loro inclinazioni alcoliche/vandalistiche)

Detto questo, tolto le città d’arte, spesso le altre destinazioni sono male organizzate per ospitare clienti internazionali e la casella di “leader di categoria” rimane scoperta.

Ma veniamo all’obiezione classica.

“Nel nostro hotel gli stranieri ci sono sempre stati, ma oggi sono molti meno e non voglio puntare tutto su di loro”

Confutazione.

Spesso gli stranieri abbandonano le destinazioni anche perche non trovano servizi adeguati alle proprie aspettative.

Ma il punto é che nella maggior parte dei casi si tratta di clienti:

==> Con maggiore propensione alla spesa degli italiani (viaggio internazionale = budget maggiore)

==> Più semplici da accontentare

==> Più predisposti ad apprezzare la qualità

Non a caso le regioni d’Italia con maggiore spesa media per cliente sono le città d’arte, il Trentino, la Sardegna e la Costiera Amalfitana, che attirano spontaneamente clientela internazionale.

Ma cosa puoi fare tu per il tuo hotel?

Come sempre, devi comunicare in maniera SCIENTIFICA per DISTINGUERTI.

Ma proviamo ad guardare le cose un po’ più da vicino.

Considera che molti stranieri tendono a preferire hotel di catena quando vengono in Italia, per avere la GARANZIA di poter usufruire di determinati servizi (wi-fi veloce, staff multilingue, collegamenti con stazioni e aeroporti, ecc…)

Ora volendo porti come “la scelta preferita per i clienti stranieri in visita alla tua destinazione” cosa potresti fare?

Come sempre si parte da un’analisi delle esigenze del target

E si fa uno studio per elaborare la propria PROMESSA UNICA, cioè una serie di servizi che i concorrenti non sono in grado di offrire, o non sono in grado di offrire con lo stesso livello di specializzazione.

Ma veniamo alla pratica.

L’Hotel XXX nasce dal desiderio del fondatore di creare un ambiente in grado di avvicinare persone da ogni parte del mondo.

Da sempre appassionato di viaggi, il signor X ha cercato di mettere insieme le sue molteplici esperienze mixando culture diverse per dar vita ad una vibrante atmosfera internazionale.

In particolare i nostri ospiti dimostrano di apprezzare i seguenti servizi:

==> staff internazionale e multilingue (elenco lingue parlate e sito tradotto nelle stesse lingue)

==> tv satellitare con canali in N lingue

==> angolo libreria con libri e quotidiani internazionali in n lingue

==> servizio navetta da\verso aeroporti e stazioni limitrofe

==> parcheggio custodito per proteggere le vetture prese a noleggio evitando di pagare costose                      franchigie in caso di imprevisti

==> internet point per controllare orari dei voli, effettuare check-in on-line e stampare carte d’imbarco

==> ristorante con ricette internazionali e ingredienti internazionali

==> camere a tema con nomi dei paesi e/o città del mondo

==> pezzi d’arredamento nelle aree comuni che mixano stili di ogni parte del mondo

Ora, ovviamente questa é solo un ossatura sulla quale poi andare a costruire tutta la narrativa in ottica copy.

Ma é già più brand questo di quello che offrono il 90% degli hotel italiani.

Un ultima cosa per figurare i dubbi.

Questo hotel che parla gli stranieri, escluderebbe gli Italiani?!

Assolutamente no.

Al contrario, come la storia del marketing ci insegna, attirerebbe quei clienti italiani che amano gli ambienti internazionali e fuggono il “provincialismo” degli “hotel italiani per italiani”

P.S. Se devi fare un nuovo brand serviti pure, é tutto gratis.

Basta che non monti tutto questo ben di dio e mi lasci “Clara” come nome dell’hotel

P.S. se vuoi studiare DAL VIVO le più avanzate strategie di marketing con i massimi esperti italiani in materia, conferma ora la tua presenza al prossimo corso Albergatore Pro.

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Come NON chiudere un albergo

Abitando a Riccione, vedo in continuazione alberghi stagionali chiusi per l’inverno, e non sopporto una cosa:
la noncuranza nel farlo.

Continuo a vedere alberghi barricati con i vecchi spondoni di legno e, se va bene, un cartello scritto col pennarello con il numero di telefono.

Ora, io capisco che questa cosa venga fatta a fine stagione quando non si ha proprio più neanche un briciolo di forza o voglia, ma sono inammissibili cartelloni come quello nella foto.

Qui traiamo sempre un insegnamento dalle cose, le critiche non sono mai fini a se stesse, come succede spesso dalle altre parti.

Credo che ogni tanto servano anche post in cui si sottolinea qualcosa di sbagliato, giusto per farti fare un controllino al volo, per essere sicuro che non stai sbagliando la stessa cosa anche tu.

Soprattutto, vivendo in albergo e vedendo una cosa tutti i giorni, converrai con me, che alla fine non ci fai più caso.

E’ vero o no?

Per questo è molto importante viaggiare, vedere altri alberghi, confrontarsi con i colleghi, soffermarsi su alcuni particolari e paragonarli ai nostri.

Ho voluto fare questo post perché anche a me è capitato.

Il mio residence è stato costruito nel 2005, subito avevo fatto fare un cartellone con il rendering e i contatti da appendere alla recinzione.

A lavori finiti, un po’ perché ci avevo speso e un po’ perché mi ci ero affezionato, mi spiaceva buttarlo via.

Non solo, i passanti che lo vedevano, mi chiamavano o visitavano il sito.

Il suo lavoro lo faceva.

Cosa è successo?

Che l’ho tenuto per 8 anni!

Nel frattempo si era deteriorato e il rendering era pure di un colore diverso da quello finale del residence.

Ma ormai faceva parte integrante dell’ambiente, non lo “vedevo” neanche più.

Poi un giorno ne ho notato un altro che mi ha colpito: semplice, colorato ed efficace.

Ho riguardato successivamente il mio e me ne sono vergognato all’istante…

Sono corso a casa a riprogettarlo con Photoshop e mandarlo subito in tipografia.

E sai cosa è successo?

Sono aumentati i passanti che si fermano per chiedere informazioni!

Incredibile come una cosa così semplice e “off-line” abbia impattato così tanto sulla richiesta preventivi.

Qual è la lezione che ne possiamo trarre?

Prima di buttarti in qualsiasi nuovo progetto. assicurati SEMPRE che tutto quello che già hai sia ottimale e funzionante al 100%, ne avranno beneficio tutte le azioni che farai successivamente.

Considera i dettagli come una sorta di moltiplicatore che aumentano, magari anche di poco, il rendimento di tutto ciò che andrai a fare.

Ovviamente questo è solo un esempio, le declinazioni sono infinte: può essere anche una lettera dell’insegna fulminata (altra cosa che non sopporto), una pianta nella hall che non c’entra niente con tutto il resto (magari è pure finta), la foto di copertina di Facebook dell’estate 2012 o Natale 2016, ecc…

Cerca ogni tanto di guardare con occhio distaccato ogni aspetto della tua attività.

Se non ci riesci, fallo con qualcuno che non passi troppo tempo, o troppo poco, in hotel.

Anche solo commentando ad alta voce, sono sicuro che verranno “scoperte” tante piccole cose.

Io intanto, se fossi un turista, voglia di chiamare quest’albergo non ce l’avrei.

Tu?

P.S. Io il mio cartellone non l’ho ancora buttato via


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Nomadi digitali, business liquidi e viaggi di lavoro-vacanza

Viaggiare per lavoro è considerato oggi un gran vantaggio e lo confermano anche i numeri: una ricerca condotta da Bookingpuntocom dimostra infatti che il 30% degli intervistati sarebbe disposto ad accettare un compenso più basso a fronte di un numero maggiore di viaggi.”

Sembra però che le aziende non abbiano compreso a fondo il potenziale del bleisure.

Secondo studi recenti, infatti, le due principali ragioni per cui i viaggiatori business non ne approfittano è che non hanno tempo, oppure il regolamento aziendale non lo permette.

Per far sì che il bleisure funzioni bene sia per il datore di lavoro che per il dipendente, è necessaria una policy aziendale chiara, che permetta di sfruttare al meglio le trasferte lavorative.”

Come sapete, qua sopra siamo costantemente a discutere di posizionamento, categorie di mercato e nuove nicchie a cui rivolgere la propria offerta.

Ma prima di farlo è fondamentale comprendere alcuni principi che stanno ALLA BASE del posizionamento.

In particolar devi sapere che la mente umana:

  • è limitata;
  • odia cambiare idea;
  • odia la confusione.

E questo prevede tutta una serie di valutazioni che devono essere fatte necessariamente prima costruire un brand e focalizzare le proprie offerte.

Prendiamo come spunto questa statistica di Booking per commentare la nuova tendenza di “mixare” momenti di lavoro e svago durante i viaggi.

Sempre più siti e blog mostrano immagini di professionisti vestiti casual che lavorano a bordo piscina (ci ho provato, il monitor sotto il sole non si vede, GARANTITO).

Oppure millennials che rifiutano la vita aziendale per istinto di libertà, cercando fortuna con il proprio business on-line.

Tutto molto bello.

Ma facciamo prima una premessa.

In Italia, come sempre, siamo indietro di almeno 20 anni. Specialmente per quanto riguarda il digital.

Nel resto d’Europa, giusto per non allontanarsi troppo, sono almeno 10 anni che le aziende di servizi consentono la delocalizzazione, concedendo ai dipendenti la possibilità di lavorare a progetto, senza orari ne obbligo di presenza in ufficio.

Non è l’ultima moda (come sembra da noi). E’ la normalità.

Ora, piano, piano ci stiamo arrivando anche noi.

E così un nuovo “esercito” di lavoratori sta progettando il proprio futuro partendo da uno stile di vita “nomade” che non prevede un ufficio fisso.

I blogger, freelancer, gli influencer, i consulenti, si autodefiniscono “nomadi digitali”

Mentre i business “senza fissa dimora” vengono definiti “business liquidi”

Sicuramente è una nicchia in espansione, molto interessante.

Ma…

A differenza di quello che dice l’articolo, secondo il quale la “colpa” della lenta diffusione del fenomeno in Italia sarebbe di aziende e dipendenti, c’è un terzo complice che nessuno considera.

Gli hotel.

Proprio così.

Gli hotel del belpaese, da sempre abituati a fare poco o nessun marketing, non sono in grado di reagire velocemente al cambiamento.

E così fanno dei timidi tentativi di proporre la propria struttura definendola “bleisure”.

E qui nascono i problemi.

Cosa vuol dire bleisure per chi legge?

Te lo dico io, NON significa NIENTE.

Perché è la fusione di due parole: business e leisure.

Una delle quali -LEISURE- è usata ESCLUSIVAMENTE dagli addetti ai lavori.

Hai mai sentito qualcuno che consoci -che non lavora in hotel- dire “Vado a fare un soggiorno LEISURE”?

No, non l’hai mai sentito.

E questo è un GROSSO problema.

Perché una delle regole principali del copy è “usare parole semplici che chiunque può capire”.

Ma non è finita qui.

Perché oltre ad usare una parola sconosciuta al mondo, c’è anche un errore di posizionamento di marketing.

Perché per attirare i clienti che vogliono lavorare in un posto figo, il marketing va fatto nello STESSO IDENTICO MODO in cui si farebbe per attirare un turista in vacanza.

Tradotto: devi vendere piscina e sauna, NON scrivanie e sale riunioni.

Perché il target a cui ti rivolgi non vuole lavorare seguendo lo standard.

Quindi, se lavori in un resort o un hotel con servizi e vuoi attirare il target business, fermati un attimo e fai un bel respiro.

Si, lo so che il tuo general manager ti pressa per prendere questa nuova nicchia che “ti farà fare i soldi anche in inverno…”

Ma non è così semplice.

E se non sai esattamente cosa stai facendo, i TUOI sforzi saranno inutili.

O peggio, DANNOSI, se rovinano il posizionamento originale dell’hotel.

Ma non temere, per questo, e molto altro ho la soluzione per te.

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Dovremmo avere ancora un paio di posti

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Albergatori di seconda generazione - rapporto con lo staff

Uno dei problemi che riscontro più spesso confrontandomi con gli albergatori é sicuramente la gestione dello staff.

E i motivi sono i più disparati.

Per prima cosa l’industria del turismo, per quanto produca costantemente nuovi posti di lavoro, non è sicuramente “sexy” per i candidati.

Vediamo insieme alcuni limiti?

==> si lavora nel week end
==> si lavora nei festivi
==> si lavora in orari non convenzionali
==> offre contratti nella maggior parte dei casi “a tempo”
==> gli stipendi sono allineati ad altri settori e non compensano gli “svantaggi” di cui sopra

Quindi diciamo che esistono delle criticità OGGETTIVE.

Ma non é tutto.

Perché, anche laddove si trovano persone che hanno sposato la causa, accettando pregi e difetti del lavoro, in hotel riscontro conflitti e tensioni.

E anche qui serve fare un analisi del contesto per capire.

In Italia oltre il 70% degli hotel sono a “GESTIONE FAMILIARE”.

Ora, al di là del metodo con cui vengono gestiti, significa che più di un componente della stessa famiglia é occupato nell’azienda hotel.

A questo si aggiunga che, una buona parte di queste attività familiari, sono giunte alla TERZA o QUARTA GENERAZIONE.

Con la conseguenza che, al momento del cambio generazionale, i nuovi albergatori insieme “allo scettro” ereditano anche lo STAFF ASSUNTO DAI GENITORI.

E questo offre loro la possibilità di circondarsi di professionisti fidati con anni di esperienza alle spalle.

Persone che conoscono “la casa”..

Solo che, come sapete, la maggior parte degli albergatori di seconda o terza generazione, sono letteralmente NATI E CRESCIUTI in hotel.

E questo significa che i camerieri storici erano quelli che “davano loro il biscottino quando ancora non andavano a scuola” e le segretarie erano quelle che “li tenevano sulle gambe mentre i genitori si assentavano per fare le commissioni”

E non perdono occasione per ricordarlo.

E cosi, al momento del cambio di ruolo, quelli che dovevano essere vantaggi, si trasformano in PROBLEMI.

Perché non tutti i figli di albergatori hanno la LEADERSHIP per fare gli imprenditori.

E in alcuni casi nemmeno la vocazione sufficiente per svilupparla.

E succede che le persone che li circondano “lo sentono” e pensano che la propria ESPERIENZA valga di più delle DIRETTIVE che ricevono dal ragazzo “al quale davano i biscottini quando era piccolo”

Ed é qui che i problemi diventano “psicodrammi”.

Perché, i nuovi albergatori non riescono ad imporsi, anche per rispetto del rapporto che i lavoratori hanno con la famiglia.

E i lavoratori finiscono per NON riconoscere la nuova autorità contaminando anche il resto dello staff con la loro influenza fino ad arrivare ad una specie di “autogestione controllata”

Ora.. lo so che è triste e difficile da accettare perché la situazione sopra descritta implica un forte coinvolgimento emotivo…

Ma le soluzioni possibili sono solo 2:

==> affrontare i dissidenti fino al “punto di rottura” pur di ottenere rispetto e ridefinire i ruoli definitivamente

==> allontanarli (con tutto ciò che ne consegue) e assumere nuovi professionisti che ti riconoscano da subito come capo.

Ma non temere.

Se anche tu hai dovuto affrontare situazioni simili e non sai come gestirle.

Al prossimo corso Albergatore Pro avremmo un nuovo docente TOP class che abbiamo invitato apposta per parlare della leadership dell’imprenditore.

E il bello é che, oltre ad essere UN CAMPIONE, la moglie gestisce un attività turistica, quindi parla la nostra stessa lingua.

Ripeto per tutti: abbiamo ormai superato quota 100 e la prossima settimana apriremo ufficialmente le iscrizioni comunicando la sede del corso.

Quindi, se vuoi essere dei nostri, NON rimandare!


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Logo Albergatore Pro - Riflessioni e scelte di marketing

Domenica, tempo di riflessioni.

La notizia di oggi é che, della prossima edizione del corso, avremo il primo vero logo di Albergatore Pro.

Si perché, dopo più di due anni, abbiamo ancora questo tassello scoperto.

É il motivo é semplice: le cose sono andate talmente veloce, abbiamo avuto talmente tanti impegni, inviti, collaborazioni e cose da fare, che ancora non abbiamo avuto tempo.

E siccome quel maniaco paranoico di Daniele Sarti non é propriamente uno che si accontenta, abbiamo deciso di aspettare perché siamo convinti che la scelta merita un’attenta analisi preventiva.

Ma, per quanto in Albergatore Pro NON vige la filosofia del “meglio un bene fatto oggi che un perfetto domani”, é giunto il momento di prendere una decisione.

E siccome i ragionamenti che stanno dietro, sono alla base della filosofia del gruppo e del posizionamento di Albergatore Pro in termini di marketing, mi sembra giusto condividerli con voi.

Ma facciamo un passo indietro e torniamo alla scelta del nome.

Era una sera dell’estate 2015 quando, davanti ad un hamburger a Riccione io Daniele immaginavamo come avremmo potuto dare in futuro il nostro contributo agli hotel italiani…

dal gruppo ai corsi, dalle Masterclass (in arrivo) fino alla creazione del mitico “albo degli albergatori”

Ed é stato nostra precisa scelta non mettere la parola hotel nel nome del nostro progetto.

Perché il nostro lavoro NON é a servizio dell’hotel.

Mi spiego meglio.

In quanto società di formazione il nostro obiettivo non é, ne mai sarà, ristrutturare o potenziare gli alberghi per renderli più competitivi.

Al contrario.

I destinatari del nostro servizio, sei tu Albergatore.

E vuoi sapere perché??

Perché, per come la vedo io, un hotel non é altro che “un mucchio di mattoni”

Proprio così.

In 15 anni a girovagare per l’Italia non ho MAI visto una bellissima struttura (e ne ho viste tante) rendere intelligente chi la guida.

Al contrario, ho visto TANTI Albergatori Pro far brillare una struttura “normale”.

Per questo motivo, NON ci sentirai mai squalificare un imprenditore all’ordine di “DEVI ristrutturare”

Perché siamo convinti che la prima e più importante ristrutturazione deve avvenire nel modo di pensare e di fare le cose.

In due parole, nella mentalità.

Perché é dall’impulso di NON accontentarsi, fare ricerche per migliorarsi, partecipare a corsi, studiare, provare, sbagliare, capire e, SOLO DOPO, investire che nascono i GRANDI ALBERGHI.

E quindi Gian Marco, cosa c’entra tutto questo con il logo di Albergatore Pro?

C’entra eccome.

Perché avremmo potuto dare 500 € ad un grafico qualsiasi e farci fare una sagoma rettangolare con quattro finestrelle e chiunque avrebbe capito che ci occupiamo di hotel.

Ma non saremmo stati coerenti con il nostro POSIZIONAMENTO (e chi ha fatto il corso SA quanto é importante avere le idee chiare sulla questione)

Di conseguenza, anche il logo dovrà rispettare la nostra visione e mettere l’albergatore in una posizione dominante rispetto all’hotel.

Perché é cosi che vediamo i nostri studenti o, se preferisci, i membri del nostro corpo d’elite.

Dei “super eroi” che avanzano e si battono contro la mediocrità, il governo, le tasse, le amministrazioni miopi, i competitor retrogradi, le OTA e Tripadvisor, per consentire al paese Italia di tornare al posto che merita nella classifica del turismo mondiale.

Il primo.

P.S. Se anche tu vuoi unirti alla nostra squadra di super eroi iscriviti ora al corso Albergatore Pro di novembre!

Sarà un occasione UNICA per confrontarti con centinaia di albergatori da ogni angolo della penisola e studiare con i migliori professionisti Italiani in ambito hotel.


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